Quando il senso sfugge

A Fabbrica Europa arriva la coreografa Anan Atoyama con una performance che, nelle intenzioni, renderebbe omaggio a Kazuo Ohno – Hidden Body Déclinaison.

Spazziamo innanzi tutto il campo da un possibile fraintendimento: la performance di teatro/danza di Anan Atoyama non è Butoh, né la coreografa sembra aver mai praticato (almeno da curriculum) questo genere, tanto complesso quanto affascinante.
Da comunicato stampa lei renderebbe: “omaggio a Kazuo Ohno, traducendo a noi contemporanei la sua visione della danza. [Dato che] ritiene che Kazuo Ohno avesse la capacità di collegare il suo gesto all’universale attraverso le emozioni personali… come se il suo corpo contenesse l’universo”. E ancora: “Con i suoi danzatori, di origini culturali diverse, la coreografa approfondisce le connessioni tra la loro memoria e il loro corpo affinché rivivano ogni momento con un’energia autentica. Attingendo alle loro identità e alle loro diversità”.
Ecco allora che diventa inutile paragonare quanto visto alla Stazione Leopolda con una performance di Ohno o di uno tra i maggiori maestri contemporanei di Butoh, quale Imre Thormann. Tralasciamo l’omaggio e l’interpretazione di Atoyama della visione del danzatore giapponese e concentriamoci su quanto abbiamo assistito.
Il primo fattore che non convince è il dialogo danza/musica. In effetti, solo a tratti la musica diviene base ritmica ed emozionale sulla quale il danzatore esegue il gesto nello spazio. Più spesso sembra ricoprire un ruolo di accompagnamento emozionale, intesa a suscitare una risposta empatica nello spettatore più che a dialogare con il danzatore. Questa ambivalenza, purtroppo, la rende segno poco comprensibile nell’insieme semiotico della performance.
Il secondo fattore che lascia perplessi è l’oggetto bicchiere. Ancora una volta, la sua valenza significante sfugge. Lungo i lati del palco sono sparsi molti bicchieri di vetro, alcuni sono pieni d’acqua, altri vuoti, altri ancora sono riempiti durante lo spettacolo. A quale scopo? Qui non ci troviamo di fronte a Sol Picó che danza tra i cactus con il preciso intento di farci comprendere quanto la danza classica, a un certo punto, fosse diventata per lei una gabbia, un percorso a ostacoli senza via di uscita. Qui ci sono dei bicchieri che, a volte, sembrano avere una valenza simbolica formando un sentiero attraverso il quale il danzatore passa a fatica (rompendone qualcuno) e, altre, assumono il connotato di semplici oggetti dai quali si beve o con i quali si brinda.
E ancora, quali sarebbero le connessioni tra memoria e corpo? In alcuni momenti sembrerebbe di trovarsi di fronte a una seduta psicoanalitica. Charles Ngombengombe pare liberarsi degli abiti come da una sovrastruttura sociale e Anan Atoyama, di sollevamento in sollevamento, appare sempre più affaticata dal corpo che prende in braccio, fino a collassare a terra. Una fatica, certamente fisica e forse psicologica, quella che comunica, e che la musica sottolinea con i suoi toni plumbei. Ma poi, queste brevi aperture di senso si scontrano con un passo a due forse passionale, un brindisi semi-orgiastico, una danzatrice che porta un mazzo di fiori come se fosse un pene e con questo scudiscia più volte Ngombengombe. Ma l’invidia del pene di freudiana memoria non è stata sepolta con definizioni sull’universo femminile, come l’isteria, che il padre della psicoanalisi coniava in un universo ancora omofobico, maschiocentrico, patriarcale, puritano e paternalistico?
Gli assolo come gli ensemble non paiono raggiungere un’autentica coerenza semiotica, e i momenti effettivamente compartecipativi si perdono in un complesso che appare poco coeso o troppo sfilacciato. La diversità emozionale, tecnica e interpretativa tra danzatori e nella successione dei quadri lascia perplessi.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di Fabbrica Europa 2017:
Stazione Leopolda

viale Fratelli Rosselli 5 – Firenze
mercoledì 10 maggio, ore 19.00

Anan Atoyama / Atou presentano:
Hidden Body Déclinaison
coreografia Anan Atoyama
danzatori Anan Atoyama, Shaula Cambazzu, Francesca Cinalli e Charles Ngombengombe
musiche originali Keiji Haino
coproduzione Centre Charlie Chaplin di Vaulx-en-Velin