El Arte Flamenco

Al Teatro Brancaccio, Bolero, Zapateado, Flamenco Live chiude – con più luci che ombre – il gennaio romano dedicato alla straordinaria lirica dell’arte flamenca.

Rappresentazione esemplare del sincretismo storico-culturale che da siglos caratterizza la terra de Andalucía, il flamenco non può certamente essere considerato un semplice esercizio di stile o, come sostenuto da tanta vulgata,semplice strumento di conservazione del folklore gitano.

Senza voler negare l’intima influenza esercitata da genti che, storicamente e artisticamente, hanno saputo condensare in cante, baile y toque i propri archetipi di libertà e persecuzione, di gioia e dolore, di vita e morte, il flamenco è, tuttavia, uno degli esempi più eclatanti dell’universale funzione veicolare della musica, della sua capacità di saper parlare un linguaggio comune all’essere umano, di andare oltre ogni barriera naturale, culturale o temporale. Non si tratta di mitigare, nel flamenco, la fondamentale presenza delle radici del popolo cui spesso viene identificato (i Gitani), ma, proprio per le sue origini legate a migrazioni che hanno attraversato per terra e per mare l’intera Eurasia, dunque per sua stessa costituzione (della nascita poco si sa con certezza) e in ossequio alla propria essenza di reinterpretazione e non mera sedimentazione artistica, il flamenco continua ad evolversi, arricchirsi e ad assumere connotati legati tanto alla tradizione, quanto alla sperimentazione.

Dai versos di Federico García Lorca alle pinturas di Picasso, da Sabicas a Joaquín Cortés, il flamenco ha vissuto nel XX un secolo di grande esplosione internazionale, facendo uscire dagli angusti confini popolari e nazionali un’arte che non è danza, non è musica, non è poesia, ma tutte queste cose insieme in una superba sintesi in grado di riunire struggenti atmosfere di passione e allegria, tristezza mista a forza, audacia ed emozione.

Se l’aspetto innovativo del flamenco è stato al centro del recente Festival di Danza Spagnola e Flamenco (dall’Auditorium Parco della Musica, ce ne ha parlato la nostra Fiorenza Sammartino) quello più conservativo è andato, invece, in scena al Teatro Brancaccio con Boléro, Zapateado, Flamenco Live.

Dello spettacolo, solo il primo, Boléro, ha presentato alcune contaminazioni con la danza spagnola. La coreografia, seguendo le splendide – purtroppo registrate – note dell’omonima composizione di Ravel e le indicazioni originali che vogliono il balletto estremamente seducente, ha condotto l’intero ensemble del Ballet Flamenco Español in un ritmo graduale e ossessivamente in crescendo, alternando movimenti lentissimi a veemenze accellerate, quasi istantanee, così giovando del bel disegno luci e soprattutto dell’intensità della sua prima donna (Nadia Pascual Vara), pur mostrando nel complesso alcune sbavature di troppo nei sincronismi.

Palo (forma) più tradizionale, invece, nel caso di  Zapateado di Mozart che, presentato nella versione per unico solista, senza accompagnamento al pianoforte e «composto in tono minore [secondo, ndr] la tradizione dei grandi concertisti di chitarra flamenca», ha visto il grande protagonismo di un Pablo Fraile, incitato come da canone con grida ed esclamazioni da parte dei musicisti, forse un po’ eccessivo nell’enfasi gestuale, ma convincente nel restituire attraverso il tipico zapatear (la percussione dal ritmo vivace del piede) dei vari redoblados (raddoppi) anche la dimensione ironica e gaia di un movimento spesso unicamente accostato alla sensualità o al dramma.

Flamenco live, coreografia corale e musicata su melodie della tradizione popolare, completa di cante, baile e toque, «unione dei due elementi essenziali in flamenco: da un lato, gli elementi estetici (abbigliamento) e dall’altro, quelli espressivi (senso, aria, ritmo, sensazione)», è stata invece una sorta di summa di alcune delle più celebri e ricorrenti forme stilistiche del genere, dalla solennità di musica, canto e danza, della Solea, il cui compás (motivo musicale) è considerato tra i più peculiari dell’anima flamenca, alla oscura tragicità del cante jondo (canto profondo) della Seguiriya.

Se nel suo complesso, la serata non ha, probabilmente, rappresentato la più alta espressione di un’arte capace di inauditi vertici di coinvolgimento e poesia, a valere in gran parte il fatidico prezzo del biglietto è stata allora la componente strumentale (fiati, percussioni e, in particolare, la chitarra di Paco Soto) di ZapateadoFlamenco Live, sul cui virtuosismo bailaores y cantaores hanno avuto modo di esaltare una coreografia comunque sempre suggestiva, anche quando non perfettamente eseguita.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Brancaccio
Via Merulana, 244
28 gennaio

Boléro, Zapateado, Flamenco Live
direttore Juan Manuel Carrillo
artista ospite Luis Ortega
regia di Abraham Olayo de Diego
interpreti corpo di ballo di otto danzatori, un chitarrista, due cantanti, un percussionista
produzione Ballet Flamenco Español
orchestra dal vivo per Flamenco Live
direzione tecnica e delle luci di Tito Osuna
direzione del suono di Sergio Sarmineto
durata 80 minuti

Bolero di Ravel
Coreografia Juan Manuel Carrillo
Musica Maurice Ravel
Disegno delle Luci Tito Osuna
Interpreti Ballet Flamenco Español

Zapaetado di Mozart
Coreografia Juan Manuel Carrillo e Luis Ortega
Musica Wolfgang Amadeus Mozart
Disegno delle Luci Tito Osuna
Interpreti Pablo Fraile

Flamenco live
Coreografia Juan Manuel Carrillo
Musica Popolare
Disegno delle Luci Tito Osuna
Interpreti Ballet Flamenco Español