La voce dell’invisibile
L’attrice Valentina Martino Ghiglia, riscrive e interpreta le ultime infuocate parole della ribelle Cassandra. Un monologo coinvolgente dedicato al corpo e all’anima.
La piccola sala Gassman del teatro dell’Orologio si riempie velocemente con una trepidante attesa per un’attrice che in questo monologo sembra disposta a intimidire lo spettatore. Un ragazzo, una volta seduti, chiede se non sia il caso di indietreggiare vista l’irruenza con cui sarà interpretato il personaggio. Ottima invece la decisione di restare comodamente seduti in prima fila: perché Cassandra, interpretata da un’intensa Valentina Martino Ghiglia, se guardata da vicino, negli occhi se si riesce, è in grado di trasmettere vivamente i suoi ricordi e sentimenti anche a un pubblico moderno, ignaro delle sue vicende. Emozionare, più che spaventare, è la parola giusta.
Il riadattamento della stessa Valentina Martino Ghiglia rende il monologo scritto da Christa Wolf nel 1983 un flusso di pensieri e racconti mitici di una profondità grande, quasi catartica.
Cassandra è stata fatta prigioniera dai Greci dopo aver scongiurato i troiani di non credere all’inganno del Cavallo. Inutilmente le sue parole sono state ascoltate, perché Cassandra pur avendo il dono della veggenza è destinata, per un rifiuto recato ad Apollo, a non essere creduta e a venir giudicata come pazza. Sul letto della sua prigionia la sacerdotessa invoca i suoi ricordi, diventa padrona dei suoi sentimenti. Sul punto di morte vuole essere cosciente della sua vicenda e delle sventure che hanno portato alla rovina del suo popolo. «I ricordi non si governano», confida, i pensieri si impossessano delle sue parole e i racconti sgorgano da un corpo convulso quasi da follia. Ma il dono ricevuto di vedere ciò che non c’è, conferisce alle sue parole una verità nascosta ai più e dona alla donna una forte coscienza morale. Una coscienza che rifiuta la guerra e i vizi dei potenti poiché ne vede tutta l’assurdità e le disgrazie che essa porta con sé. Una coscienza che sprigiona la sua femminilità, il suo essere donna, sacerdotessa e figlia prediletta di Priamo. Una questione, quella femminile, che la penna della Wolf attraverso Cassandra porta alla ribalta, mostrando una donna capace di amare, ma anche schiava di quelle regole a cui deve sottostare e che le fanno sentire tutta l’umiliazione di «essere scelta e di dover restare seduta in attesa». Argomenti, come quello della manipolazione di un popolo attraverso le notizie fabbricate dai media, che rendono le sue parole profetiche. L’attrice in scena, vestita con una maglia arancione, simbolo della prigionia, condivide con il personaggio ogni sentimento, da quello della ribellione a quello della nostalgia, della paura e dell’umiliazione. Un ventaglio di emozioni, che si sovrappongono nella testa del personaggio, ma che l’attrice sa donare limpidamente allo spettatore esternando così tutta la sua complessità.
Lo spettacolo continua:
Teatro dell’Orologio – Sala Gassman
via dei Filippini, 17 – Roma
fino a domenica 24 marzo
orari: da martedì a sabato ore 21.00, domenica ore 17.45Cassandra
di Christa Wolf
riduzione e rielaborazione di Valentina Martino Ghiglia
con Valentina Martino Ghiglia
traduzione Anita Raja