Al Franco Parenti un esperimento firmato da Sonia Bergamasco sull’Hérodiade di Mallarmé in bilico tra virtuosismo ed esegesi.

Premessa: la vicenda biblica di partenza è ben nota e nell’Ottocento ha affascinato pittori e scrittori, quali Moreau o Beardsley – che accettò di illustrare la Salomè scritta dell’amico Oscar Wilde.

Ulteriore premessa: Stéphane Mallarmé non è un poeta “facile”. Anzi, il contrario. Il suo preciso scopo è «lasciare l’iniziativa alle parole» che, riorganizzate grazie a una sintassi scevra da regole, ricreino universi sonori che «l’intelligenza del lettore dovrà mettere in scena». Un lavoro complesso, quindi, da fare nel silenzio della propria mente, ripetendo ogni parola, meglio se ad alta voce, più volte, e a occhi chiusi. Del resto Mallarmé è il teorico del teatro mentale, per lui l’immaginazione è l’unica sfera nella quale si può rappresentare il mondo dello spirito e la presenza reale e tangibile di attori, scenografie e costumi diminuisce, invece che amplificare, le possibilità dell’espressione artistica.Tradurre, quindi, frammenti del suo poema incompiuto, Hérodiade, in azione teatrale è una sfida alquanto ardua. Sonia Bergamasco la propone al pubblico con l’intelligenza che le è propria, giocando sull’interazione tra suoni, musiche, voce recitante, distorsioni elettroniche, amplificazioni, rumori. Mentre le luci o la loro assenza, i riflessi accecanti nello specchio-schienale del trono sul quale siede per tutto il tempo, i chiaro-scuri che ne scavano il volto e il corpo sottolineano anche a livello visivo quei passaggi tra negatività e positività propri dell’animo umano e, per analogia, di Salomè – rimandando forse ai contrasti cromatici di Quando minacciò l’ombra della legge ineluttabile, altra poesia di Mallarmé.

In quarantacinque minuti circa di spettacolo le modulazioni espressive della sua voce, dal rauco al cristallino, cercano di accompagnarci nel labirinto della mente della protagonista fino al momento in cui Bergamasco si perde nella pazzia della risata rivelatrice. Per una decina di minuti la sua voce – a volte distorta elettronicamente – segue l’intera scala del riso – mentre finge di leggere un libro che stranamente rimanda a un’altra opera di Mallarmé, quel Livre, costituito da parti distinte che l’autore vagheggiava di leggere in pubblico, variando all’infinito le combinazioni dei fogli.

Un esperimento, quindi, decisamente interessante e in parte riuscito – a livello filologico ed esegetico – ma di difficile fruizione soprattutto se non si conosce a fondo la materia di partenza – già di per sé in parte oscura – e se al teatro si chiede comunic/azione oltre che indubbio virtuosismo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti
– Sala AcomeA
Via Pier Lombardo 14 – Milano
fino a domenica 21 novembre
orari: da martedì a venerdì ore 20.30 – sabato ore 19.45 – domenica ore 16.00 

Esse di Salomè
teatro sonoro
da Stéphane Mallarmé
di Sonia Bergamasco e Francesco Giomi
liberamente tratto da frammenti dell’Erodiade di Mallarmé
traduzione di Cosimo Ortesta con Sonia Bergamasco