Ieri sera sono stata in un bordello

Tutto sommato mi è piaciuto, non è squallido come si crede: era un vero casino con le luci rosse e tanti dollarini. Ci andrei tutte le sere, ho ancora tante cose da scoprire.

Così potrebbe iniziare il racconto di una serata trascorsa a vedere lo spettacolo Dignità Autonome di Prostituzione, nella quale donne e uomini per bene, vestiti di tutto punto per andare a teatro, varcano le porte signorili della loro soirée intellettuale per ritrovarsi in una casa chiusa. Le signore barcollano sui tacchi instabili, i signori si schiariscono la voce guardandosi intorno con imbarazzo e tutti cominciano a contare i dollarini ricevuti al botteghino per capire quale sarà la capacità di spesa per la serata. I lavoranti di questo Moulin Rouge itinerante e tutto italiano accolgono gli avventori e li conducono ai loro posti. Lo spettacolo sta per cominciare: fra boa di piume, paillettes e uomini imbellettati, un suono allegro di fisarmonica invade la scena, voci squillanti si rincorrono fra la platea e i palchi, si chiamano e si fanno eco. I colori, i suoni, i movimenti oscillanti delle altalene che penzolano dal soffitto contribuiscono a disorientare quelli che capiscono subito, dopo una sbrigativa introduzione, che per quella sera non basterà un biglietto per diventare spettatori, ma si dovrà conquistare la performance di ogni singolo attore. Come? Contrattando con la maîtresse, ovviamente. Se si paga bene, gli attori la danno a tutti, la pillola d’arte, beninteso.
Settanta attori aspettano per appartarsi e sfoderare in ogni anfratto del teatro il loro appassionato monologo. Accolgono tutti, soli, in coppia o anche a gruppi di dieci. Nello sgabuzzino, in bagno o nel piazzale, in macchina. E se qualcuno va fuori, per carità, non dimentichi di indossare la veletta sul capo, per dare a vedere che esce da un convento di suore orsoline: gli artisti della DAdP sono ricercati dalla Buon costume.
Sì, perché la cultura, ormai, non è più cosa tutelata dalla legge, ma avversata dai tagli alla spesa e buttata per strada fuori dai luoghi che le sono consoni, divenuti troppo costosi. Ora, però, è tempo di opporre resistenza alla scure dei tagli e di adescare nuovamente i clienti resi refrattari all’arte dai troppi spettacoli-immondizia che chiedono una cultura sempre più bassa. Tempo è giunto di restituire dignità al mestiere più antico del mondo, quello dell’attore, e farlo divertire con uno “stupore nuovamente sollecitato” un teatro che torna a farsi puro intrattenimento.
Riavvicinarsi all’arte in senso carnale, abbracciarla, desiderarla, difenderla nella sua espressione più completa, nelle sue manifestazioni più belle. Tornare a scegliere l’arte da esigenti intenditori, senza accontentarsi, lasciandosi attrarre dal fascino di bellezze autentiche e permettendo all’intelletto di languire nelle trame più stimolanti.
I teatranti, dal canto loro, devono stuzzicare le cellule grigie, suscitare riflessioni e non lasciare uscire nessuno senza il loro sapore in bocca. Uno spettacolo degno di fregiarsi di questo nome non lascia indifferenti, non finisce a sipario chiuso e non lascia indenni.
Questo vuole dimostrare l’inconsueta opera di Luciano Melchionna e grazie al suo ben assortito cast di attori è riuscito nell’intento. L’ambientazione inizio ‘900 è stata ricostruita con dovizia di particolari e riesce a far calare tutti nella parte, non solo gli attori. Le singole pièce sono profonde e toccanti e lasciano vedere il dolore dietro le trine, il trucco e l’apparente allegria. Il monologo di Pompei, stuprato da un pedofilo quand’era ragazzino, o il racconto del militar gay, oppresso dai vincoli della scuola e della caserma, permettono di guardare oltre le apparenze e risalire alle origini di scelte difficili e forse indotte. Ma non è possibile appartarsi con tutti, sono davvero tanti, bisognerebbe andare tutte le sere.
In fondo agli attori cosa viene chiesto? Dare piacere in cambio di denaro, ma a volte loro sono disposti, o indotti dalle situazioni congiunturali, a dare solo piacere e non si sottraggono perché il teatro vero, come l’amore, non si fa per noia, né si sceglie per professione, lo si fa solo per passione.

Lo spettacolo continua: 
Teatro Ambra Jovinelli
p.zza Guglielmo Pepe, 43/47 – Roma
fino a domenica 4 novembre, ore 21.00

Teatro Bellini Teatro stabile di Napoli e Associazione Teatrale Culturale Non camminare scalza presentano
Dignità Autonome di Prostituzione
di Betta Cianchini, Luciano Melchionna
regia Luciano Melchionna
con Tiziana Avarista, Chiara Baffi, Paola Barale, Lina Bernardi, Gaia Benassi, Giovanni Block, Giovanni Bussi, Giusi Cataldo, Benedetta Cesqui, Anna Cianca, Betta Cianchini, Eugenia Costantini, Francesco D’Amico, Diego D’Elia, Sylvia De Fanti, Adelaide Di Bitonto, Gennaro Di Colandrea, Angelo Esposito, Clio Evans, Adriano Falivene, Annarita Ferraro, Alfonso Fiero, Attilio Fontana, David Gollarello, Veronica Gentili, Sandro Giordano, Cristina Golotta, Irene Grasso, Gabriele Guerra, H.E.R., Luigi Iacuzio, Giulia Innocenti, Federico Le Pera, Anna Maria Loliva, Renata Malinconico, Giulia Maulucci, Francesca Romana Miceli Picardi, Eliana Miglio, Mill, Nadia Mocci, Momo, Daniele Monterosi, Valerio Morigi, Massimiliano Nicosia, Alice Picardi, Autilia Ranieri, Giuseppe Rispoli, Marcello Romolo, Alessandro Russo, Daniele Russo, Paola Sambo, Tiziana Scrocca, Ilaria Spada, Sandro Stefanini, Angelo Tantillo, Serenella Tarsitano, Adele Tirante, Nella Tirante, Giorgia Trasselli, Fabio Vasco