Una tensione che uccide

Chi ha detto che un buon giallo si può vedere solo in televisione e solo quando in giro ci sono Miss Marple, Poirot o gli agenti di CSI? Se ancora qualcuno crede che l’unico modo per godersi un intrigo sia andare al cinema e vedere Tom Hanks nei panni di Robert Langdon, si potrà ricredere andando a vedere Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno .

Una raffinata produzione della compagnia 8P Management Ginevra srl sotto la guida di un evidente appassionato di Agatha Christie come il regista Ricard Reguant, con la versione italiana e l’adattamento di Edoardo Erba, Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno è una pièce teatrale sempre gustosa come quando lo chef mischia bene gli ingredienti a sua disposizione per creare un appetitosissimo piatto al sangue.
La trama è quella ormai radicata nell’immaginario collettivo grazie alle numerose riproduzioni cinematografiche: dieci personaggi si ritrovano soli in una casa (nella rappresentazione teatrale su di un’isola) e, in circostanze misteriose, muoiono uno dietro l’altro. L’assassino? Solo il finale potrà rivelarlo.
Uno spettacolo, quello dello Stabile, che lascia lo spettatore attento, incuriosito e sulle spine per tutta la messinscena, una regia che riesce nel suo intento di far vivere agli spettatori per due ore l’ansia di chi è sul palcoscenico, l’ansia di quei personaggi che sanno di dover morire già dalle prime battute.

E lo spettatore è subito lanciato nella storia grazie a una prima scena di presentazione dei singoli personaggi e soprattutto grazie alle scelte semplici ma accurate dei costumi di Adele Bargilli, abiti in pieno stile anni 40 e davvero eleganti. E, ancora, nelle scene subito successive dove si svolge la prima cena con i personaggi siedono a tavola e il meccanismo narrativo che si avvia dopo la prima morte e una voce misteriosa che accusa ogni singolo presente di aver compiuto l’omicidio e li avvisa che moriranno uno dietro l’altro come i dieci soldatini della filastrocca fatta scrivere dal padrone di casa su uno specchio.

Le scene di Alessandro Chiti sono nel complesso funzionali all’azione, unico elemento di troppo il tavolo che solo in un primo momento viene utilizzato per rappresentare la cena, ma che si sarebbe potuto evitare, alleggerendo l’intera scenografia. Porte, scale e uscite riempiono la scena ma non l’appesantiscono e permettono un giusto e coordinato movimento degli attori, mentre un ottimo contributo alla tensione viene dato dalle luci ben orchestrate di Stefano Lattavo, luci cupe e luci soffuse quando occorre, luci della ribalta per la presentazione dei personaggi.

E, se dobbiamo essere critici ma costruttivi, un appunto potrebbe essere fatto alle morti dei personaggi, stilizzate e alcune un po’ banali, ma non sono i decessi in quanto tali a fare apprezzare questo spettacolo quanto il raffinato gioco di accuse e studio psicologico tra le vittime che la compagnia riesce a mettere in scena in modo preciso ed accurato.
I personaggi, in perfetto stile inglese, sono tutti ben delineati e caratterizzati dalle grandi capacità degli attori (alcuni spettatori parlano di vecchia scuola, noi diciamo di maturata esperienza). Davvero un plauso alla recitazione di tutti, ognuno degli interpreti conosce davvero la parte e gli aspetti psicologici che deve mostrare. La tensione si allenta in alcuni momenti grazie all’english e al black humor di alcuni momenti, tutto però si articola perfettamente con il complessivo svolgersi delle vicende.
Nessun personaggio lascia trasparire indizi, solo il finale rivela la verità. Il finale, ci teniamo a dirlo, è quello non edulcorato della versione cinematografica del 1965 di George Pollock bensì quello dell’originale pièce della Christie ripresa nel film del 1945 di René Clair, in tutta la sua crudeltà e sanguinaria violenza omicida.

E in un’ottica di regia critica, le parole di Reguant («questa nuova versione teatrale si adatta ai tempi e all’estetica del momento facendo godere il pubblico nella ricerca dell’enigma preparato dalla signora Agatha; questi dieci “piccoli indiani” bloccati nell’isola sono vittime o assassini?») sono assolutamente vere. La Christie sarebbe davvero rimasta soddisfatta da queste scelte. E lo siamo anche noi. E anche il pubblico, sold out alla prima e sala piena nei giorni seguenti.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Stabile

Piazza Borgo Pila, 42, Genova
dal 22 novembre fino al 27 novembre
ore 20.30, giovedì ore 19.30, domenica ore 16, lunedì riposo

Dieci piccoli indiani (E non rimase nessuno)
di Agatha Christie
versione italiana e adattamento a cura di Edoardo Erba
regia di Ricard Reguant
con
Giulia Morgani – Sig. ra Rogers
Pierluigi Corallo – Sig. Rogers
Caterina Misasi – Vera Clayton
Pietro Bontempo – Cpt. Lombard
Leonardo Sbragia – Antony Marston
Mattia Sbragia – Blore
Ivana Monti – Emily Brent
Alarico Salaroli – Giudice Wargrave
Luciano Virgilio – Generale McKenzie
Carlo Simoni – Dottor Armstrong
progetto scenico Gianluca Ramazzotti, Ricard Reguant
scene Alessandro Chiti
costumi Adele Bargilli
luci Stefano Lattavo
produzione 8P Management Ginevra srl
durata 135′