Scatole cinesi

Venghino signori, venghino! Grande svendita di ottimismo! Ultimi pezzi, affrettatevi e prendete la vostra panacea contro depressione, imperfezione, infelicità e negatività! Curatevi, curatevi! Il Candide di Mark Ravenhill è in città!

Fabrizio Arcuri, fondatore della compagnia Accademia degli Artefatti, ci regala uno degli esperimenti drammaturgici più bislacchi della star residente della Royal Shakespeare Company. Nel suo Candide, Ravenhill si lascia momentaneamente alle spalle la poetica violenta che gli valse la nomea di “giovane arrabbiato” nel lontano 1996 grazie al suo Shopping and Fucking e decide di manipolare un classico della letteratura europea con «toni più ironici, mettendo in scena una specie di farsa».

Ci troviamo quindi a seguire le vicissitudini di Candide, celeberrimo personaggio dell’omonima opera di Voltaire, che si fa pensiero astratto e attraversa i secoli con il suo ingenuo filosofare. Come da “copione”, seguendo gli insegnamenti del maestro Pangloss, il giovane della Westfalia si trova faccia a faccia con l’ottimismo leibniziano più puro e ne cerca rimedio, incappando nel suo «individualismo anarchico radicale». Da questo momento epifanico in poi, l’ombra di tale malattia, di fabbricazione puramente occidentale, comincia ad allungarsi nei secoli dei secoli. Lo spudorato ottimismo infetta tutte le persone che vengono toccate dal candore del giovane filosofo, spingendole a credere di vivere nel «migliore dei mondi possibili» e a giustificare omicidi e suicidi come gesti inevitabili per il miglioramento del sé, per il proprio successo sociale

Ed è appunto la sfrenata ambizione materialistica e consumistica il vero personaggio dell’opera di Ravenhill, che risponde alla nostra incapacità critica con il buon vecchio specchio teatrale. Di fronte a una totale mancanza di valori e di una visione che vada al di là del nostro «stretto individualismo», il drammaturgo britannico decide di sfatare il mito della personalità solipsistica tutta presa dal trasformare la negatività nel suo contrario, colpendo senza pietà un’Europa «vecchia e confusa in cerca di un ultimo bacio».

Le regole teatrali vengono fatte saltare e lo spazio liminale tra l’essere e il rappresentazione si fa enorme e, di riflesso, analizzabile. Cinque atti di psicoanalisi collettiva resi possibili dalla disarmante capacità attoriale dell’intero ensemble guidato da Fabrizio Arcuri e coadiuvato dalle sorprendenti musiche dal vivo di Erma Pia Castriota, in arte H.E.R.. Uno spettacolo inaspettato, in linea con la verve ravenhilliana e probabilmente fuori dalla portata di un pubblico pomeridiano che non risponde allo scherno e abbandona la sala indignato, proprio come fecero i theathregoers alla prima di Blasted, opera prima di un’altra grande, grandissima, giovane arrabbiata.

Una zaffata d’aria fresca in una stanza che puzza di chiuso, un Candide nel Candide nel Candide.

Lo spettacolo continua
Teatro Argentina

Largo di Torre Argentina 52 – Roma
fino al 13 marzo 2016
sabato ore 19.00 e domenica ore 17.00

Candide
di Mark Ravenhill
regia Fabrizio Arcuri
traduzione Pieraldo Girotto
con Filippo Nigro, Lucia Mascino, Francesca Mazza, Matteo Angius, Francesco Villano, Federica Zacchia, Domenico Florio, Lorenzo Frediani, Giuseppe Scoditti, Francesca Zerilli e la partecipazione straordinaria di Luciano Virgilio
musiche composte, arrangiate ed eseguite dal vivo da H.e.r.
scene Andrea Simonetti
costumi Fabrizio Arcuri
video Luca Brinchi, Daniele Spanò
live visual Lorenzo Letizia
assistente alla regia Francesca Zerilli
assistente ai costumi Valeria Bernini
assistente alle scene Antonella Pallotta
produzione Teatro di Roma
in collaborazione con Centro Teatrale Santacristina