Libertè, egalitè, femminilitè!

Al teatro Oscar va in scena la prima nazionale di FemmMes, il testo di Christian Rullier per la regia di Mamadou Dioume che affronta, senza timori, il bisogno che ogni donna ha di confessare la propria vera natura.

Prima dello spettacolo l’atmosfera invita alla meditazione: appena si scende in sala un personaggio silenzioso e guardingo suona uno strano strumento; più tardi, si scopre che si chiama Shrouti, e che è un antesignano indiano della fisarmonica. Questo strumento, così come tanti altri suonati in scena (sempre da Giulio Berutto), segnano, con il loro suono forte e dolce allo stesso tempo, il dipanarsi delle tre storie al femminile che alternano la dolcezza con la rabbia selvaggia.
Dopo questo primo momento di serenità si è risucchiati da un vortice. Mamadoue Dioume (che ha curato la regia del testo del francese Christian Rullier) ci avvisa: ciò che sentiremo sono parole, storie forti che l’autore non ha voluto presentare diplomaticamente ma in tutta la loro potenza – costruttiva o distruttiva che sia.

Quello che colpisce, infatti, fin dalla prima vicenda, è la forza e la sincerità che non scendono a compromessi con la dolcezza e la comprensione materna che, tipicamente, si riscontrano nei personaggi femminili creati da autori maschi: le tre storie raccontano di donne succubi o maltrattate dagli uomini che – sebbene una sorta di pietà o di compassione emerga dalle loro parole – non esprimono mai un senso di sottomissione, di inferiorità ma, al contrario, in loro si legge il trionfo della femminilità. Donne avide di conoscenza e acute nel pensiero che, con le loro riflessioni dolorose ma sempre brillanti e propositive, anche nei momenti in cui sembrano voler cedere all’uomo lo scettro della vittoria, in realtà conducono in prima persona il gioco del
le relazioni umane.

FemmMes con tre “m” dunque, perché tre sono le tipologie di donne rappresentate, che si riprendono, ognuna a modo proprio, la rivincita su uomini che pensano di poterle “domare” come fossero bestie in cattività, non rendendosi conto di quanto siano meschinamente inferiori a loro. La prima, se ne va di casa dopo aver trascurato se stessa essendosi dedicata, per anni, a una famiglia che non la considera; la seconda è abbandonata dal marito: lei che scrive libri per l’infanzia, credendo a quelle storie che si è usi propinare alle bambine, condite di amore perfetto, famiglia perfetta, felicità ovunque e happy ending scontato. E infine la terza, la femme fatale che attrae gli uomini con la sua sensualità e che offre il corpo a maschi che non capis
cono che avrebbe anche altro da donare loro: ascolto, amore, comprensione, affetto.

Quello che stupisce e ammalia è sicuramente la forza verbale del testo, accompagnata dall’energia fisica delle attrici: l’autore non si è limitato nella descrizione di perversioni, passioni forti che non possono essere descritte “diplomaticamente”; e le tre giovani ed eccellenti interpreti (Enrica Chiurazzi, Laura Manconi, Giulia Salis) “divorano” il palco con movimenti grintosi, talvolta anche acrobatici, esprimendo in pieno quello spirito primitivo e selvaggio che ogni donna ha in sé ma che, spesso, deve nascondere a causa di una legge non scritta, definita “convenzione sociale”.

Quello che emerge in positivo è la necessità di far parlare in teatro le donne, senza retorica, senza tutte quelle limitazioni e gli stereotipi che la società occidentale crede di aver superato e che, al contrario, persistono in maniera subdola nei loro confronti: peccato solo che tutto ciò sia espresso talvolta in maniera esagerata, con espressioni che possono scioccare tanto per la loro forma che per la ridondanza – quasi che, ribadendole, se ne perdesse un po’ il potere deflagrante. Eccellenti le interpretazioni delle tre protagoniste e la bellezza esotica della musica dal vivo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Oscar

via Lattanzio, 58 – Milano
fino a domenica 22 gennaio

FemmMes
testo di Christian Rullier
regia Mamodou Dioume
traduzione di Alessandra Ferrari
con Enrica Chiurazzi, Laura Manconi, Giulia Salis
musiche originali dal vivo Giulio Berutto
disegno luci Cristina Giustini
scene e costumi Marco Giacomini
produzione Atelier Teatro