Solo i cinici e i codardi non si svegliano all’aurora

tieffe-teatro-milano1In scena fino al 28 novembre al Ciro Menotti: Don Chisciotte – opera pop di Emilio Russo. Simil-musical che cerca di capire che cosa, oggi, abbia ancora da dire il folle cavaliere della Mancia.

Il titolo evoca uno dei tanti versi della commovente canzone che Guccini dedicò a questo mito nel suo disco Stagioni, del 2000. Ancora oggi, a distanza di secoli, una figura come questa è in grado di suscitare ammirazione, sogno, stupore per le folli imprese contro fantasmi nei quali ognuno può riconoscersi: ecco perchè il mito di Don Chsciotte entra più volte ad abitare la stagione del Ciro Menotti, e lo fa iniziando con questa nuova regia di Emilio Russo, per poi seguire, a gennaio, con Chisciottismi.
Questo lavoro di Emilio Russo cerca di esprimere le sfumature e le avventure del cavaliere della Mancia più con la musica che con la recitazione: in apertura, non a caso, la presentazione dei due protagonisti è affidata proprio alla canzone di Guccini, mentre per tutto lo spettacolo, nei momenti recitati, a fare da sfondo continuo, sentiamo il dolce e leggero Liebesdraum (Sogno d’amore) di Liszt ri-arrangiato in chiave jazz dal bravissimo Alessandro Nidi, che in quest’avventura musicale è accompagnato da compagni eccellenti: una bravissima Helena Hellwig (forse un po’ impacciata in quanto a presenza scenica ma impeccabile nelle competenze vocali ed espressive), il chitarrista Enrico Ballardini e la contrabbassista Francesca Li Causi.
“Sogno d’amore” è l’espressione chiave che meglio rappresenta questo tenero e sognante Don Chisciotte, che, nonostante sia un po’ avanti con l’età, rispetto all’immaginario, persegue con ancora più ostinazione un sogno d’amore impalpabile, impossibile. Rappresentato da un bravissimo Alarico Salaroli ed egreggiamente seguito da un energico e sfrontato Sancio – Marco Balbi – i due si muovono in un contesto attuale: nonostante siano vestiti alla maniera cinquecentesca – proprio come ci si immaginerebbero uno strampalato cavaliere e il suo ancor più sgangherato scudiero – la scenografia si veste di copertoni e lamiere di “ferro”, le quali – all’occorrenza – vengono alzate per svelare la celebre locanda del Toboso, una balera stile anni ’50 nella quale tango, musica pop, ballate e poesie cantate si alternano per raccontare, più con la musica che con le parole, le sfrontate e oniriche follie di questo uomo che alla fine giunse davvero sulla luna.

Il tutto è infatti ambientato nell’estate del 1969, quando l’uomo mise per la prima volta piede sulla luna. Sempre sulla luna vedremo approdare, nel finale, la folle coppia visibile in controluce. La commovente chiusura dello spettacolo è un momento che riscatta tutti quei passaggi della drammaturgia forse meno convincenti. L’impressione che spesso si ha, nonostante la bravura di tutti gli attori/cantanti in scena, è che alla base ci sia una sceneggiatura un po’ debole, che manchi di continuità, che voglia dire troppe cose insieme senza un forte filo conduttore.
Nonostante il regista sia rimasto in molti passaggi fedele al testo di Cervantes, l’attualizzazione di certi contenuti – trasmessi in musica – sembra non avere un intento chiaro e ogni tanto spiazza lo spettatore.
Convincente, invece, il finale, che non indugia sulla morte di Don Chisciotte, ma ci mostra come il folle duo abbia finalmente conquistato la luna: i sogni e le passioni vanno perseguite ad ogni costo e anche oggi c’è bisogno di essere sognatori! Dunque, se questo è il messaggio, così sia: in fondo anche le imprese di Don Chisciotte sembravano folli e sconclusionate al compagno Sancho; lasciamoci quindi il beneficio del dubbio che anche una drammaturgia non regolata al millimetro, forse, sia un modo per entrare meglio nello spirito “Donchisciottesco”.

Lo spettacolo è in scena al
Teatro Ciro Menotti – via Ciro Menotti 11, Milano
Dal 7 al 28 novembre 2013
Don Chisciotte – opera pop
sceneggiatura e regia di Emilio Russo
con Alarico Salaroli, Marco Balbi
voce Helena Hellwig, pianista Alessandro Nidi, chitarra e percussioni Enrico Ballardini, contrabbasso Francesca Li Causi
musiche scritte e dirette da Alessandro Nidi
scene Elena Beccaro e Denise Carnini
costumi Mariella Visalli
luci Mario Loprevite
assistente alla regia Giorgio Castagna
produzione Tieffe Teatro