L’amour est enfant de bohème

orchestraIl festival Nuits de Fourvière di Lione ha presentato la Carmen di Bizet nella straordinaria rivisitazione dell’Orchestra di Piazza Vittorio. L’evento, di rara bellezza estetica, può definirsi perfettamente riuscito: la tragedia amorosa di Carmen e di Don José perde i tratti fatalistici per aprirsi al racconto di una storia d’amore totale.

L’Orchestra di Piazza Vittorio ha scelto Lione per presentare in anteprima mondiale la propria versione della Carmen, celeberrima opera di Georges Bizet. Per quattro notti, il festival Nuits de Fourvière ha accolto i suoni e i colori di una creazione straordinaria le cui immagini danzeranno per lungo tempo nelle menti dei numerosi spettatori.
La Carmen di Bizet è un’opera classica, una tragedia rappresentata sovente e con costanza nelle diverse parti del mondo. Ma l’intervento dell’Orchestra di Piazza Vittorio, sotto l’abile guida e direzione di Mario Tronco e di Leandro Piccioni, permette all’opera bizetiana di divenire una vera e propria opera rock.
La trama dell’opera è conosciuta: Carmen, una zingara e venditrice di sigari di contrabbando, viene arrestata da Don José, sergente che si innamorerà istantaneamente della gitana e che le permetterà di fuggire dalla prigione. Don José perde quindi interesse per Micaela, sorella del caporale Moralés e, liberato dopo un mese di prigione (pena inflittagli a causa dell’aiuto dato da Don José a Carmen per permetterle la fuga), egli rivede l’amata gitana e decide di partire con lei sulle montagne, lasciando la carriera militare e dandosi alla macchia. Il tempo passa e l’amore inizia a logorarsi. Carmen, grazie ai tarocchi, scopre quale destino è riservato a lei e al proprio compagno: la morte. Compare il torero Escamillo che vuole l’amore di Carmen, e potrà ottenerlo solo se vincerà la corrida. Mentre la corrida ha luogo, Don José aggredisce Carmen cercando di estorcerle una dichiarazione d’amore. Di fronte al suo rifiuto, l’ex sergente la pugnala.

Mario Tronco decide di non cambiare né i luoghi né la storia, ma punta direttamente alla psicologia dei personaggi e alla resa musicale e visiva della rappresentazione. Se è pur vero che la scena si svolge a Siviglia, questa città offre (e non subisce) una vera invasione culturale e linguistica totale. Carmen (Cristina Zavalloni) dialoga in francese con il suo Don José (Sanjay Khan), che a sua volta risponde in indiano, mentre Escamillo (Houcine Ataa) canta in arabo. Ogni interprete è portatore delle proprie radici, della propria cultura e, necessariamente, della propria lingua. La finzione scenica permette lo svolgimento della trama, senza incappare in incomprensioni di tipo linguistico, ed è questo uno dei messaggi più importanti della rappresentazione: siamo di fronte a una babilonia linguistica che non è disordine e incomprensione, ma incontro tra mondi lontani che vivono nella ricchezza e nella scoperta dell’altro. Ed è in questo movimento di incontro e non di omologazione che Mario Tronco e Leandro Piccioni concepiscono una comunità di suoni e di culture musicali che provengono dai più diversi luoghi e tempi. Il rock irrompe potente nell’opera lirica, mentre un folk che sa di Sahara, di Medio Oriente e di Spagna anticipa la musica disco anni Settanta. Ma anche musiche indiane, campionature, world music, chaâbi, blues, musiche gitane. Tutto regge perché questa Carmen è uno spaccato del nostro mondo, e il nostro mondo non è specializzato ma antipodico, nello stesso momento.

