Per il terzo episodio della saga, Bizarra abbandona il consueto ritmo frenetico per rivelare con placida terribilità il lato oscuro di ogni personaggio.

Chi segue Bizarra dalla prima puntata sarà forse rimasto deluso – ingiustamente – dall’improvvisa “lentezza” di questo terzo appuntamento romano. Se è vero, com’è vero, che la teatronovela ha viziato i suoi affezionati con due episodi al fulmicotone, in cui un fatto seguiva l’altro senza soluzione di continuità e nemmeno il tempo di realizzare l’accaduto, stavolta il ritmo drammaturgico tira un doveroso freno a mano per chiarire le verità nascoste dietro certi inspiegabili comportamenti dei protagonisti.

È una puntata a suo modo intimista, confidente, che sul palco della finzione si confronta paradossalmente con il vero. Ne è chiaro segnale l’introduzione di sottofondi musicali eseguiti dal vivo con perizia e discrezione da Pino Marino e Andrea Pesce (pianoforte, xilofono, percussioni, pianola). Una scelta, questa, che mette in secondo piano la riproduzione meccanica a tutto vantaggio della verità dell’atto artistico.

In sala c’è tensione e aspettativa. Si attende il momento kitsch per ridere fragorosamente, ma questo momento non arriva mai. È ben diversa la strategia di straniamento adottata per l’occasione. È un gioco di opposti: il buono rivela crudeltà, il cattivo fragilità. Sebastian, l’integerrimo soldato indurito dall’estenuante addestramento in Patagonia e dal rifiuto inaccettabile dell’amata Candela, cede alle lusinghe del vino e scatena l’animale che è in lui, lasciando il pubblico atterrito e muto. Il padre Alberto, noto cattivo della saga, si abbandona al commosso ricordo di un passato amore non corrisposto, mostrando un cuore di cui il più tenero spettatore non immaginava neanche l’esistenza. Il picco più alto della contraddizione lo raggiunge la surr

eale personificazione della stella Bizarra, luce benevola che Velita chiama ad indicarle il cammino: proprio lei conduce l’ingenua e imbranata ragazza verso il violento misfatto che le cambierà per sempre la vita. “L’unica proprietà privata che un povero può possedere”, come il sindacalista Huguito aveva definito la stella Bizarra nel primo episodio, si rivela davvero un pessimo investimento.

Ben pochi personaggi restano fedeli al loro sé originale, e chi lo fa porta all’estremo le conseguenze delle proprie coerenti azioni. Velita, ad esempio, trincerata nel suo buonismo esasperante, non vede il male neanche quando glielo gettano addosso, e nella tragedia personale ancora non trova parole d’odio e di dannazione. Candela, a contatto con la realtà dei poveri, dà istruzioni per risolvere il problema dell’indigenza come fosse la cosa più semplice del mondo. Possibile, si chiede, che la povertà esista ancora quando si può risolverla facilmente con i soldi? Intanto Trisha, la pittrice eternamente dissolta fra le nubi dell’ispirazione, perde ogni verve artistica e si convince che la vera opera d’arte sia quella mai rappresentata, custodita dietro gli occhi saggi di chi la pensa soltanto.

Lenta e posata, dunque, solo in apparenza, questa terza puntata. Chiariti molti dubbi e seminati nuovi indizi, Bizarra si prepara a sviluppare trame inattese e clamorosi colpi di scena, che avranno di che nutrire i prossimi sette episodi, con tanto d’avanzo.

Bizarra in pillole
Terza puntata: Il patacón

Candela (Luisa Merloni) è decisa a rimanere nel quartiere povero, per ritrovare il senso della vita perduto a seguito dell’incidente d’equitazione che l’ha privata del gusto e dell’olfatto sin dall’infanzia. Si stabilisce in casa di Franco (Ferruccio Ferrante), ma Wilma (Simona Senzacqua), matrigna di Velita e inquilina anche lei dell’unità abitativa, si appropria della caparra di Candela ricattando Franco con la solita arma: è stato lui, infatti, a renderla zoppa anni prima, investendola con il taxi. Da quel momento la donna lo soggioga alimentando la sua depressione e ricavandone ogni possibile vantaggio.

Velita (Pepita Cianfoni) confida alla stella Bizarra (Valentina Bruscoli) di voler vincere il concorso di bellezza Miss Conceria, indetto da un certo signor Cacconi, per far innamorare Sebastian (Paolo Civati).
Sebastian ha alzato il gomito insieme al padre Alberto (Andrea Alessandro La Bozzetta) e i due si aggirano nel mattatoio in pessime condizioni. Alberto incontra Velita e la spedisce nella stanza dove si trova Sebastian, sperando che il figlio possa finalmente perdere la verginità. Il giovane, incattivito dal vino e dall’eterna astinenza, stupra Velita e l’abbandona subito dopo.

Candela, durante un incontro del Circolo della Donna Indigente, propone di sostituire l’elemosina di quartiere con la distribuzione di ticket dal valore economico. Li chiama Patacones e firma così l’invenzione di una nuova moneta.

Lo spettacolo continua:
Angelo Mai

via delle Terme di Caracalla, 55a – Roma
fino a giovedì 23 dicembre
orario: dal martedì al venerdì, ore 20.30
(durata 2 ore circa senza intervallo)

Bizarra, una saga argentina
di Rafael Spregelburd
traduzione Manuela Cherubini
regia Manuela Cherubini, Giorgina Pilozzi, Fabio Cherstich, Flaminia Caroli
direzione artistica Manuela Cherubini, Giorgina Pilozzi, Giorgio Barberio Corsetti
produzione Fattore K, Angelo Mai, Psicopompo Teatro con il sostegno di Rialtosantambrogio, Semintesta – Spazio Zip, Produzionepovera, I Generali
scene, costumi, visione Francesco Esposito
direzione tecnica, disegno luci e video Igor Renzetti
trucco Sara Cotichelli

cast degli eroi di Il patacón, terza puntata
Luisa Merloni, Pepita Cianfoni Raffaella Pontarelli, Simona Senzacqua, Laura Riccioli, Patrizia Romeo, Giorgio Sorrentino, Gianmarco di Lecce, Fabio Pappacena, Serenella Tarsitano, Mary di Tommaso, Andrea Martorano, Andrea Alessandro la Bozzetta, Paolo Civati, Ferruccio Ferrante, Marco Quaglia, Pamela Sabatini, Paola Michelini, Alessandro Riceci, Raimondo Brandi, Stefania Aluzzi, Andrea Capaldi, Sylvia de Fanti ,Valentina Bruscoli.
Ospiti: Pino Marino e Andrea Pesce.