Sul filo teso tra dissacrazione e misticismo, tra teatro musica e video

Giunto all’undicesima edizione, lo Short Theatre quest’anno continua a giocare tra i generi, sconfinando tra musica, performance e arti visive.

Lo Short Theatre è un caleidoscopio di prospettive significanti, un palinsesto di modalità espressive che, come è tipico nella logica postmoderna della contemporaneità artistica, si intrecciano, si ri-mediano, si contaminano a vicenda per dare vita a prodotti che giocano sulla dimensione “liminare” tra le varie arti; certamente il teatro, ma il teatro che passa attraverso la videoarte, la musica sperimentale, il cinema. Il tutto reso in prodotti “brevi”, che in pochi minuti restituiscono al pubblico l’impatto d’insieme della ricerca artistica. L’ambiente non potrebbe essere più adeguato, ovvero gli spazi riqualificati della Pelanda di Roma, grandi magazzini una volta adibiti allo scuoiamento degli animali da allevamento e oggi, in una  scenografia post-industriale, diventati l’ambientazione perfetta di festival e spettacoli che ben si amalgamano con i tubi che percorrono gli spazi, i soffitti metallici, le angolature grezze degli interni. In questi locali, il tema che il festival quest’anno percorre è quello espresso dal titolo Keep the village alive, ovvero “manteniamo vivo il villaggio”, un’esortazione, un imperativo che si contrappone alle tendenze della globalizzazione odierna e che può assumere innumerevoli significati, dalla riscoperta della tradizione attraverso la sperimentazione linguistica e artistica alla riappropriazione dei luoghi delle moderne metropoli, dalla sopravvivenza dell’impulso utopistico in epoca di crisi economica e scoramento esistenziale al tentativo di recuperare l’umano tra le macerie del mondo.

Nella serata di giovedì 8 settembre due spettacoli, completamente sold out e tra i più attesi della kermesse, hanno affrontato questo tema da prospettive diverse: prima la coppia Frosini/Timpano, che propongono al pubblico dello Short Carne, testo di Fabio Massimo Franceschelli dedicato al conflitto di opinioni e di valori tra una fervente vegana e un consumatore di carne. Un testo del genere sembra appropriato in un luogo adibito per decenni alla produzione di carni, ovvero il mattatoio, ma si tratta di un testo assai debole, che vorrebbe far riflettere e insieme far ridere il pubblico (presunzione di ormai la maggior parte dei tanti drammaturghi contemporanei); un testo che vorrebbe, dunque, mettere in evidenza una contrapposizione ma che poi si schiera fin troppo platealmente per una delle parti, arrivando ad accusare moralmente l’altra parte senza argomenti solidi. Nelle parti che dovrebbero far ridere, i due ottimi performers riescono a strappare giusto qualche sorriso, specie in chi è lì perché ne conosce l’opera e ha dietro la schiena un Super-io intellettualoide che impone di ridere (rigorosamente a voce alta per farsi sentire da tutta la sala). In un testo che contiene parti potenti e cariche di pathos, che arrivano alla blasfemia e a un livello di cinismo che però si capovolge nello spirito moralista dell’anima bella, l’impressione che si ha è che la pluripremiata coppia Frosini/Timpano, tra i più acclamati nel teatro italiano contemporaneo, abbia dato in questa opera qualcosa come un terzo delle proprie capacità e possibilità.

Altro discorso invece la performance musical-visiva, presentata in prima assoluta, intitolata Phantasmagorica, che in meno di mezz’ora immerge lo spettatore in un’esperienza spirituale e sinestetica; si tratta del parto di MP5, disegnatrice e artista, e Teho Teardo, compositore di indubbia fama, arrivato alla celebrità e al successo grazie al suo lavoro di compositore di colonne sonore per il cinema, soprattutto per i film di Paolo Sorrentino. Teardo ha una mente vasta, un talento che dissemina in tutto ciò che fa: se negli ultimi anni, assieme a Blixa Bargeld,  sfornato degli album composti da canzoni dal formato classico (per quanto sempre di eccelso livello per avevaarrangiamenti e sonorità), confermando la sua attenzione per la godibilità dell’ascolto, per il ritmo e la melodia, in quest’opera decide di interagire con una serie di pannelli e di proiezioni che ricostruiscono in una narrazione inquietante e oscura, coinvolgente ma carica di simbolismi mistici e che tende a una dimensione cosmica.
Proposte affascinanti, controverse ma sicuramente decisive nel dibattito culturale attuale.

Lo spettacolo è andato in scena all’interno di Short Theatre Festival 11 – Keep the village alive: 
La Pelanda. Centro di produzione culturale -STUDIO 1 e STUDIO 2
Piazza Orazio Giustiniani, 4 – Roma
giovedì 8 settembre, ore 21.45 e ore 23.00

Kataklisma teatro presenta
Carne
testo Fabio Massimo Franceschelli
regia e interpretazione Elvira Frosini e Daniele Timpano
disegno sonoro e musiche Ivan Talarico
collaborazione artistica Alessandra Di Lernia
assistente alla regia Sonia Fiorentini
progetto grafico Davide Abbati
durata 1 h

Short Theatre nell’ambito del progetto SOURCE presenta
Phantasmagorica
disegni e animazioni MP5
musica Teho Teardo
aiuto regia Jacopo Gonzales
montaggio Rizoma film
Video staging  Simone Palma