La verità è negli occhi di chi ci guarda?

Tratto dal celebre romanzo di Luigi Pirandello Uno, Nessuno e Centomila, Gengè – diretto da Roberto Bacci – delinea con efficacia l’immagine di un uomo alla disperata ricerca del vero se stesso, lasciando a bocca aperta il folto pubblico del Teatro Franco Parenti di Milano.

La realtà non è una sola. Ognuno di noi è portato a credere che la sua visione del mondo sia quella oggettivamente “vera”, ma non è così: ciascuno vede e percepisce il mondo in maniera del tutto personale, attraverso i suoi – e solo suoi – occhi, e quello che vede non è necessariamente condiviso anche dagli altri.
È così che Vitangelo Moscarda, il protagonista del capolavoro pirandelliano Uno, Nessuno e Centomila – da cui trae diretta ispirazione il suggestivoGengè di Roberto Bacci e Stefano Geraci – scopre dettagli di sé che non aveva mai visto, partendo da un innocuo e banale particolare: un naso non perfettamente dritto.
Il mondo di Vitangelo – Gengè, come lo chiama vezzosamente sua moglie – verrà allora stravolto, inducendo il protagonista a intraprendere una sciagurata e folle ricerca del vero se stesso, che sembra così diverso da quell’uno che credeva di essere. Nel suo doloroso percorso, Gengè tenterà in ogni modo di “annullare” i centomila Moscarda che vivono grazie allo sguardo degli altri, rasenterà la pazzia e infine si ritroverà ad ammettere amaramente di non essere nulla, di essere nessuno.
Intensa, claustrofobica e potente, la performance, scritta da Bacci e Geraci e interpretata mirabilmente da Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini, dipinge il ritratto impietoso di un uomo e della sua progressiva discesa in un’amara e tragica pazzia, all’affannosa ricerca di un sé che non potrà mai vedere realmente “staccato” da se stesso.
La scena è cupa e materialmente vuota – a eccezione di tre sedie, che costituiscono quasi una sorta di prolungamento di chi le occupa – ma al tempo stesso è colma della presenza dei tre interpreti, abilissimi a dar voce a Gengè e agli altri personaggi che popolano il mondo del povero protagonista.
I tre attori incarnano l’essenza dell’opera di Pirandello, le tre possibilità che si profilano dinanzi agli occhi di Vitangelo: essere Uno, Nessuno o Centomila.
Qual è la verità? Chi è realmente – e incontrovertibilmente – Vitangelo Moscarda? Per tutta la durata dell’opera, Gengè tenta strenuamente di dare una risposta a queste domande e l’ammissione finale di non essere, in fondo, nessuno lascia disarmati e profondamente impietositi da quest’uomo che altro non vuole se non conoscersi e riconoscersi.
Un meccanismo ben oliato quello che Paparella, Puleo e Torrini fanno sapientemente funzionare sul palcoscenico, così come è perfettamente bilanciata la presenza scenica dei tre ottimi interpreti, quasi a dare l’impressione, nei passaggi più intensi, di essere un unicum, tre parti del medesimo corpo. Geniale la scelta di far interpretare a ciascuno dei tre attori la parte di Gengè, non soltanto in una sorta di “staffetta” scenica, ma in alcuni passaggi contemporaneamente, a ricreare un’eco suggestiva che rappresenta sonoricamente la miriade di sfaccettature di cui si compone la realtà e, allo stesso tempo, il progressivo caos in cui piomba la mente del protagonista.
Azzeccata, inoltre, la scelta dei costumi, nei quali ricorre sempre la stessa combinazione di colori, a rimarcare ulteriormente come quelle tre persone che vediamo sul palcoscenico ne costituiscano, nel profondo, una soltanto. Ed è forse questa la chiave di lettura e, insieme, la “soluzione” dell’intera pièce: forse l’unico modo di vivere nel mondo è accettare di non essere un’unica persona, quell’uno che crediamo fermamente di conoscere, ma tanti individui quanti sono coloro che ci osservano.
Soltanto allora, abbracciando tutte quelle entità diverse, potremo, forse, sentirci pienamente noi stessi.

Lo spettacolo continua:
Teatro Franco Parenti
Via Pier Lombardo, 14 – Milano
fino a domenica 18 novembre
orari: feriale, ore 20.45 – domenica, ore 15.45

Gengè
da Uno, Nessuno e Centomiladi Luigi Pirandello
drammaturgia Roberto Bacci, Stefano Geraci
con Savino Paparella, Francesco Puleo e Tazio Torrini
regia Roberto Bacci
musiche Ares Tavolazzi
costumi Patrizia Bonicoli
direzione tecnica Sergio Zagaglia
luci Stefano Franzoni
produzione Fondazione Pontedera Teatro 2011