L’aria dell’habanera L’amour est un oiseau rebelle scandisce tutta l’opera, come per ribadire il concetto di un amore instabile, vivo e impossibile da rinchiudere. L’amore è gitano e sfuggente, giocoso e imprevedibile: vivere significa accettare questa follia e amare permette la scoperta di una realtà che non può stare all’ordine, al dovere («L’amour est enfant de bohème, il n’a jamais, jamais, connu de loi»). Ecco perché Don José non potrà più essere un sergente: egli, follemente innamorato, deve, proprio per necessità, lasciare le regole militari per accedere all’amore totale, anche se questo si dimostrerà tragico. Carmen non soggioga tutti gli uomini con il suo fascino, ma si innamora, follemente, di Don José, fin dal principio. Lo svelamento del destino suo e di Don José, dopo la lettura della mano da parte di una zingara, mostra che l’amore che Carmen prova è totale e sincero ed è per questo motivo che ella decide di separarsi dal suo amato, per salvarlo, per cercare di cambiare il fato. Ma il destino non può essere cambiato ed esso prenderà le sembianze proprio di Don José per compiersi. Uccisa l’amata, Don José ritorna al punto di partenza, ritorna nel mondo che aveva ripudiato e rinnegato: quello delle regole ma, questa volta, dall’altra parte delle sbarre.

Chiude una dolcissima e fascinosa The man I love dei fratelli Gershwin che aggiorna la tragedia di Bizet offrendo un pizzico d’atmosfera jazz, in un’ultima fusione che dona a quest’opera la qualità presente nel fondo stesso del tempo: quella di essere atemporale, fuori da ogni cronologia. Gli interpreti lasciano la scena seguendo la musica. Dopo l’ultima nota, gli attori possono uscire per ricevere l’accoglienza che gli spettatori riservano alle migliori opere e che ne dichiara il successo: il lancio di cuscini dagli spalti può aver luogo.

Una menzione particolare merita la scenografia: una struttura centrale, imponente, divisa in tre ordini che accolgono i pianisti e le batterie, le chitarre e il coro che partecipa emotivamente a ogni scena. Questa impalcatura nuda è attorniata dai musicisti dell’Orchestra di Piazza Vittorio, dai gruppi Dhoad, Romafest e Voix off e dall’orchestra dell’Opéra-Théâtre di Saint-Étienne, sparsi sulla scena, raccolti in piccoli spazi che comunicano gli uni con gli altri. La fredda impalcatura vede la propria antitesi nello spettacolo di colori e suoni che gli vortica intorno e che, con il passare dei minuti, lo contagia rendendo tutta la scena un inno a vivere la vita, fino ai suoi risvolti più tragici.

Le festival Nuits de Fourvière de Lyon a présenté la Carmen de Bizet dans l’excellente mise en scène de l’Orchestra di Piazza Vittorio. L’événement, d’une rare beauté esthétique, peut être considéré comme parfaitement réussi : la tragédie d’amour de Carmen et de Don José perd le côté fataliste pour s’ouvrir au récit d’une histoire d’amour total.

Lo spettacolo è andato in scena:
Grand théâtre
Parc archéologique de Fourvière
Rue de l’Antiquaille – Lione (Francia)
dal 23 al 26 giugno 2013, ore 22.00

Nuits de Fourvière presentano
Carmen de Bizet
di Orchestra di Piazza Vittorio
con Cristina Zavalloni, Sanjay Khan, Elsa Birgé, Houcine Ataa, Carlos Paz Dunque, Omar Lopès Valle, Ernesto Lopez Maturell, El Hadij Yeri Samb (Pap)
musicisti Sanjay Khan, Houcine Ataa, Carlos Paz Dunque, Omar Lopès Valle, Ernesto Lopez Maturell, El Hadij Yeri Samb (Pap), Pino Picorelli, Raoul Scebba, Leandro Piccioni, Ziad Trabelsi, Marian Serban, Emanuele Bultrini, Ion Stanescu, Simon Siger, Paolo Rocca, Coro e Orchestra de l’Opéra-Théâtre de Saint-Étienne, Amrat Hussain, Jhori Mahendra Kumar, Sarwar, Gwenaël Morin, Virginie Colemyn
ballerini Meena, Sapera Ganga, Sapera Manju, Sapera Chanda, Ovidio Toti, Vizi Dezso, Adam Josef, Biga Imre
elaborazione musicale Mario Tronco, Leandro Piccioni
direzione artistica Mario Tronco
coreografie Giorgio Rossi
scenografie Lino Fiorito
luci Bruno Marsol
realizzazione scenografie Ateliers de création de l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne
costumi Katia Marcanio
realizzazione costumi Ateliers de création de l’Opéra Théâtre de Saint-Étienne
ingegnere del suono Gianni Istroni
suono in scena Francesco Ferraioli
sostegno al progetto Giacomo Scalisi
coproduzione Opéra Théâtre de Saint-Étienne
http://www.nuitsdefourviere.com