Quando Verdi incontra Shakespeare

Dopo 18 anni torna in scena a Genova Falstaff, affasciante spettacolo per la regia del grande Luca Ronconi nella ripresa di Marina Bianchi.

La prima volta che Falstaff vide le luci della ribalta era il febbraio del 1893 sul palco del Teatro alla Scala e Verdi aveva esattamente ottanta anni. Ancora il genio musicale del “mago” ha dato i suoi frutti e sul palcoscenico si è tornati ad assistere alla commedia lirica figlia del rapporto Verdi e Arrigo Boito. Ed è proprio il suo essere commedia che, a 124 anni di distanza dalla Prima, rende questo spettacolo sempre godibile.
La trama, tratta dall’Enrico IV e dalle Allegre comari di Windsor di Shakespeare, si presta sempre all’attualizzazione: un don Giovanni qual è Sir John Falstaff vuole conquistare Alice Ford e Meg Page e dunque invia a queste due comari la medesima lettera d’amore. Da tal gesto si innesca tutta la comica vicenda che, tra i fraintendimenti e specialmente le burle, conduce al finale lieto praticamente per tutti i personaggi.
Certamente una trama così congeniata ben si presta alla direzione genovese che propone uno spettacolo gradito a tutto il pubblico (ne sono controprova gli scroscianti applausi finali). Una regia che coordina perfettamente le doti canore e recitative di tutti i personaggi a partire dal protagonista. Nei panni appunto di Falstaff, il baritono Carlos Álvarez concede un’interpretazione di tutto punto, si immedesima perfettamente nel personaggio mettendone in risalto gli elementi caratteristici quali la passione per le donne, la burla, l’inganno innocente (come quello verso Ford travestito nella scena I dell’atto II).
Un Falstaff che ha sul petto una F rossa in pieno stile scarlatto alla Hawthorne, un dettaglio davvero intelligente su costumi coerenti di Tiziano Musetti.
E sempre di capacita canore e recitative si parla citando le allegre comari Mrs Alice Ford (soprano) interpretato da Rocío Ignacio, Mrs Quickly (mezzosprano) interpretata da Barbara Di Castri, Mrs Meg Page (mezzosoprano) ovvero Manuela Caster e Nannetta (soprano) nella voce di Leonore Bonilla, che a partire dall’atto I nel quartetto Quell’otre, quel tino, si presentano al pubblico come le simpatiche comari che sono pronte a burlarsi di Falstaff. Anche per loro un dettaglio scenico che le connota simpaticamente: delle oche in cartapesta che si muovono sul prato del palco.
La figura di Nannetta va accostata a Fenton (Pietro Adaìni), altro grande interprete che esprime tutta la passione giovanile romantica a partire dal duetto con l’amata del II atto Pst, pst, Nannetta. Vien qua. – Taci. Che vuoi?
E, infine, altrettanti riconoscimenti interpretativi per il Dott. Cajus (tenore), Bardolfo, (tenore) e Pistolaf (basso), i tre personaggi comici che spalleggiano la parte di Falstaff e anche quella delle comari nel portante gioco protagonista dell’opera: la beffa.
Nonostante il momento di suspense non attesa causato da un blackout nell’ultima parte della messinscena, gli attori non si fermano e nell’ultimo atto, l’insieme dei mimi e danzatori, ci proietta, così come Verdi avrebbe voluto, in un ambiente di sogno e fantasia arcadica tra folletti e spiriti da Sogno di una notte di mezza estate, dimostrando ancora come la regia non solo riconosca la verdiana scrittura ma anche l’insieme di modelli cui questa si può ricondurre.
Apprezziamo la scelta registica conclusiva: sulle note dell’ultima Fuga, Tutto nel mondo è burla, i protagonisti seduti sul bordo del palco rivolgono questo ammonimento al pubblico, garantendo il lieto finale verdiano.
La regia si confronta con la commedia verdiana per eccellenza (non l’unica del repertorio del bussetano ma certamente la più nota) proponendo l’omaggio a quella che fu l’interpretazione di Ronconi (la regista Bianchi aveva infatti lavorato sotto e con il maestro, del quale considera quest’ultima opera quale testamento creativo). È uno spettacolo godibile per la sua complessiva coerenza e per le scene di Tiziano Santi semplici ma inserite attentamente nello spazio scenico.
Ultimo ma non ultimo, l’applauso al Maestro Andrea Battistoni che, come un domatore con la frusta davanti al leone, così con la sua bacchetta governa le musiche di Verdi di cui è profondo conoscitore (si veda la sua direzione all’arena di Verona nell’Aida, il Requiem di Tokyo, Traviata a Monaco per citarne alcune). Sotto la sua bacchetta l’orchestra, a partire dall’attacco Vivace dell’Overture sino alla Fuga conclusiva Tutto nel mondo è burla, ci ha proiettati dentro l’opera e reso partecipi delle diverse beffe.
Un’opera non solita nel cartellone genovese (l’ultima rappresentazione risale al 1999) e che dunque consigliamo di vedere. Non perdete l’occasione di assistere a questa commedia adatta a tutti e che lascia il sorriso sulle bocche degli spettatori.

«Tutto nel mondo è burla. L’uom è nato burlone»
Falstaff, Atto III

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Carlo Felice

Passo Eugenio Montale 4, Genova
In scena il 20, 24 e 28 e 29 gennaio ore 20.30
21 e 29 gennaio ore 15.30

Falstaff
di Giuseppe Verdi
libretto di Arrigo Boito
regia di Luca Ronconi
ripresa da Marina Bianchi
con
Carlos Álvarez – Sir John Falstaff
Alessandro Luongo – Ford
Pietro Adaìni – Fenton
Cristiano Olivieri – Dottor Cajus
Marcello Nardis – Bardolfo
Luciano Leoni – Pistola
Rocío Ignacio – Mrs. Alice Ford
Leonore Bonilla – Nannetta
Barbara Di Castri – Mrs. Quickly
Manuela Custer – Mrs. Meg Page
direttore d’Orchestra Maestro Andrea Battistoni
scene di Tiziano Santi
assistente alle scene Alessia Colosso
costumi di Tiziano Musetti
luci di A. J. Weissbard
assistente alle luci Pamela Cantatore
Orchestra e Coro del Teatro Carlo Felice
Maestro del Coro Franco Sebastiani
Allestimento
Fondazione Teatro  di San Carlo,
Fondazione Teatro Petruzzelli Bari,
Fondazione Teatro del Maggio Musicale Fiorentino
Durata 180 minuti circa