Solitudine, apatia ossessiva, noia post fine del mondo

Lo spettacolo della compagnia calabrese diretto da Saverio Tavano apre all’Argot Studio la nuova edizione di Inventaria – la festa del Teatro Off. Tante novità in rassegna quest’anno fino al 18 giugno.

Inventaria, un nome curioso che racchiude in se l’identità di un festival che da sette anni a questa parte si impegna per un’eterogenea rassegna di spettacoli, monologhi, corti teatrali rivolta a un pubblico romano assetato di teatro. Sì, proprio così, avete capito bene, un pubblico assetato di teatro, come dimostra il piccolo foyer del teatro Argot, pieno di gente in attesa del primo spettacolo previsto dal festival.

Tra le novità del 2017 abbiamo la nuova sezione Pillole, dedicata agli spettacoli in allestimento, oltre allo spazio dedicato alla formazione teatrale, con un workshop dedicato alla tecnica Meisner per attori professionisti che vogliano, oltre che andare a teatro, perfezionare la loro formazione.

Non è stato sicuramente facile organizzare (ancora una volta) un festival di questa portata. Prima di tutto, per l’immensità di candidature che arrivano ogni anno, in secondo luogo la sua natura competamente indipendete e, infine, perché quest’anno, con la chiusura del Teatro dell’Orologio, la compagnia DoveComeQuando diretta da Pietro Dattola e organizzatrice di Inventaria ha dovuto reinventarsi e trovare delle soluzioni in tempi rapidi e senza snaturare la propria natura. Le premesse affinché ci sia riuscita sembrano esserci tutte spostandosi dalla  sede unica nei tre principali teatri off di Roma -Teatro Argot Studio, Teatro Studio Uno e Carrozzerie n.o.t. – per un totale di quattordici serate, ventiquatquattro compagnie, quattro sezioni, ventuno prime, un workshop.

Formiche, lo spettacolo che apre il festival è una prima nazionale.
Scritto e diretto da Saverio Tavano, direttore artistico di Nastro di Mobius – centro di produzione e residenza artistica calabrese – il giovane regista è da anni impegnato tra i comuni di Cosenza e Lamezia e poi a Squillace, con la creazione di Innesti Festival, per la promozione di una politica culturale nella regione Calabria attraverso formazione e progetti artistici.

Tornando allo spettacolo, che lo vede in scena insieme all’attore Alessio Bonaffini, si tratta sicuramente di una prima versione carica di contenuti, di idee, di un intenso lavoro sui personaggi: due uomini si trovano a condividere uno spazio ristretto in un’epoca e in una città sconosciuta a causa di una fine del mondo improvvisa e non ben specificata.

La loro alienazione è totale ma non si capisce mai se voluta o forzata, se i due individui si siano legati per paura in un momento di estrema difficoltà in una amicizia di necessità, quando avrebbero, forse, potuto aspettare e vedere cosa facessero gli altri cittadini.
Ora si ritrovano in una città invisibile, vuota, senza altri esseri umani. Che fine hanno fatto gli altri? Un dubbio mai dichiarato esplicitamente ma sempre presente nell’arco dello spettacolo.

Al di là dalla trama – che ha poca importanza perché in un mondo desolato c’è molto poco da fare se non parlare – ciò che emerge nello spettacolo sono le abitudini e le paure umane di due personaggi.  Personaggi che si sono differenziati dal resto delle persone per astuzia, ma che rimangono poi incastrati nelle proprie ossessioni, ricordi e in una noia che li attanaglia e che li fa litigare come le coppie che discutono in continuazione dei propri difetti, per poi riconciliarsi in abbracci intensi.

Gli abbracci tra di due attori sembrano un cambio di argomento, di tematiche, un voltare pagina. Purtroppo un voltare pagina dello stesso libro, il libro della storia triste in cui si trovano. Soli in un mondo vuoto. Soli e annoiati.

I due attori hanno una forte presenza scenica e, come caratteristi che impersonificano due stati d’animo, li troviamo uno apatico, desolato e consapevole che non ci sia nulla da fare (se non andare a prendere da mangiare in un supermercato vuoto) e l’altro ossessionato dalla paura delle formiche che scaccia con uno spray e una polvere anti-insetti. In realtà, entrambi cercano l’attenzione dell’altro. Entrambi cercano di vincere sull’altro, ma allo stesso tempo di convivere con l’altro. Un gioco al massacro in un panorama di noia e desolazione.

Se l’intento registico era quello di fare notare questa noia e apatia di vivere, lo spettacolo riesce bene, tuttavia ci si aspettava un punto di svolta, un cambiamento, un colpo di scena e di un finale meno tranchant. Lo spettatore in bilico, in attesa, in dubbio se applaudire o meno, ma l’applauso arriva, liberatorio e fragoroso per questo primo spettacolo di Inventaria.

Lo spettacolo è andato in scena nell’ambito di Inventaria Festival
Teatro Argot Studio
Via di Natal Grande 27, Trastevere
9 maggio, ore 21.00

Formiche
di Saverio Tavano
regia Saverio Tavano
con Alessio Bonaffini e Saverio Tavano
assistente alla regia Gianluca Vetromilo
collaborazione artistica Armando Canzonieri, Nicola Buongiorno
una produzione Nastro di Mobius