Un orso a teatro

In Da Leggiuno in Nazionale, in scena al Teatro della Cooperativa, viene ripercorsa la vita di Gigi Riva, oggi settantenne: dagli inizi in fabbrica al salto nell’olimpo del calcio italiano.

Per Gigi Riva, il mancino nato sul Lago Maggiore, operaio prima di farsi calciatore a Cagliari, Francesco Pellicini ha rischiato sulla propria pelle. Ha lavorato un anno alla stesura di un testo, ha arruolato il cast e ha portato in scena per la prima volta lo spettacolo quattro anni fa a Leggiuno, dove il 7 novembre del 1944 Rombo di Tuono nacque da una famiglia molto umile. Dopodiché ha presentato il conto a Riva, a mezzo dvd. «Quando Riva ha visto lo spettacolo, è rimasto contento. Ma la commozione, a metà dell’opera, lo ha sopraffatto». Così la vita di Rombo di tuono, come Gianni Brera soprannominò l’attaccante lombardo, è finita in un teatro: quasi a sua insaputa.

Pellicini, dopo varie messe in scena nel varesotto e una puntata nella Capitale, ha scelto di affrontare l’esigente platea milanese in occasione del settantesimo compleanno del suo protagonista. Cornice: il Teatro della Cooperativa.
In un’ora e venti di spettacolo, emerge tutta la purezza dell’uomo, ritiratosi a vita privata, dopo essere stato l’angelo custode di nove commissari tecnici della Nazionale: da Azeglio Vicini a Cesare Prandelli. Altro che divi del calcio moderno: tutti creste, tatuaggi e smartphone alla mano. Riva mal si sarebbe sposato con i suoi eredi. Era un orso, nel senso più affettivo del termine. Giocava per passione, prima che per denaro. Sì, amava le donne. Ma, come disse in una celebre intervista, «ne ho avute tante, ma non mi sono mai fatto beccare». Un passato che pare fin troppo remoto.
Dopo un’adolescenza costellata dalla morte di una sorella e di entrambi i genitori – papà sarto e barbiere, mamma casalinga -, gli esordi in una fabbrica di ascensori e il debutto tra i professionisti a Legnano, il centravanti scelse di farsi largo a Cagliari. La famiglia era scettica. «Cosa vai a fare su un’isola: è meglio che resti qui a lavorare». Qualche anno dopo lo avrebbe implorato di accettare la corte della Juventus. «Io da qui non mi muovo», rispose a tutti Riva.

Il pallone è il mezzo per raccontare una bella storia di vita. Merito dell’intreccio riuscito tra le emozioni avute sul campo – indimenticabili le sfide contro la Juventus e la Germania dell’Ovest del 1970, fino all’incrocio con Pelè a Città del Messico – e i ricordi della vita privata del più famoso centravanti italiano. «Non aveva voglia di fare il meccanico, nella sua testa c’era solo il calcio», lo ricorda in una videointervista Luigi Cerutti, ex calciatore e caporeparto in fabbrica.

La sua vita era sul prato verde: dove si ruppe due volte le gambe per far sognare un intero Paese. Di qualche altro Gigi Riva, oggi, il calcio avrebbe bisogno come il pane.

Lo spettacolo continua
Teatro della Cooperativa

via Privata Hermada, 8 – Milano
fino al 9 novembre

Da Leggiuno in Nazionale
di Francesco Pellicini
con Francesco Pellicini, Matteo Carassini, Thomas Graziani, Max Peroni