Orsacchiotti che aspettano il treno

Fino al 16 novembre il Teatro dei Filodrammatici ospita la prima nazionale di Cock – scritto nel 2009 dal britannico Mike Bartlett – in un ispirato ed esilarante spettacolo sulla crisi identitaria dell’uomo contemporaneo e sulla paura della solitudine.

Sul palco nulla più che gli attori, ingabbiati in una scatola di spazi e luci all’interno della quale non possono fare altro che mimare il quotidiano. Figure costrette a geometrici spostamenti su percorsi solamente immaginati, in intermezzi che scandiscono il ritmo della vicenda, separando scene fittamente dialogate che rimandano sornione al più torbido dei melodrammi.
Il primo elemento che torna alla mente è il personaggio di Jacopo Venturiero, broker omosessuale convivente del protagonista da ben sette anni. Personaggio esilarante e triste al tempo stesso. Suo è quell’orgoglio, quel sarcasmo che a tratti diventa disperazione. Orgoglio che non gli permette di accettare in regalo da John un quadretto raffigurante orsacchiotti che aspettano il treno. Kitsch per definizione, l’oggetto diventa simbolo del senso di colpa di John per il tradimento avvenuto: un sentimento ambiguo e indefinibile come il soggetto dell’immagine stessa. Indefinibile come ciascuno di noi.

Difatti, John si presenta da subito come una nebulosa, «un disegno a matita». L’unico personaggio ad avere un nome è anche l’unico a non avere un’identità, se non negli occhi di chi lo sta guardando. Gli altri sanno sempre cosa John dovrebbe o non dovrebbe fare. Che cosa dovrebbe o non dovrebbe dire. Dovrebbe o non dovrebbe amare. Ecco: non chi, la persona, ma che cosa, la categoria. Sarà il padre del compagno, vedovo di ampie vedute soltanto in superficie, a domandargli: «che cosa sei, infine?». «Sono gay, sicuramente», risponde John. Poi aggiunge: «eppure non posso negare di aver provato qualcosa mentre ero con lei..».
Ma è davvero John che il broker ha paura di perdere? Oppure l’immagine che si è fatto di lui? Anche la donna, l’unica che John abbia mai amato, si convince di essere la scelta migliore per il ragazzo. Entrambi ne hanno bisogno. Lui che lo ha avuto per anni, lei che lo vorrebbe per il resto della vita. Ecco allora nascere e consumarsi il dubbio di John: da una parte l’abitudine, dall’altra il cambiamento. Esiste davvero una scelta facile? Prendere una strada non significa forse accettare di domandarsi in futuro come sarebbe andata se si fosse preso l’altra?
Il discorso sull’identità sessuale si lega così a quello sull’identità umana. È più giusto chiedersi che cosa siamo o chi siamo? Che cosa amiamo o chi amiamo? Esattamente, che cosa significa amare? Ha davvero importanza disquisire sul sesso della persona con la quale trascorriamo le nostre giornate? Siamo davvero liberi di scegliere? Quando arriva il momento di scegliere, siamo realmente in grado di farlo? E soprattutto: perché le aspettative degli altri diventano, volente o nolente, un nostro problema?

Questi e altri interrogativi solleva con modestia e arguzia il testo di Bartlett per la regia di Silvio Peroni.

Efficace e convincente.

Lo spettacolo continua:
Teatro Filodrammatici

Via Filodrammatici, 1 – Milano
dall’11 novembre al 16 novembre 2014
martedì, giovedì e sabato ore 21.00 – mercoledì e venerdì ore 19.30 – domenica ore 16.00

Pierfrancesco Pisani/Nido di Ragno con Infinito SRL
Cock
Di Mike Bartlett
regia Silvio Peroni
traduzione Noemi Abe
con Fabrizio Falco, Jacopo Venturiero, Margot Sikabonyi, Enrico Di Troia