Festa disumana

Il Teatro Francesco di Bartolo di Buti regala un’ennesima serata di grande teatro. Compleanno, di e con Enzo Moscato, in scena sabato 25 marzo.

Dedico a Ines, questo canto.
A Ines, al teatro lirico, alle sue Bambole.
E anche agli storpi, con una striscia di stelle sulla testa calva, fino alla nuca.
E dico in my heart forever: Che dopo la morte venga il diamante sul fiore di loto, e dico ancora: Oh, Signore, perché ci hai fatto nascere se non per essere assolutamente divini?
La sua testa è un ovoide perfetto, oramai,
i suoi occhi sono petali di fuoco,
le sue labbra hanno la pienezza del mango,
e l’arco della sue sopracciglia ricalca quello di Krishna.

Un’emorragia. Di evocazioni terribili e sciocche, assordanti e quiete, che si contrastano in una lotta pallida, per disorientare e turbare. Sui Gipsy King e Donatella Rettore, Suzanne Vega e la canzone napoletana. Gli anni ottanta, quindi, ma non solo, le nuove sonorità assieme a sentimenti stantii, una nostalgia in delirio, gesti di festa macabra, champagne rovesciato e sedie vuote. Brindare al niente, al ricordo, ai ai fantasmi, a una realtà inquinata, malsana, periferica e rovente di acqua putrida. Quella che il maniaco Pagnuttella obbligava a far bere alle sue vittime – una tra le storie che si intersecano in questo rituale nero e incandescente. Il medium, da più di trent’anni, è Enzo Moscato, che del suo capolavoro, Compleanno, non ha mai cambiato una virgola.

Un testo portentoso, lo sappiamo, tutti ne parlano. Vederlo è altro ancora; una tortura più rischiosa e dolce, che altera qualche codice interno, riassestando le molecole in un lascito di serpenti a sonagli. Moscato si abbandona, come un detrito, al mare di una lingua fatta di convulsione e scintille, realismo inferocito che trasforma il canto d’amore in morte, in resurrezione. Un dolore maiuscolo si impossessa a tratti di Enzo Moscato, presente e assente in gesti ripetuti con costanza, seguendo vicoli invisibili, o larghe strade all’americana. Con una torta in mano, candele, togliendosi la vestaglia, spargendosi il rossetto sulle labbra, puntandosi la pistola alla bocca. Si interrompe di colpo mirando qualcuno che lo minaccia, degradando azioni da telenovela con cambi di energia che segnano il ritmo cardiaco di un’opera che cambia e ritorna, come stanze aperte e chiuse, continuamente.

Il teatro come opposizione, inganno, splendore e infezione, ma anche autoironia ed erotismo di una lingua, quella napoletana, fatta di attraversamenti in sospensione tra l’alto e il basso, le viscere e la spiritualità. Compleanno non è solo un omaggio ad Annibale Ruccello, ma a chiunque sia scomparso e scompaia ogni giorno, a ogni rifiuto, ogni frustrazione, ogni nuovo omicidio, ogni ingiustizia. Per loro è questo immenso disegno della mancanza umana e dell’arrendersi ai vulcani spenti.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Francesco di Bartolo di Buti
via Fratelli Disperati, Buti – Pisa
sabato 25 marzo

Compleanno
di Enzo Moscato
con Enzo Moscato
regia Enzo Moscato
voce su chitarra Salvio Moscato
scene e costumi Tata Barbalato
produzione Compagnia Enzo Moscato
organizzazione Claudio Affinito