Marta si libera della polvere

Sul piccolo palcoscenico di Teatro Libero un grande monologo tutto al femminile che fa riflettere su insicurezze, mancanze e bisogni dell’altra metà del cielo.

Sulle note delicate di Ludovico Einaudi ha inizio Dizionario della polvere, un monologo coinvolgente in cui le parole si sposano alla musica e alla pittura. L’interpretazione di Elena Giusti, infatti, è costantemente accompagnata dalle illustrazioni di Cecilia Viganò che, con materiali semplicissimi come coriandoli, tempere, sabbia e acqua, dipinge su una lavagna immagini che si materializzano su una tela posta alle spalle dell’attrice. Questa è la pura e semplice scenografia che cattura dolcemente l’attenzione del pubblico e che lo aiuta a immergersi nelle parole recitate da Marta, protagonista unica dello spettacolo.

Marta è una donna fragile che si presenta al pubblico scalza e vestita di bianco, pronta a mettere a nudo, talvolta con ironia e talvolta con drammaticità, i pensieri, le gioie, i dolori che affollano e che spesso paralizzano la sua mente e il suo cuore.

Marta racconta di sé, delle sue emozioni, del rapporto con il suo corpo, delle sue insicurezze spesso alimentate da chi la circonda e dalle quali sente l’esigenza di liberarsi. Per raccontare la sua vita si serve di un baule, dal quale trae oggetti che la possano aiutare a dipingere meglio la sua vita e la sua situazione di donna, imprigionata sotto uno strato troppo spesso di polvere, che sente l’esigenza di smaterializzare, per arrivare fino agli atomi più piccoli di sé e ritrovarsi, così da entrare in contatto con la sua vera essenza.

Una copertina celeste introduce il tema della maternità. La donna, infatti, racconta con emozione del suo rapporto con Sara, la figlia tredicenne: una ragazza dolce e sensibile, che spesso si confida con la madre, ma che non è ancora capace di poterla ascoltare e comprendere appieno, a causa della sua giovane età.

Un ombrello rosa, sotto il quale Marta narra del suo rapporto con il marito, rappresenta bene la sottomissione e il senso di soffocamento che la protagonista vive. Lui è un uomo che non le parla mai, che non sa ascoltarla: immerso nel lavoro, circondato dal senso del dovere e interessato solo al denaro, che venera gli oggetti materiali al punto da lavare la macchina ogni giorno e di non rinunciare al cellulare nemmeno tra la quiete dei monti. Marta, accanto a lui, si sente come una sogliola, schiacciata, nell’impossibilità di comunicare, di potersi esprimere ed essere capita.

In lei e nella sua storia possono riconoscersi tante donne, con le loro difficoltà – in particolare nei confronti di chi sta loro accanto. Dizionario della polvere è uno spettacolo focalizzato sull’universo al femminile, sul ruolo sociale della donna, spesso soffocata dalla sguardo maschile – incapace di coglierne le esigenze o semplicemente di comunicare con lei. Un testo ottimamente interpretato, che sa far riflettere grazie a un giusto mix di intelligenza, ironia e suggestioni musicali.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Libero
via Savona, 10 – Milano
da venerdì 6 gennaio a domenica 8 gennaio, ore 21.00
 
Dizionario della polvere
di Alessandro Bertolini
regia Paolo Valerio
con Elena Giusti
immagini di Cecilia Viganò
al pianoforte Sabrina Reale