L’interdizione venuta dal basso

celestins-lyonAl Théâtre des Célestins di Lione David Géry mette in scena una fedele rappresentazione di Fahrenheit 451, capolavoro fantascientifico di Ray Bradbury. Gli spettatori entrano nella materialità del farsi dell’opera, tra fumi e fuochi, libri che cadono dal cielo e rapidi cambiamenti topografici della scena.

Si ha un leggero sussulto quando si legge la data di pubblicazione di Fahrenheit 451 di Ray Bradbury: 1953. Sono passati molti anni dall’uscita di uno dei capisaldi della letteratura fantascientifica mondiale, eppure la sua attualità si rinnova con il passare del tempo e con gli sviluppi della tecnologia. Non a caso, il testo ha avuto un’enorme influenza sulla cultura successiva, fino ai giorni d’oggi, e numerose sono state le riprese o gli adattamenti che si sono susseguiti nel tempo (tra i quali è necessario citare l’omonimo film di François Truffaut del 1966).
Fahrenheit 451 non è una favola, ma una drammatica e realistica rappresentazione di un mondo incombente (e di come questo mondo ha già i suoi effetti nel nostro mondo). È un mondo futuro e futuristico, ma estremamente vicino al nostro: Bradbury si limita a ingrandire i dispositivi già presenti nel suo tempo e sta proprio qui, in questa assunzione fino in fondo del proprio mondo, la sua straordinaria e terribile capacità visionaria. La prossimità ci fa tremare perché sappiamo che, nonostante si tratti di un altro mondo, quell’altro mondo è già il nostro.
Nella Grande Salle del Théâtre des Célestins va in scena, fino al 23 marzo, uno splendido adattamento teatrale sotto la regia di David Géry. La trasposizione teatrale riesce perfettamente nel suo intento senza tradire lo spirito e il testo di Bradbury. Una scenografia intelligente permette la creazione degli spazi chiave del romanzo (la casa di Montag, la strada dove avvengono gli incontri con Clarisse, la caserma dei pompieri) attraverso delle pareti semoventi che non si limitano solamente a fungere da sfondi, ma partecipano realmente della scena poiché fanno avvenire le azioni. Sono “muri importanti” che dirigono lo svolgimento degli eventi producendoli, generandoli, mantenendoli in essere fino a quando, con un semplice movimento, lo scenario cambia rapidamente.
L’estrema vicinanza al testo originale non viene tradita nemmeno dall’installarsi di un vero e proprio montaggio al centro della rappresentazione, attraverso il quale il semplice susseguirsi delle pagine viene rotto per una nuova modalità di lettura, in questo caso visiva. Gli incontri, inizialmente casuali, e i dialoghi tra Montag (Quentin Baillot) e la diciassettenne “pazza” Clarisse (Lucrèce Carmignac) vengono interrotti dalle immagini della quotidianità lavorativa del protagonista. Montag è un vigile del fuoco (non a caso, la prima versione del libro si intitolava The Fireman), un addetto di una milizia governativa il cui lavoro consiste nell’appiccare il fuoco alle case dove sono nascosti i libri. Questi ultimi sono il veicolo del male, creano disparità fra la gente e commuovono. Molto tempo addietro, il Governo prese la decisione di metterli al bando, cancellando così il potere negativo insito in quelle pagine. Quel momento di messa al bando è stato fortemente voluto dalla popolazione, dalla maggioranza come da ogni minoranza: il Governo ha recepito questa domanda e l’ha fatta diventare obbligo indiscutibile.
A un certo punto della rappresentazione, Beatty (Alain Libolt), il capitano dei pompieri, avrà cura di illustrare a Montag la nascita e il ruolo del loro lavoro: mantenere la felicità tra la gente, eliminare le differenze, proteggere il mondo sottraendo l’inutile e dannoso “pensiero”. Fahrenheit 451 è la storia di una catastrofe che avviene nello spazio di qualche giorno: Montag, un pompiere al servizio del Governo, cambia radicalmente la sua prospettiva e cerca di penetrare nel senso che i libri celano gelosamente. Incontrerà la giovane Clarisse, che lo inizierà alla riscoperta dei piaceri della natura, e il saggio Faber (Simon Eine) e questi incontri lo porteranno a un rifiuto della sua vita precedente: la scoperta della detenzione di libri non tarderà ad arrivare e la separazione dalla moglie Mildred (Clara Ponsot) sembra essere costantemente sul punto di avvenire, fin dall’inizio. Se l’ostracismo verso i libri non è stato calato dall’alto, dal Governo, ma si è dimostrato essere la volontà del gruppo (Bradbury fa sempre riferimento alla “massa” che si muove insieme), l’iniziativa privata di un singolo, Montag, necessita anch’essa di una forza comune per sopravvivere e per tramandare il prezioso contenuto dei testi. Un doppio gioco che riecheggia ovunque. Ed è una piacevole sorpresa assistere all’ultima scena. Le luci si accendono in sala, Granger (Gilles Kneusé) chiama sul palco gli altri uomini-libri disseminati nella sala. Gli attori-spettatori comunicano dei frammenti di testi a un attonito Montag. Il senso dei libri inizia a svelarsi e lo spettacolo può terminare. Sipario.

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Aux Célestins de Lyon, David Géry réalise une très convaincante mise en scène du chef-d’œuvre de Ray Bradbury, Fahrenheit 451. Le spectacle ne se déploie pas sous les yeux des spectateurs, mais il exige leur présence active, en guise de quatrième mur critique. Tous les sens sont appelés à s’engager dans une vision apocalyptique qui nous questionne sur le bonheur et sur le sens des mots.

Lo spettacolo continua:
Grande Salle – Célestins, Théâtre de Lyon
4, rue Charles Dullin – Lione (Francia)
fino a sabato 23 marzo, ore 20.00

Fahrenheit 451
di Ray Bradbury
regia David Géry
con Quentin Baillot, Lucrèce Carmignac, Simon Eine, Gilles Kneusé, Alain Libolt, Clara Ponsot, Pierre Yvon
assistente alla messa in scena Florence Lhermitte
musiche David Géry
scenografia Jean Haas
luci Dominique Fortin
costumi Cidalia Da Costa
trucco Sophie Niesseron
effetti speciali Jeff Yelnik
video David Coignard
coproduzione Espace Malraux – scène nationale de Chambéry et de la Savoie, Célestins, Théâtre de Lyon, Théâtre de la Commune – Centre dramatique national d’Aubervilliers, T. d’Or (Théâtre)
http://www.celestins-lyon.org