L’arte ai tempi di Stalin

Al teatro Filodrammatici fino al 4 dicembre Collaborators, bellissima riflessione di John Hodge sul rapporto tra espressione artistica e politica in tempo di dittatura (quella staliniana). Un testo magistralmente reso in italiano dalla regia di Bruno Fornasari.

Mosca, 1938: Michail Bulgakov, il grande scrittore e drammaturgo russo, sta portando in scena uno spettacolo su Molière che è una chiara critica al regime stalinista. Infatti, l’opera mette in evidenza quanto, negli ultimi anni, la malattia e la morte del grande drammaturgo francese fossero state accelerate dalla durezza e dall’avversione del “tiranno” Luigi XIV. Dopo la prima, le repliche vengono bloccate e Bulgakov è costretto a un sequestro creativo: Stalin lo ammira – ha visto 15 volte La guardia Bianca e questo è un dato storico reale – e proprio per questo pretende da Michail un testo celebrativo per omaggiare in pompa magna il suo 60° compleanno. Solo dopo questo compromesso potrà tornare in scena con il suo spettacolo su Molière.

Questo il contesto nel quale prende vita Collaborators, il testo di John Hodge che dopo una grandiosa carriera come sceneggiatore per il cinema (Trainspotting, Piccoli omicidi tra amici e The beach) esordisce come autore di teatro con questo testo brillante, tagliente, ironico ma anche profondamente filosofico. L’impeccabile regia di Bruno Fornasari (che ormai colleziona un successo dietro l’altro alla direzione dei Filodrammatici) riesce a valorizzare la fantasia surreale di una collaborazione artistica tra Bulgakov e Stalin, mescolando i diversi piani di narrazione che si alternano, si fondono, si sovrappongono senza soluzioni di continuità. Giocando sul fatto che Bulgakov soffra di visioni e allucinazioni dovute a una malattia di nervi, Hodge riflette sul complicato rapporto tra regime e cultura, tra censura e creazione artistica in tempo di dittatura riuscendo a rendere il discorso universale: possiamo veramente dire che, anche oggi e in paesi democratici, ci sia una totale e incondizionata libertà d’espressione? La censura ha forme e nomi diversi, ma esiste: più subdola, più camuffata e forse per questo più difficile da affrontare a muso aperto.

L’intera squadra degli attori – dai protagonisti indiscussi Tommaso Amadio (Bulgakov) e Alberto Mancioppi (Stalin), fino ai comprimari Emanuela Caruso (la moglie di Bulgakov) e Marco Cacciola (una delle guardie della polizia segreta di stato) – è eccellente nel gestire spazi e tempi teatrali che permettono di mescolare le carte dei diversi piani narrativi: da una parte la condizione di Bulgakov che si riflette nello spettacolo di Molière (la sua morte sul palco durante una replica del Malato Immaginario, la sua condizione di oppresso dal tiranno Luigi XIV ovvero Stalin); dall’altra la folle ipotesi che gli incontri di Bulgakov con Stalin (che inizia a scrivere l’opera al posto di Michail) fossero totalmente frutto di allucinazioni. Ma, forse, anche no: Bulgakov da un’iniziale posizione di totale avversione al regime, si avvicina sempre di più a Stalin, inizia a comprendere gli aspetti umani e le debolezze dell’uomo che c’è dietro la figura politica, piano piano si sente affascinato da questo personaggio fino ad arrivare a provare una crescente e quasi totale empatia. Uomo e mostro sono fondamentalmente e irrimediabilmente attratti uno dall’altro, questo il messaggio di fronte al quale ci pone questo illuminatissimo spettacolo.

Il dualismo bene-male non viene presentato come un’antitesi bensì come una complessa collaborazione: bene e male sono complici complessi, tutti dobbiamo accettarlo, che lo vogliamo o no.

Lo spettacolo è in scena
Teatro Filodrammatici

Via Filodrammatici, 1
Dal 22 novembre al 4 dicembre
ore 20.45

Collaborators
di John Hodge
traduzione e regia Bruno Fornasari
con Tommaso Amadio, Emanuele Arrigazzi, Michele Basile, Marco Cacciola, Emanuela Caruso, Bruno Fornasari, Enzo Giraldo, Marta Lucini, Alberto Mancioppi, Daniele Profeta, Chiara Serangeli, Umberto Terruso, Elisabetta Torlasco, Antonio Valentino
scene e costumi Erika Carretta
disegno luci Fabrizio Visconti
musiche originali Rossella Spinosa, eseguite da New MADE Ensemble
assistenti alla regia Chiara Serangeli e Filippo Bedeschi
assistente costumista Linda Muraro
équipe tecnica Giuliano Bottacin, Cristiano Cramerotti, Andrea Diana
realizzazione scene Silvia Trevisani
produzione Teatro Filodrammatici di Milano per il progetto 220 anni senza perdere il Filo… promosso da Accademia dei Filodrammatici