Infinitezza o finitezza dell’essere?

Marcello Amici accompagna il pubblico nella poetica pirandelliana per riflettere, la notte della vigilia, sul senso della vita, alla ricerca di un tramite che conduca più in alto, oltre le contraddizioni della realtà.

Gente, la notte della vigilia è il nuovo spettacolo proposto da Marcello Amici, costruito con tre novelle di Pirandello, Notte, Il Vecchio Dio e La trappola, e con l’inserimento di due atti unici del drammaturgo siciliano: All’uscita e L’uomo dal fiore in bocca.
Sul palcoscenico la luce proviene solo dal celetto del teatro, sotto la cui illuminazione si alternano i personaggi dello spettacolo avvolti nella loro illusione, prigionieri dell’assurdità dell’esistenza: l’uomo grasso, l’uomo dal fiore in bocca, il filosofo, il vecchio Dio si scambiano battute ed elargiscono i monologhi delle varie pièce agglomerate in scena, che si alternano frammentate, come l’io di tutti i personaggi di Pirandello.
La vita è, come nella metafora del Il Fu Mattia Pascal, un breve fascio di illuminazione «che proietta tutto intorno a noi un cerchio più o meno ampio di luce, di là dal quale è l’ombra nera, l’ombra paurosa che non esisterebbe se il lanternino non fosse acceso in noi, ma che noi purtroppo dobbiamo credere vera, fintanto ch’esso si mantiene vivo in noi».
La regia racconta i drammi, i tanti desideri, le paure, la quotidianità dei personaggi pirandelliani che sono tutti alla ricerca di un senso, di una immagine certa e affidabile a cui ancorarsi per legittimare le proprie scelte o per continuare ad accettare il ruolo che gli altri hanno scelto per loro.
Alla radice della visione del mondo pirandelliana c’è la filosofia di Bergson: la realtà è un perpetuo divenire, un interminabile movimento vitale, e se si tenta di dare forma distinta individuale alla realtà questa comincia a morire. La differenza tra vita e forma è tutta qui. L’uomo è imprigionato nelle forme costruite dalla Società e da lui stesso per sentirsi un individuo; veste delle maschere che lo intrappolano senza una via d’uscita. Questo porta inevitabilmente o a rimanere nell’illusione soffrendone necessariamente o, se disgraziatamente la scenografia del teatrino di carta che è la vita si squarciasse, a rasentare la follia, il sentimento di contestazione per eccellenza. L’uomo dal fiore in bocca potrebbe anche arrivare a un gesto estremo, a uccidere l’ignaro sconosciuto che ha perso il treno con cui si intrattiene a dialogare.
Le parole di Donata nella novella Trovarsi raccontano questo perdersi dell’individuo, il non riconoscersi nella forma e il dissidio tra realtà e arte: «E questo è vero… E non è vero niente… Vero è soltanto che bisogna crearsi, creare! E allora soltanto, ci si trova». L’unico modo in cui la vita si esprime nella sua verità è attraverso l’arte. L’arte per Pirandello è la via d’uscita.
Per Marcello Amici un messaggio ulteriore accompagna il dissidio tra la forma e la vita: la spiritualità. Al filosofo e al suo pensiero non è dato, con il solo ragionare, di giungere al vero senso della vita: se ne esplorano i contrasti e le contraddizioni per l’eternità senza riuscirvi, ma attraverso l’Amore, e una percezione di infinitezza dell’essere che appartiene al tutto, riusciamo a raggiungere “l’oltre”. Altrimenti l’esistenza si riduce a un’incessante concezione materialistica di vita e morte.
L’Amore e il considerarsi parte integrante del fluire del tutto ci rende immortali? La religione è amore assoluto? E ancora, come sottolinea il chorus mysticus del gran finale dell’Ottava di Mahler, la donna, forza creatrice ed energia che muove l’universo, è il principio dell’Amore?
Sono questi gli interrogativi che sottendono allo spettacolo, alla ricerca di una visione immensa, guardando con occhi interiori. Allora il buio non farà più paura, basterà una semplice candela la notte della vigilia a rassicurare e a trasformare le ansie in pura illusione.
Il regista e gli attori sul palco regalano agli spettatori un momento di professionalità e di immensa generosità artistica. Essenziale e interessante la scenografia di Marcello de Lu Vrau, suggestivi e di immediatezza scenica i costumi di Natalia Adriani che ha curato anche la direzione artistica dello spettacolo.

Lo spettacolo continua:
Teatro Agorà
via della Penitenza, 33 – Roma
fino a venerdì 23 dicembre, ore 21.00

Gente, la notte della vigilia
da Notte, Il vecchio Dio, La Trappola, All’Uscita e L’uomo dal fiore in bocca di Luigi Pirandello
regia Marcello Amici
con Anna Varlese, Raffaella Zappalà, Marco Vincenzetti, Umberto Quadraroli, Simone Destrero, Andrea Bloise, Alcide Pasquini
direzione artistica e costumi Natalia Adriani
scenografia e ricerca musiche Marcello de Lu Vrau
disegno luci e fonica Manuel Molinu
direzione tecnica Luigi Burelli
progetto grafico Paola Amici
organizzazione Mauro Ciuco
amministrazione Marco Salietti e Rosemarie Della Scala
foto Enzo Maniccia, Luigi Catalano
direttore di scena Marco Vincenzetti