«Sul passo di tenori e soprani i lauri e i fior versiam!»

Verona, martedì 9 agosto. Come di consueto sul palco dell’Arena, va in scena il cavallo di battaglia di uno dei più importanti festival operistici del mondo: Aida (proposta dal 1913 in 59 diverse edizioni per un totale di 650 recite). Nella sua undicesima replica di questa edizione del festival (novantaquattresima), sul palco l’allestimento di Gianfranco de Bosio, ideato nel 1982, rievoca l’edizione storica del 1913 di Ettore Fagiuoli.

«Sì: corre voce che l’Etiope ardisca sfidarci ancora, e del Nilo la valle e Tebe minacciar. Fra breve un messo recherà il ver». Così Ramfis (Sergey Artamonov) subito dopo il Preludio, innesca una delle trame più celebri dell’opera italiana. Certo non sono solo le parole pronunciate a rimandare gli spettatori indietro di millenni, dal momento che lo sguardo si staglia immediatamente sulle scenografie egiziane dell’allestimento “storico”, scenografie – che si integrano con la struttura dell’anfiteatro – curate da Giuseppe De Filippi Venezia e coordinate dalla precisa e attenta regia di de Bosio. Sono passati quasi 150 anni dalla prima rappresentazione al Teatro dell’Opera del Cairo, dove quello che si sentiva in sottofondo era il Nilo, ma l’emozione è la stessa di cui parlava Stendhal dinanzi alla grandezza dell’arte, «quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati». L’Arena di Verona, dalla quale poco lontano scorre l’Adige come il Nilo scorre vicino al Cairo, provoca tutto questo e isola dal mondo gli spettatori grazie alle voci dal palcoscenico. Se Amarilli Nizza questa primavera non aveva convinto appieno nel debutto genovese di Tosca, nei panni di Aida non solo è regina di Etiopia ma anche del palco. La sua perfezione vocale si mantiene tale dal primo terzetto con Amneris e Radamès nel Vieni, o diletta, appressati… del I Atto, passando per il Ritorna vincitor!, sino al duetto conclusivo con Radames Morir! sì pura e bella!, e – insieme ai personaggi di Ekaterina Gubanova (Amneris) e Walter Fraccaro (Radamès) – rappresenta il punto focale della prospettiva di questo grandioso quadro. La Gubanova e Fraccaro si dimostrano grandi interpreti vocali nel loro primo duetto Quale insolita gioia e, come dall’altra parte anche la Nizza, si dimostrano tutti sublimi conoscitori della partitura e del libretto riservando al pubblico un’interpretazione di rilievo anche dal punto di vista attorale.

Lo spettacolo veronese è un’opera corale non solo per la massiccia ed elegante presenza del coro, che si distingue subito con Alta cagion vi aduna, ma perché è il risultato della coesistenza di scene, luci e masse, di una maestosità che la regia riesce ad imprimere sia nella scena della consacrazione Immenso Fthà e del mondo del Coro di Sacerdotesse e Sacerdoti, ma soprattutto nel momento più celebre di tutta la recita, l’Inno Gloria all’Egitto, ad Iside (cantato dal Popolo, dalle Donne e dai Sacerdoti) seguito dalla Marcia Trionfale del II Atto. Non si può rimanere indifferenti allo schema preciso ed ordinato con cui vengono disposte le innumerevoli comparse e i figuranti, alle danze eleganti e morbide del corpo di ballo, all’ingresso di cavalli (in criniera ed ossa), all’accensione di falò su tutta la gradinata superiore alle spalle del palco, alla marcia di soldati e al suono delle trombe, ai letteralmente grandiosi cambi di scena per il III Atto con palme, deserto e sfondi sacri per le rive del Nilo, vicino al tempio di Iside, e per il IV Atto con la sala nel palazzo del Re, la prigione di Radamès, l’interno del tempio di Vulcano e la tomba di Radamès. Il tutto reso ancora più grandioso grazie alle involontarie e naturali luci causate dai lampi anticipatori di una pioggia che, oltre ad aver interrotto la recita per due volte, ha rappresentato un inaspettato valore aggiunto.
La riuscita musicale è garantita dal Maestro Battistoni che non si tira mai indietro davanti alle partiture soprattutto quelle Verdiane, equilibrato nella conduzione di tutti gli atti nonostante le interruzioni della pioggia e nella messa in musica abilmente ripresa da un organico orchestrale numeroso e difficile da gestire. Degni di menzione, rispettivamente per la precisione nella coordinazione di musica e coro, anche Gaetano Petrosino e Vito Lombardi.

«Celeste Aida, forma divina, mistico serto di luce e fior».
Aida, Atto I

Lo spettacolo è andato in scena
Arena di Verona
Piazza Bra 1, Verona
7, 9, 14, 18, 21, 24, 28 agosto 2016 ore 20.45

Aida
opera in quattro atti di Giuseppe Verdi su libretto di Antonio Ghislanzoni
regia Gianfranco de Bosio
coreografia Susanna Egri
direttore orchestra Andrea Battistoni
con Romano Dal Zovo – il Re
Ekaterina Gubanova – Amneris
Amarilli Nizza – Aida
Walter Fraccaro – Radamès
Sergey Artamonov – Ramfis
Alberto Mastromarino – Amonasro
Antonello Ceron – un messaggero
Elena Serra – Sacerdotessa
Teresa Strisciulli, Amaya Ugarteche, Evghenij Kurtsev, Antonio Russo – Primi ballerini
maestro del coro Vito Lombardi
coordinatore del corpo di ballo Gaetano Petrosino
direttore allestimenti scenici Giuseppe De Filippi Venezia