Classicismi senza età

teatro-dei-conciatori-roma È andato in scena al Teatro dei Conciatori il più classico beckettiano, Aspettando Godot, diretto da Alessandro Averone.

Fu lo stesso Samuel Beckett – rifiutando ogni appartenenza ideologica e la definizione di Teatro dell’Assurdo proposta da Martin Esslin – ad avere la lucidissima consapevolezza della fecondità della propria drammaturgia, la cui ricchezza senza confini (che, ancora oggi, a oltre sessant’anni dalla prima replica, continua a offrire al pubblico la possibilità di un confronto attivo, stimolante e mai univoco) vede nella trasposizione di Alessandro Averone una piacevole testimonianza.

Eludendo la ricerca dell’originalità, diviso nei due lunghi atti, caratterizzato da un gesticolare di italica ampiezza, l’Aspettando Godot di Averone rispecchia fedelmente quella paradossalità narrativa di cui è inutile fare anche il minimo cenno e la cui apparente fedeltà al canone di unità di spazio e tempo nasconde, in realtà, il più radicale scardinamento delle rassicuranti categorie borghesi di progresso e fiducia.

Scegliendo un approccio sostanzialmente tradizionale al capolavoro originario, la direzione – centrata sull’intrinseco divertissement di En attendant Godot (che per lo stesso autore irlandese costituiva l’elemento essenziale di una catarsi da intendere come apertura alla negatività del contemporaneo) e sulle ottime interpretazioni chapliniane di Marco Quaglia e Mauro Santopietro, ben spalleggiati dall’esuberante Gabriele Sabatini e da un catatonico Antonio Tintis – utilizza con efficacia il nonsense beckettiano per restituire l’essenza fugace e tragicomica del vivere, collocandosi, con merito, all’interno di un quadro di estrema chiarezza alla comprensione per nulla inficiato dalla prolissa figura di Pozzo e dalla monotona resa stilistica di linguaggio.

Al netto dell’eccessiva enfasi del finale e di una rilettura filosofica (strettamente esistenzialista) un po’ scontata, dove la disperazione nella noia e l’eterna attesa del continuamente domani rendono insignificante anche la possibilità della morte, il Beckett di Averone, allestito con scrupolo e cura dei dettagli (in particolare per i costumi di Marzia Paparini), continua a mantenerne attuale la voce e l’umanità concreta e universale di personaggi costretti «disperatamente alla ricerca di un senso», di «Qualcosa di indefinito e sconosciuto» che faccia «passare il tempo e […] ci ricordi che esistiamo e che siamo vivi».

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro dei Conciatori
via dei Conciatori 5, Roma
dal 23 al 28 febbraio 2016

Sycamore T Company presenta
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
regia di Alessandro Averone
con Marco Quaglia, Gabriele Sabatini, Mauro Santopietro e Antonio Tintis
scene Alberto Favretto
costumi Marzia Paparini
luci Luca Bronzo
foto di scena Manuela Giusto
web assistant Martina Mecacci