Umanità in fieri

La scena di Carrozzerie n.o.t. nei giorni 4, 5 e 6 dicembre 2014 è stata occupata e magistralmente riempita da Dino, monologo liberamente tratto da Il Re del Plagio dell’artista/regista/performer fiammingo Jan Fabre, diretto ed interpretato da Bernardo Casertano.

Legato in vita a una corda bianca che pende dal soffitto, il protagonista si dondola mentre prendono posto gli spettatori, già silenziosamente partecipi dell’atto scenico. È un insolito angelo che oscilla nello spazio vuoto, incuriosito e divertito dalla platea, la quale scopre sin dal primo istante la sua sorprendente imperfezione. Un angelo balbuziente, che, dopo aver osservato per secoli la razza umana, desidera ardentemente essere uomo, ansioso di sperimentarne quello strano e inspiegabile meccanismo d’imitazione, omologazione e ripetizione attraverso il quale questi rifugge l’originalità e l’unicità del suo essere.

La lingua precede il corpo e l’intermittenza del dialetto partenopeo annuncia l’incarnazione dell’angelo, rappresentazione ossimorica del divinamente imperfetto. Dino è il bambino in cui l’angelo sceglie di incarnarsi, presente in scena come un blocco di ghiaccio rosso che si scioglie in una lunga scia dello stesso colore, traccia del passaggio all’umana specie. La nuova nascita di Dino, o piuttosto il suo partorirsi, sarà un viaggio a ritroso verso il recupero dell’essenzialità del corpo, cieco e sordo nei primi istanti di vita, e il distacco del cordone ombelicale qualcosa di doloroso e inevitabile, sostenuto, incoraggiato e mediato da una madre mossa da schizofrenici sentimenti di gioia e disperazione. Il costante lavoro drammaturgico su corpo e voce, nel quale emergono evidenti punti di contatto con l’insegnamento di Eugenio Barba ed Ersilia Lombardo, conducono Bernardo Casertano alla sperimentazione delle potenzialità del corpo in scena, quale rappresentazione simbolica, iconica e fortemente semantizzata della nascita e della perdita.

In un’agitata danza primordiale il corpo si piega e si stende, muore, rinasce e finalmente respira, ora muto, mentre ad annunciare la sua finitezza si proiettano sul fondale i versi di Wislawa Szymborska: «Non ho dubbi che questa sia la prima. / Qualunque cosa io faccia, si muterà sempre in ciò che ho fatto».

Tenacemente desideroso di fallimento, imperfezione e mortalità, l’angelo caduto racconta realmente un sogno di libertà e di emancipazione, che passa attraverso la debolezza e l’stinto della richiesta d’aiuto. Il divino e la madre, agenti creatori di corpi dipendenti e soggetti a repliche e imitazioni, sono dolorosamente e timorosamente abbandonati a favore di una concreta e tattile solitudine indipendente.

Tre corpi, tre voci, tre respiri vengono animati in scena da un ottimo Bernardo Casertano che, a seguito di importanti esperienze teatrali (Tre sorelle di Cechov, regia di Jean Paul Denizon, Le viole regia di Andrea De Magistris, Industria indipendente di Ersilia Lombardo) e dell’incontro artistico con Sabino Civilleri, Manuela Lo Sicco, Ersilia Lombardo della compagnia Sud Costa Occidentale di Emma Dante, conferma i sorprendenti risultati di una ricerca attoriale in una performance vibrante ed emozionante che fa lo spettatore depositario di inquietanti interrogativi.

Lo spettacolo è andato in scena
Carrozzerie n.o.t.

via Panfilo Castaldi 28/a
dal 4 al 6 dicembre 2014

Dino
di Jan Fabre
drammaturgia e regia di Bernardo Casertano
con Bernardo Casertano
aiuto regia Valentina Cruciani
luci e fonica Paride Donatelli
durata 50′