Se telefonando

Al piccolo teatro Campo d’Arte è di scena Appese a un filo, un’ ironica e pungente commedia per la regia di Velia Viti, che descrive conflitti di comunicazione tra i due sessi, con uno sguardo all’universo femminile. Votata al destino di una eterna attesa, la donna trepidante si affida allo strumento sommo di conversazione amorosa: il telefono.

Il vagone di un treno e una giovane ragazza che disturba il viaggio del suo compagno di posto, tubando al telefono con il fidanzato tra addebiti di chiamata, sospiri e gallerie. Un parco dove una ragazza, davanti a una cabina telefonica, attende il ragazzo giusto all’indirizzo sbagliato. Il camerino di un’attrice degli anni ’40 che insegue l’occasione buona e si sfoga al telefono. In ognuno di questi luoghi e dentro a ogni microstoria c’è una donna con la sua attesa. E c’è un telefono. I personaggi femminili dello spettacolo Appese a un filo si sovrappongono nel sentimento della sospensione, un’attesa ansiosa e forse vana, agganciata alla cornetta di un telefono. I tre quadri di epoche – diverse che raccontano e ripercorrono l’evoluzione del mezzo telefonico dagli ingombranti prototipi alle cabine a gettoni della nostra adolescenza, fino al più moderno telefono cellulare – restituiscono il valore simbolico di un mezzo che avvicina chi è distante, ma rende più oscura e indecifrabile la comunicazione. Lunghi silenzi o fiumi di parole. L’atavico macero della donzella che attende il prode cavaliere, come fu per la principessa Arianna legata da un filo al suo amato Teseo, si scontra cinicamente con la visione della donna moderna, frastornata da una società che la vuole maritata e vincente, in bilico tra insicurezze e speranze. Nel tormentone dello spot televisivo “Mi ami, ma quanto mi ami” era racchiuso il senso dell’attesa amorosa, del languore che si consuma mentre si compone un numero o si spinge un tasto. Nei tre personaggi femminili, interpretati da un’unica bravissima attrice, Maria Antonia Fama, le spettatrici si riconoscono con un sorriso mentre le frasi e i palpiti amorosi destinati a interlocutori maschili che non avranno mai volto si alternano a momenti di puro intrattenimento con intermezzi coreografici e musicali a tema. La commedia ha il potere di farci prendere la distanza dagli stereotipi di cui siamo prigioniere, dalle nostalgie di un passato romantico fatto di prove d’amore e promesse per la vita. Le riflessioni che scaturiscono dalla performance, quando gli applausi coprono i ringraziamenti dei due attori, sono a carico delle riceventi. E colgono nel profondo.

Lo spettacolo è andato in scena:
Piccolo Teatro Campo d’Arte
via dei Cappellari, 93 – Roma
sabato 31 marzo, ore 21.00

Appese a un filo
regia Velia Viti
con Maria Antonia Fama, Alessandro Di Somma