Negli abissi della mente

Un uomo in coma è inconsapevole delle accese discussioni che avvengono tra gli inquilini della sua mente, impegnati a escogitare un modo per farlo tornare a vivere.

La mente umana è un (non)luogo imperscrutabile cui si è cercato di dare definizione, in particolare con l’avvento della psicanalisi. Cinema e teatro hanno offerto uno spazio visivo di rappresentazione per cercare di schiarire questa zona d’ombra. Lo scopo è sempre il tentativo di indagare i meccanismi della percezione per decodificare l’acquario della realtà dentro al quale navighiamo a vista. Simone Iovino attraverso Coma profondo si spinge oltre, tuffandosi nella dimensione del surreale. Il Cometa Off di Roma, nel pieno dei suoi Liberi Esperimenti Teatrali (LET), si trasforma per l’occasione nell’inconscio. Gli spettatori entrano nella beautiful mind di un mafioso anonimo, accolti dal corpo apparentemente esanime di uno dei protagonisti, che sono Sé, Io, Es e Super-Io, così come Freud definì gli strati della psiche umana. Il mondo esterno è paradossalmente virtuale, proiettato sullo schermo alle spalle del palco. Mentre fuori c’è l’immobilità in bianco e nero di un uomo in coma, dentro, l’Io o istinto di sopravvivenza si sveglia dallo stato di letargo in cui l’avevamo trovato al nostro ingresso e prende a indagare sulle cause che hanno portato all’attuale condizione vegetativa del corpo che i quattro animano. Per riuscirvi deve interpellare i poco collaborativi compari: il contenitore delle spinte pulsionali Es, con l’idea fissa di carattere erotico e il coordinatore di tutto l’apparato, un assurdo e stralunato Sé teatralmente denominato Beckett, entrambi assoggettati da un’autoritaria e provocante Super-Io. Per risalire alle cause bisogna ripercorrere gli ultimi vent’anni della storia italiana. Si parte dal ‘92, anno di stragi e di svolte planetarie. È l’inizio del glocal e del violento patto di sangue tra stato e mafia. Si parla di deregulation, voluta dal governo Clinton, e della loggia dei Cavalieri del Santo Sepolcro, riunitisi a Castellammare del Golfo per imporre il loro potere sul mondo, instillando la logica del terrore sfociato nell’inferno delle Torri Gemelle. Nella società dello spettacolo gli andamenti sociali sono decisi da un manipolo di banditi che operano indisturbati nella segretezza dei sotterranei, un substrato esecutivo paragonabile a quello che è in scena, siamo all’interno di una mente che lotta per imporre la propria criminale sopravvivenza. «In ogni caso tu non ti arrendi, non ci arrendiamo, noi moriamo in piedi. L’hai capito?».
Impresa audace quella dell’ultimo lavoro allestito dalla giovane compagnia romana Full HD, che torna un anno dopo il successo di That’s Amori con un’opera che fruga nel dissidio tra etica e profitto, malavita, cronaca, economia, finanza e legami famigliari. La scelta di dare voce all’inconoscibile è certamente meritevole – già trent’anni fa il premio nobel Pinter con Una specie di Alaska aveva parlato di coma descrivendo gli effetti sulla mente, ma non i suoi ingranaggi, e più di recente Virzì con il suo esordio teatrale, Se non ci sono altre domande, aveva interpretato il coma come uno show televisivo di bassa lega – ma lo spettacolo fa suo anche il carico di analizzare la crisi pilotata del nostro Paese, in una sintesi tra pubblico e privato.
Largo spazio alla comicità verbale all’inizio della commedia, che raggiunge il suo picco in una singolare seduta di musicoterapia, affidata alla destrezza di Mariangela Calia, Edoardo Andreani e alla sonnacchiosa verve di Matteo Vanni. Lo spettacolo si compone in stile post-moderno, con infiltrazioni sonore e cinematografiche. Dal cinema deriva il titolo dell’opera.
Il divertimento lascia ampio spazio alla riflessione e capiamo un po’ meglio il nostro presente, anche se alcuni quesiti rimangono irrisolti. La perplessità maggiore resta la chiusa, probabilmente sbrigativa. Una battuta di spirito rischia di smontare l’intero apparato.
Derrida aveva definito l’Io come uno pseudonimo che cerca di contenere la folla indemoniata vociante nel nostro interno. Coma profondo la rende teatro.

Lo spettacolo continua:
Teatro Cometa Off
via Luca della Robbia, 47 – Roma
fino a domenica 19 febbraio
orari: da martedì a domenica ore 20.45 e ore 22.30 (lunedì riposo)
(durata 1 ora circa senza intervallo)

Coma profondo
di Simone Iovino
regia Simone Iovino, Emilia Di Pietro
con Edoardo Andreani, Mariangela Calia, Fabio Bettini, Matteo Vanni
musiche Marco Laudando, Fabio Bettini
costumi Lusilla Voci
disegno luci Marco Laudando
video Giacomo Cursi