Il medico che sognò di essere poeta

In scena al Teatro Belli di Roma un omaggio a Lorenzo Calogero, voce fragile e spesso inascoltata della poesia italiana

Sarebbe stato perfetto lo spettacolo Città Fantastica, il lungo canto di Lorenzo Calogero se solo fosse stato più essenziale.
Si consideri il termine nel senso più letterale, poiché la commistione di musica, canto lirico, poesia recitata e scritta, immagini suggestive, narrazione, recitazione, nonché una massiccia presenza di voci off, pur offrendo allo spettatore una pièce ricca di spunti, reminiscenze e immagini evocative, riesce spesso a disperdere la sua attenzione, rischiando anche di confonderlo.
Le atmosfere struggenti della poesia e della vita di Calogero, medico “per caso”, uomo avvinto dall’amore per la letteratura, forse uno dei più sottovalutati autori del Novecento lirico italiano, riecheggiano nell’interpretazione di Roberto Herlitzka e nella voce di Lydia Mancinelli, ma anche nelle testimonianze di Roberto Lerici e Leonardo Sinisgalli che dell’autore calabrese riuscirono a scorgere per primi un talento senza pari e una passione feroce per la parola ed il suono.
La Città Fantastica è una metafora creata proprio da Calogero, che si presenta agli occhi dell’artista come uno spazio perennemente notturno e che tuttavia suggerisce anche lo “spettacolo dello svelamento” e delle prospettive che la parola poetica reca dentro di sé.
Come scrive in una lettera-saggio a Vittorio Sereni, nel 1960, con Città Fantastica il poeta intendeva «designare la possibilità di una capacità espressiva che avesse quasi del fantastico, essendo intercomunicante in tutti i punti di essa». Anche per questo, forse, la rappresentazione diretta e allestita da Nino Cannatà dedicata alle celebrazioni dell’anno calogeriano – il 2010/2011, rispettivamente cento anni dalla nascita e cinquanta dalla morte del poeta – e nata dalla collaborazione fra il Gruppo Sperimentale Villanuccia ed il Teatro Belli, si avvale della presenza di molteplici espressioni artistiche, soprattutto delle musiche per soprano ed ensemble di Girolamo Deraco.
Il canto lirico è rappresentazione della voce femminile che si muove sulle note scritte da Calogero stesso e ritrovate per caso in uno dei suoi quaderni neri, solcati da una calligrafia difficile da decifrare e dalle bruciature di sigaretta. La commistione, probabilmente, sta ad indicare anche il carattere disorganico che avrebbe caratterizzato gli scritti di Calogero, se solo Sinisgalli non li avesse ritrovati e pazientemente “codificati” e ordinati. Nonostante la frammentarietà, tuttavia, essi appaiono legati da un unico progetto, un «soliloquio altissimo» volto a unificare spirito e natura, vita e morte.
Buona la ricostruzione degli eventi salienti della vita dell’autore, messa a punto con l’ausilio delle innumerevoli lettere che con umiltà e tenacia inviò a critici ed editori, ma anche della corrispondenza con l’amatissima madre, con il primo e sfortunato amore, e con Sinisgalli e Lerici. Dallo spettacolo, e dall’intervento delle voci off e del narratore, emerge anche un ritratto molto particolareggiato di Calogero, della solitudine e di un destinale dolore che per ben due volte lo spinsero a tentare il suicidio e per altrettante a fare il suo ingresso nella casa di cura di Villa Nuccia.
Si sarebbe sicuramente potuta evitare la compresenza di poesie recitate e di altre, non corrispondenti, che compaiono sul pannello sovrastante la ribalta del palcoscenico, preceduto da un secondo sul fondo, dove scorrono immagini oniriche e raffiguranti elementi della natura, come stelle e alberi, cari a Calogero.
Il prezzo da pagare per questa simultaneità è la confusione che si genera nello spettatore, che non sa se ascoltare o guardare e che non riesce a cogliere pienamente la bellezza dei versi del poeta calabrese che in questi frangenti – sicuramente contro la volontà degli autori – risulta quasi “messo da parte” a vantaggio della messa in scena e della drammatizzazione.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Belli
piazza Sant’Apollonia, 11a – Roma
fino a domenica 20 novembre, ore 21.00

Gruppo Sperimentale Villanuccia e Teatro Belli presentano
Città fantastica, il lungo canto di Lorenzo Calogero
opera video teatrale con un adattamento dei testi dell’opera di Lorenzo Calogero
di Nino Cannatà
allestimento, video e regia di Nino Cannatà
con Roberto Herlitzka, Lydia Mancinelli
musiche di Girolamo Deraco
direttore Alessandro Cadario
in collaborazione con Carlo Emilio Lerici