La fantasia al potere

teatro-argot-studio-romaDon Giovanni, de I Sacchi di Sabbia, in scena per Dominio Pubblico al Teatro Argot di Roma.

Con il Don Giovanni, presentato all’interno della stagione di Dominio Pubblico, I Sacchi di Sabbia incantano anche il pubblico del Teatro Argot di Roma.

Nei confronti dell’Opera, quella con la iniziale maiuscola, esistono due fondamentali forme di aspettative. Accanto a quella dei cultori della materia, che – capaci di valutarne virtuosismi tecnici e complessità compositive – guardano solitamente con diffidenza innovazioni e contaminazioni del ”verbo” originale e si esaltano per la purezza delle esecuzioni, esiste infatti quella dei ”più”, che – lontani dall’elitarismo di cui questo genere d’arte è espressione – non possono fare altro che confessare la propria ignoranza e impreparazione.

A ”spaventare” dell’Opera spesso è proprio la difficoltà di comprensione legata alla ”sintesi” dei diversi linguaggi artistici che va dalla partitura musicale ai costumi, dalla drammaturgia alla messinscena, fino ad arrivare all’interpretazione (anche gestuale) dei cantanti.
Il registro linguistico (il libretto), poi, è talmente elevato e piegato a esigenze ”sonore” da risultare sostanzialmente incomprensibile e impossibile da seguire a meno che non si conosca a perfezione la scrittura o si abbia con sé il testo.

Un genere, quello dell’Opera, che fa diretto riferimento a un pubblico, dunque, estremamente colto perché capace di ”permettersi” la formazione di un giudizio di ”gusto” culturalmente adeguato, ma allo stesso tempo fondamentalmente di classe ché richiede un ”impegno” verso il quale, spesso, i giovani mostrano un atteggiamento di comprensibile e quasi ”dovuto” disinteresse, se non proprio di rifiuto, vista la lontananza dai canoni di interesse e piacere ”popular”.

È proprio questa complessità/distanza che il Don Giovanni de I Sacchi di Sabbia mette in crisi, smontandone il fondamento stesso su cui essa si regge, appunto la fusione dei linguaggi, rivoluzionandone il genere senza mai comprometterne l’alto livello di rigore e attenzione richiesto, e assicurando inoltre una qualità artistica di pregevolissima fattura.

La vicenda di Don Giovanni, il farfallone libertino, gioioso e mai pentito, che fa incetta delle altrui donne è rispettata nella sua atmosfera di equilibrio tra serietà e scanzonatura, e i sei interpreti ”vocali” in scena riescono a renderne con incredibile somiglianza lo svolgimento, grazie a una sconcertante mimica e una spassosa rumoristica sempre pertinente.

Il testo proiettato sullo sfondo rende la storia perfettamente intellegibile a chiunque (merito anche della comica anticipazione di Giovanni Guerrieri nei panni di un assistente di volo che spiega le ”indicazioni di viaggio”), mentre il piano musicale ed espressivo viene affidato al ”capriccio per boccacce e rumorini” che meravigliosamente ricostruisce con sommo rigore e grandi capacità musicali i temi, le melodie e le armonie scritte da Mozart.

La restituzione dei ”caratteri” musicali attraverso i versi e l’accompagnamento delle espressioni facciali costituiscono espedienti mirabili per tenere alta la tensione e la dinamica scenica, che mai affatica o stanca. Diverse trovate sono memorabili, come l’assolo cagnesco di Elvira e il Don Giovanni che si estranea dal contesto con spirito quasi brechtiano per protestare contro chi gli ha imposto una parte di soli «po po po».
Le composizioni, originariamente per canto e orchestra, adattate al nulla con cui I Sacchi di Sabbia decidono di interpretare arie sempre riconoscibili, risultano talmente varie ed elaborate da non far sentire affatto la mancanza degli strumenti, mentre ulteriori dettagli palesano la geniale parodia cui si sta assistento, come l’immediata e convulsa ripresa del secondo atto e l’utilizzo dei costumi (camicia, gonnelline e calzoncini) con cui gli interpreti calcano la scena.

Uno sfacciato e impertinente ”atto di amore” sorto da una idea semplice ma affatto banale nella sua realizzazione, che fa nascere irresistibile la curiosità su quello che sarà il prossimo passo di questa compagnia capace di muoversi con portentosa disinvoltura tra tradizione e innovazione.

Teatro Argot Studio
via Natale del Grande, 27 – Roma
fino a domenica 8 dicembre

Don Giovanni
di Wolfgang Amadeus Mozart
progetto di Giovanni Guerrieri, Giulia Solano, Giulia Gallo
con la collaborazione di Giulia Gallo e Giulia Solano
con Arianna Benvenuti, Giulia Gallo, Giovanni Guerrieri, Maria Pacelli, Matteo Pizzanelli, Federcio Polacci, Giulia Solano
tecnico Federico Polacci
produzione I Sacchi di Sabbia/Compagnia Sandro Lombardi
in collaborazione con Teatro Sant’Andrea, La Città del Teatro, Armunia Festival Costa degli Etruschi con il sostegno della Regione Toscana