L’energia dell’essere rifiuto

Al Teatro Vascello, Garbage girls, donne spazzatura che vivono in un contesto di discarica sociale, che si riflette sulla stessa condizione esistenziale.

Il titolo esplicita perfettamente in senso dello spettacolo stesso. Uno spettacolo al femminile. Tre figure sole a reggere un palcoscenico, una scenografia urbana, nuda e piena, le sembianze di un deposito caotico, scarico di oggetti accatastati. L’ammasso di sedie come sinonimo dell’accumulo nel magazzino della mente e dell’arrovellamento di pensieri, situazioni, contesti sociali che portano all’annullamento dell’individuo. Passi e camminate proiettati sul fondale. Questa, insomma, la cornice del disagio che si va a realizzare.

Quella che viene rappresentata è la sequenza di una crisi sociale e personale, di tematiche come emarginazione, vulnerabilità, esclusione e marginalità che prendono vita in maniera tanto sfacciata e tagliente poiché totalmente reali. In balìa di un linguaggio comunicativo forte si alternano visi e occhi espressivi, persi ognuno nello sconforto, sguardi segnati, smorfie facciali, spiazzante mimica e audaci movimenti, scatti, distorsioni di una follia che pare quasi improvvisata, spontanea.

Lo sperimentalismo di questa danza contemporanea si risolve in gesti provocatori, mirati ad abbattere l’indifferenza di un quotidiano concreto, che è carovana di solitudini, personali e intimi drammi, epifanie non risolte, ma anche bisogni, pulsioni, aneliti e desideri, voglie di riscatto. E si riscattano così le tre donne, in gesti di illogica allegria, in movenze e risate piene, vive.

Spettacolo dalla dissacrante naturalità. Per citare Mariangela Gualtieri: «Vado dentro un delirio…sono morendo morendo. Mi spezzo. Sono tutta fango. Poi rinasco fiore».

Spettacolo sull’individuo, su donne che sono tre facce di un’unica disperazione. Ognuna con il proprio vissuto, il proprio criptico percorso. Una donna rimane più in disparte delle altre che giocano alla loro folle esaltazione. Lei assorta, presenza assente, quasi dimenticata, eppure è lì, a ricordare il peso depresso di tutto quel divagare, di quella distorsione sensoriale e fisica.

Nei movimenti isterici tanta eleganza, e da lì traspare tutto il tracciato di ciò che è femminile, una ricerca di identità in passi che sconvolgono perché se ne avverte appartenenza. La loro lotta è sentita come la nostra lotta. Le contorsioni psichiche rappresentate ci mantengono umani e ci sbattono in faccia il costante menefreghismo e pre-giudizio verso ciò che appare diverso, altro, fuori dalle righe, fuori dagli schemi, verso il concetto di a-normale.

La danza si fa quindi strumento di denuncia, ribellione piuttosto che mortificante silenzio, e le donne la espongono in maniera più concentrata in tre assoli. Lì il punto di rottura di ognuna col mondo, lo scardinamento dei cliché, il messaggio urlato: anche il delirio è una forma di comunicazione. Al movimento si alterna la stasi, brevi momenti in pausa, massima concentrazione su quella che poi diviene complicità di corpi e si risolve nel contatto totale. Un contatto che si risolve,a sua volta, nella rivoluzione della condizione, nel passaggio a un finale di respiro che ognuna vive in un proprio riquadro di luce, comunque in una sinergia fra corpi.

Tutto è condivisione. Unione nella condizione dello scarto, del suo ingombro e fardello, così come nell’evoluzione a forme di grazia, di leggerezza e distensione. È un finale di soddisfazione, inaugurazione di un respiro di traboccante libertà, di sospiri di appagamento, bellezza condensata nell’accettazione della follia. Un epilogo di donne, quelle sul palco, in platea, tutte, che sono lava incandescente, calda brace che infiamma e come flutto d’acqua che non s’arresta, ma inonda.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatro Vascello

Via Giacinto Carini, 78
dall’11 al 13 novembre

Garbage girls
regia e coreografia Francesca La Cava
musiche originali Federico e Lorenzo Fiume
interpreti Corinna Anastasio, Francesca La Cava, Angela Valeria Russo
collaborazione artistica Corinna Anastasio
scene e disegno luci Stefano Pirandello
costumi Francesca La Cava
video Luca Antonetti, Giovanni Sfarra