Il liquore di Dulcamara risveglia e riscalda il composto pubblico milanese, in una versione moderna dell’Elisir d’Amore.

Valida rivisitazione temporale per l’Elisir d’Amore proposto dal regista Laurent Pelly, al Teatro alla Scala, sul finire della stagione 2009/10. Originariamente ambientata alla fine del XVIII° secolo, l’Opera di Donizetti sembra ora collocata negli anni 40 – dopo la Seconda guerra mondiale – tanto da far sembrare Belcore un militare italiano appena tornato dal fronte.

A sottolineare questa contestualizzazione entrano in gioco la scenografia e i costumi. Alcune scene sembrano immagini rubate da una foto o impresse su un quadro. Tornano alla mente le prime fotografie a colori, ma anche l’universo iconografico del neorealismo cinematografico, con il suo occhio attento alle classi disagiate e alla mutazione sociale dei sentimenti.

L’ambientazione, totalmente all’aperto – tra natura e scorci di paese – fa rivivere l’atmosfera raccolta dei piccoli borghi, la campagna, la solidarietà delle persone comuni. L’amore e il romanticismo del protagonista, Nemorino, sono evidenziati sin dalla prima scena, dove la natura e le sfumature quasi ricordano i quadri di Monet – un’enorme montagna di fieno dorato e un ombrellone ross
o riempiono il palco e la “Donna con parasole” – il famoso quadro del maestro dell’Impressionismo – sembra rivivere sul palcoscenico. La rivisitazione operata da Pelly è decisamente all’insegna del colore. Colore per i fondali e i costumi che sottolineano l’allegria e la festosità dell’opera stessa, la scaltrezza delle donne, e la voglia di ricominciare – che la faceva da padrona nel secondo dopoguerra. Colorati anche i suoni – come diceva Kandinsky: a ogni colore corrisponde un suono e viceversa. E i vocalismi di questa giovane compagnia – attenendosi alla scala Kandiskyjana – rimandano ai toni del rosso che, come sosteneva il pittore russo, evocano un’energia positiva che può essere canalizzata, proprio come la voce, strumento che i canta
nti utilizzano in maniera sublime. Rosso che è anche il colore dell’amore e della passione, temi centrali dell’intera opera. Colorato anche il pubblico, perché alla Scala non ci si aspetta di sentire levarsi un: «Bravo!» dalla platea – dopo l’interpretazione del pezzo di repertorio Furtiva Lagrima, cantata da un giovane Francesco Demuro, nei panni dell’innamorato Nemorino.

La scenografia risalta anche per un’altra particolarità, un inusuale utilizzo dei motori – scelta questa che consente di sottolineare ancor più la collocazione temporale. Sul palco sfileranno nell’ordine un motorino, un camion e un trattore.

Scelta innovativa da parte del regista e anche audace per un pubblico, come quello Scaligero, che sembra però aver apprezzato un tocco di creatività, premiando cantanti e orchestra con diversi minuti di ininterrotti applausi.

Elisir D’Amore
Teatro Alla Scala

Musiche di Gaetano Donizetti
Libretto di Felice Romani
Direttore Donato Renzetti
Regia e costumi Laurent Pelly
Regia ripresa da Hans Christian Räth
Scene Chantal Thomas
Luci Joëll Adam