Ibsen, la donna, la modernità

argot-romaAll’interno della rassegna Scena Sensibile, è andato in scena al Teatro Argot la sempre attuale Casa di bambola.

Era il 1879 quando Henrik Ibsen scrisse Casa di bambola, testo destinato a diventare un classico della drammaturgia occidentale, nonché uno dei documenti più lucidi di un’intera epoca e della irreversibile trasformazione attraverso la quale la società europea inaugurò la modernità. Eppure, assistendo ancora oggi al capolavoro di Ibsen, l’elemento che risaltaè che, a distanza di 250 anni, come capita sempre per le opere destinate all’immortalità, continua a parlarci e a mantenere una disarmante attualità.

A ben vedere, Ibsen avrà pure rivolto il proprio tagliente giudizio a ciò che caratterizzava un mondo destinato al tramonto, quello vittoriano di metà Ottocento basato sull’imposizione di obsoleti moralismi relativi al ruolo e alla funzione dell’uomo e della donna, ma quell’accusa resta valida ancora oggi. Anche per questo motivo ci si chiede se effettivamente ci siano stati autentici progressi in merito alla parità di genere. Forse il punto è che le cose siano indubbiamente differenti, ma solo perché hanno cambiato forma, declinandosi in altri contesti e situazioni. In altre parole, lotte femministe e retorica a parte, sicuramente il ruolo della donna oggi non è lo stesso di quello che vigeva nella bigotta e chiusa borghesia scandinava ottocentesca. D’altra parte ci sono le agghiaccianti statistiche relative alla sproporzione tra figure maschili e femminili in posizioni di dirigenza e amministrazione, per non parlare della perpetua carneficina femminicida che si consuma giorno dopo giorno tra le mura delle case. Diciamo anche che le ultime considerazioni sono specifiche del nostro triste paese e, sicuramente, non riguardano la civilissima e sviluppatissima Norvegia. Probabile che i norvegesi abbiano letto con più attenzione Casa di bambola o che, quanto meno, l’abbiano letta. La cosa importante è che un testo del genere continui a parlare attraverso i secoli, rinnovando la propria critica alla società, anche solo per farsi testimonianza del passato. Vederlo rappresentato a teatro ancora oggi, soprattutto quando la messa in scena non cede alle lusinghe di mortificanti attualizzazioni nei costumi e decide di attenersi fedelmente al testo originale anche per l’ambientazione spazio-temporale, è sempre una straordinaria occasione per riscoprire un grande classico.

Il Teatro Argot Studio, all’interno della XX edizione de La Scena Sensibile curata da Serena Grandicelli, propone una bellissima e potente versione della piece di Ibsen; non a caso la kermesse ha per titolo Strappi, ovvero gesti violenti dopo i quali niente più potrà essere come prima. E, in fondo, si tratta dell’epifania rivelatrice che travolge Nora, la protagonista dell’opera, e che infrange il fatato mondo fiabesco e infantile dove era stata relegata per anni prima dal padre e poi da un marito affettuoso quanto ipocrita. Per questo, Nora è stata da subito assunta come paladina dell’emancipazione femminile, per questo suo strappo severo quanto salvifico per la propria anima. A rendere lo spettacolo di grande interesse (e peccato che a oggi non siano previste repliche alla data unica in cui è andato in scena) è la sapiente regia di Francesca Satta Flores, minimalista ed essenziale, ma allo stesso tempo molto efficace. Poche scatole sparse in una sala, continuamente spostate, ma soprattutto delle grandi cornici con ruote, pannelli che diventano porte attraverso le quali passare, specchi, muri o finestre. Anche il disegno luci si dimostra ben studiato, in base a questa strana contraddizione tra costumi ottimamente e fedelmente confezionati, e allestimento scenografico così rozzo e gelido. Ottima l’interpretazione degli attori: Valentina Iannone è una Nora convincente, anche se stenta a dare slancio alla propria interpretazione, inizialmente (per ragione di copione) troppo ancorata al profilo della “bambolina” di casa. Tuttavia, è l’interpretazione di Angelo Rinna, ovvero Torvald, a meritarsi una nota di merito e a garantire all’intera messa in scena un livello qualitativo superiore.

Lo spettacolo è andato in scena  all’interno di Scena Sensibile:
Teatro Argot

via Natale del Grande, 27 – Roma (Trastevere)
sabato 15 marzo, ore 21

Teatro Argot Studio presenta
Casa di bambola
di Henrik Ibsen
regia Francesca Fatta Flores
con Valentina Iannone, Angelo Rinna, Stefania Bogo, Luca Restagno, Camillo Ventola, Marlisa Romagnoli