Una Barbie al tempo del colera

chiesalogo3ptorre[1]Angrily rose (rabbiosamente rosa). È con questa breve frase che si potrebbe riassumere Girl 1.0 di Laura Rossi. Un monologo tragicomico, in cui le mille facce-maschere dell’attrice/drammaturga stanno al centro come l’ovario di un fiore, i cui petali sono costituiti da oggetti sparsi qua e là, tutti di colore rosa.

Alessia, una ragazza di ventisei anni, ha un sogno: fare la modella in spot pubblicitari. Un sogno che la porterà fino al delirio e alla dannazione di se stessa, senza mai rinunciare al suo obiettivo. La sua è un’ossessione; l’unico scopo della sua vita. Alessia è l’incarnazione dell’apparire a ogni costo, lo stereotipo delle ragazze disposte a tutto pur di lavorare in televisione. Attualmente il piccolo schermo è pieno di persone come Alessia: un personaggio sempliciotto che si identifica con i suoi oggetti rosa. Come loro, Alessia dentro è vuota e come loro è uno strumento, anche lei viene usata e “telecomandata”.

Il personaggio interpretato da Rossi sembra presentare delle analogie con la protagonista di Nostra Dea di Massimo Bontempelli – che, con il guardaroba magico di Dea, entra nel repertorio del nascente Teatro d’Arte di Pirandello; e, per la costruzione del personaggio di Dea in chiave antinaturalistica, si associa alla posizione pirandelliana facendola propria. In Nostra Dea è l’abito la condizione che determina l’uomo: “Siamo quel che portiamo indosso”. Dea, a seconda del vestito che indossa (o, meglio, che le fanno indossare), subisce una metamorfosi che ne investe l’intera personalità, non solo l’aspetto esteriore ma anche le competenze culturali. Il corpo di Dea svestito si trova al “grado zero” in quanto a personalità. Come Dea, Alessia senza la voce guida della tv e senza i suoi oggetti banali ma rassicuranti, non sembra avere una propria personalità o scopi nella vita. Durante tutta la pièce, si assiste a una sorta di dialogo tra il personaggio – emblematicamente grottesco – e una voce off (un messaggio pseudo-pubblicitario che la tormenta). Questa voce dà ordini ad Alessia e si fa beffa di lei, costringendola a cambiare mille volte abito, usare creme e spazzole troppo aggressive, tanto da causarle il sanguinamento della pelle; le ordina di piangere anche quando non si sentirebbe in grado di farlo (perché lo dice il contratto). La povera Barbie-Alessia sarà costretta persino a tagliare una cipolla in scena e posare le fette sugli occhi. Evidentemente tra le intenzioni della drammaturga, c’è quella di attivare il senso olfattivo del pubblico: attraverso un mix di odori forti – quali talco, aceto e, appunto, cipolla… Oltre al gusto: infatti, ad accogliere gli spettatori del Sant’Andrea di Pisa c’è una caramella alla fragola.

Un caos di oggetti rosa e odori intensi, una recitazione sopra le righe e la denuncia della realtà che ci circonda: questo in breve Girl 1.0 di Laura Rossi.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Sant’Andrea – Pisa
venerdì 24 ottobre, ore 21.30

GIRL 1.0
di e con Laura Rossi
disegno luci Valeria Foti
organizzazione Giulia Traversi