Il tempo sospeso

Una lunga Apnèa che accompagna il passaggio tra la vita e la morte. Le emozioni dei ricordi legate assieme dall’arte del teatro. Perché la vita rappresentata possa apparire più chiara.

Una voice-off viene interrotta da un respiro affannoso frenato da una lunga ispirazione. L’apnea del protagonista può avere inizio. In scena, una prigione, forse, ma più probabilmente, un non-luogo, un posto riservato all’anima in cui i pensieri possono scivolare incontrollati, accavallarsi, perdere senso per poi trovarne uno nuovo. In questo luogo precario si muove un individuo, un giovane uomo. Vestito di bianco, è legato alle estremità da elastici. Deve liberarsi, l’inquietudine non può più attendere. Una luce dietro di lui lo attira e lo tormenta. Due figure come materializzate si presentano, un fisico asciutto, un atteggiamento austero. Sono, anche loro, vestiti di bianco ma hanno il volto coperto. Sono coloro che porteranno il ragazzo sul patibolo? Lui li supplica di aspettare ancora un po’ e attraverso una danza, prima forma di espressione dei due, sciolgono il prigioniero. La sua è una condizione d’attesa. L’apnea è il momento tra l’ultima ispirazione e la prossima, che non si sa quando arriverà. Aspetta che il cuore smetta di battere nel suo petto. E lentamente capiamo che non è un vero prigioniero prima dell’esecuzione della sua condanna a morte, ma un uomo bloccato in un limbo, in attesa speranzosa, del prossimo respiro. Le due figure, dopo averlo liberato, restano di guardia al prigioniero che, consapevole ma spaventato dalla sua condizione, dà voce ai ricordi e un volto all’amore, all’amicizia, alla dignità e al dolore. Racconta le vicende della sua vita, per cercare di capirle meglio: la donna che gli ha offerto il suo amore per poi portarglielo via, il trauma di un’amicizia finita male. Assecondandolo e assistendolo nel percorso dei suoi ricordi, le due figure si trasformano negli “altri”, nelle persone che entrano in quel non-luogo sotto forma di pensieri. Sono loro due che rendono possibile il riavvolgimento del nastro e danno il via libera ai ricordi, che possono fare rumore come tante palline di metallo cadute, improvvisamente, per terra. Nel coma in cui si trova, deve lentamente sciogliere i lacci che lo legano alla vita, e l’ultimo racconto, la reviviscenza di come sia arrivato in quel posto, è di forte intensità e poesia. Le due figure si allontanano, dopo aver svolto il loro ruolo, lui resta solo sulla linea sottile della propria vita,una luce che è una frequenza cardiaca , ma che grazie alla sincerità delle sue emozioni e dei suoi racconti sappiamo essere molto di più.
Uno spettacolo costruito con cura, con attenzione a ogni particolare. Un testo di onestà sentimentale, forse recitato con eccessivo trasporto, ma capace di emozionare lo spettatore.

Lo spettacolo continua:
Teatro Sala Uno
Piazza di Porta San Giovanni, 10 – Roma
fino a domenica 5 maggio
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 18.30

Apnèa. Il tempo al centro del respiro
atto unico scritto e diretto da Mauro Leonardi
con Alessandro Intini