In cerca di se stessi

Al Teatro Argot Studio, lo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Leonardo Capuano tra lirismo e slapstick

Un giullare, un manichino sghembo, un trovatore.

La figura del balbuziente portato in scena dall’attore proveniente da Laboratorio Nove – autore e interprete de La cura, presentato al festival di Volterra nel 2000, di Zero spaccato e di altre produzioni Armunia (l’ultima, La sofferenza inutile) – è un eroe comico-romantico che, cercando/negando la propria identità, con dinamismo sincopato e irrefrenabile, cerca e nega l’assoluto. Trovare l’immobile nel mobile e l’uno nel molteplice è forse un concetto che suona novecentesco, ma resta tanto vivo e illuminante al tempo della società liquida e informe, che ci destruttura alimentandoci.

Così, il monologo del buffone in abiti femminili si fa sintesi dinoccolata e frenetica di un gioco delle parti in cui a vincere non  mai la realtà, una e inopinabile, né la ragione, quella finzione di interezza a cui ci si aggrappa per non venire trascinati dall’eterno mutamento. Vince il folle, chi si arrende all’unica verità che ci  dato conoscere: ovvero che essa non esiste, ma si costruisce e si demolisce continuamente. Nel nominarla la neghi, nel negarla la reclami a gran voce.

E ti struggi, ti dimeni, balli e muori tante volte, nell’ossessione di toccarla, di diventare completo e finito come lei, finché ti abbandoni all’insensatezza di questa ricerca e allora accetti di non trovarla, di non trovarti.

Capuano (si) disseziona per poi ricucire e ricucirsi, in un ciclo instancabile, al cardiopalma appunto, come quello dell’acqua: «se mi dici così io mi sciolgo, e poi evaporo. Ma a quel punto puoi respirarmi e se ti manco puoi piangermi, e io ti scivolerò dagli occhi», dirà il balbuziente all’amata, perché tutte le forme dell’essere sono vere, tutte significanti senza significato.

Il riso è amaro e l’amarezza  risibile nel sogno sovrapposto e squilibrato del protagonista . Un funambolo, perennemente in bilico tra lucidità e assurdo, che si salva e ci salva solo perdendosi, perfetta cifra di questo interessante e riuscito spettacolo.

Lo spettacolo continua
Teatro Argot Studio
via Natale del Grande 27
fino all’1 febbraio
dal martedì al sabato ore 21, domenica ore 17.30

Elettrocardiodramma
di e con Leonardo Capuano
assistente alla regia Elena Piscitilli
luci Corrado Mura
produzione 369gradi – Armunia