La vita nuda

Al Piccolo Teatro Strehler di Milano debutta la nuova creazione di Emma Dante: Bestie di scena.

Bestie di scena è la prima creazione di Emma Dante prodotta dal Piccolo Teatro di Milano (in collaborazione con la Compagnia Sud Costa Occidentale, con il Teatro Biondo di Palermo e con il Festival d’Avignon). Per l’occasione la regista palermitana (che si è formata proprio a Milano, alla scuola Paolo Grassi) ha proposto uno spettacolo rigoroso, in cui i sedici attori recitano sempre nudi, ma privi di malizia, senza parole, quasi senza musica.
Quando lo spettatore entra in platea gli attori sono impegnati in un training. Il palcoscenico è vuoto, delimitato da un fondale e da sei quinte laterali: una scatola nera che sarà per essi prigione e altare sacrificale. E se inizialmente tentano una fuga, uno per uno ritornano in scena, come costretti da una forza minacciosa e misteriosa a una sarabanda infernale: sono anime dannate di dantesca memoria, abitanti smarriti di una Terra desolata, ma soprattutto disperate maschere nude rinchiuse in una camera delle torture che è lo spazio teatrale stesso. Formano così un drappello compatto che si muove a ritmo di marcia con notevole sincronia, poi si spogliano, ma provano vergogna per la loro nudità. Coprono i seni e i sessi, come Adamo ed Eva nella Cacciata dal paradiso di Masaccio.

Con esplicito riferimento ad Atto senza parola I e II di Samuel Beckett da un esterno sconosciuto e minaccioso provengono, spesso semplicemente gettati, oggetti di varia natura. Un bidone d’acqua, due cantinelle in cui sono inchiodati dei minuscoli carillon, una striscia di tela con cui coprirsi e in cui nascondersi, una bambola parlante, noccioline, minacciosi petardi da festa del patrono, una spada arrivano dai lati, mentre dall’alto calano un secchio e delle scope per asciugare pulire e ordinare: pochi oggetti essenziali, spesso legati al vissuto teatrale dell’attore, che attivano reazioni di vario genere.
Come in una delle ultime creazioni di Pina Bausch, Vollmond, i performers spruzzano getti d’acqua, che le luci di Cristian Zucaro fanno vedere in controluce, si bagnano, scivolano sul bagnato, ma non c’è la catarsi della danza e del gioco. Lo spettacolo ricorda piuttosto certe fatiche teatrali di Rodrigo Garcìa e anche l’episodio delle noccioline mangiate e sputate ci riporta alle suggestioni del regista argentino.
Il palcoscenico viene bagnato e poi asciugato con stracci anonimi che poi senza che lo spettatore se ne accorga diventano colorati. Le noccioline schiacciate sono spazzate dalle scope: gesti comuni, che rimandano comunque a una dimensione antica e casalinga, che dà concretezza all’idea. A momenti si compongono immagini bellissime, come la giostra di corpi e di scope sospese in aria che poi rapidamente si disfanno.
Tutto si svolge nel silenzio, rotto da qualche suono inarticolato, quasi una reazione galvanica alla fatica dell’azione, da qualche imprecazione dialettale difficile da decifrare, ridotta com’è a puro suono, e solo due volte dalla canzone Only You eseguita dai Platters.
Spettacolo radicale, nato dalle improvvisazioni, ma ricomposto all’interno di una struttura geometrica: Bestie di scena è uno studio sulla nascita della civiltà o sulla natura del teatro (in un primo momento, a detta della stessa regista, era dedicato al mestiere dell’attore, ma poi ha preso una strada diversa, antropologica) costruito su reazioni a stimoli elementari: il nudo, il freddo, il bagnato, la minaccia di un petardo. Stupisce in un esperimento sul corpo l’assenza della seduzione: in questo universo, in questa collettività disperata ci può essere posto per qualche momento di pietas, ma non c’è spazio per la sessualità. Sopravvive invece l’aggressività maschile, la competizione tra maschi, la solitudine delle donne.
Il modo in cui queste immagini si presentano allo sguardo dello spettatore spinge a chiederci: siamo di fronte a una creazione, in cui la semplicità espressiva è il risultato di una grande operazione di scavo e di riduzione all’essenziale, o a una creazione meccanica, destinata intenzionalmente alle scene internazionali?
Difficile rispondere. La risposta verrà dalle successive prove dalla Dante, dalla sua capacità di rielaborare questi risultati in un progresso, che deve necessariamente diventare un cambiamento perché Bestie di scena non può essere un punto di arrivo, ma di partenza.
Lo spettacolo è comunque sincero, soprattutto per l’apporto autentico dei sedici encomiabili attori, costretti a un tour de force estenuante, ma non solo da un punto di vista fisico: Bestie di scena è infatti un percorso dentro il proprio vissuto personale, dentro i propri disagi e le proprie ossessioni: quando tutto finisce essi si presentano allo sguardo dello spettatore senza più la vergogna dell’inizio, con una conquistata nuova consapevolezza.

Lo spettacolo continua
Piccolo Teatro Strehler

Largo Greppi 1 – M2 Lanza
fino al 19 marzo

Bestie di scena
ideato e diretto da Emma Dante
con Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Viola Carinci, Italia Carroccio, Davide Celona, Sabino Civilleri, Alessandra Fazzino, Roberto Galbo, Carmine Maringola, Ivano Picciallo, Leonarda Saffi, Daniele Savarino, Stephanie Taillandier, Emilia Verginelli, Daniela Macaluso, Gabriele Gugliara
elementi scenici Emma Dante
luci Cristian Zucaro
coproduzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa, Atto Unico / Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo, Festival d’Avignon