E il vero amore?

Al Teatro Libero, una rappresentazione “multimediale” dell’amaro testo di Arthur Schnitzler, Girotondo.

I tempi sono cambiati: quello che nei primi decenni del Novecento veniva censurato, oggi può essere tranquillamente rappresentato senza timori, risentimenti o polemiche. È il caso di Girotondo, opera scritta da Arthur Schnitzler tra XIX e XX secolo e rappresentata per la prima volta nel 1920.

Lo spettacolo è strutturato in dieci scene dove agiscono personaggi di diversa estrazione sociale, quali il soldato, il conte, la cameriera, la prostituta, l’attrice – interpretati tutti solamente da due attori: Silvia Soncini e il bravissimo Alessandro Castellucci. In ciascuna scena dialogano un personaggio maschile e uno femminile e, passando da un quadro all’altro, cambia uno solo tra i due protagonisti – il che conferisce alle diverse situazioni un’evidente continuità e coerenza. Lo schema degli episodi è sempre il medesimo: una sorta di corteggiamento – di “tira e molla” amoroso – che si conclude con l’immancabile atto sessuale, talvolta oscurato dall’abbassarsi delle luci, talvolta rappresentato apertamente.

In realtà, si ha una barriera – tra gli spettatori e ciò che viene agito sul palco – e consiste in un telo che rappresenta l’elemento più significativo di una scenografia estremamente originale e innovativa. Su detto schermo, infatti, sono proiettati i disegni che vanno a costituire l’ambientazione di ogni singola scena. L’effetto è straordinariamente curioso, in quanto un attento e preciso gioco di luci permette a tali disegni – proiettati sullo schermo posto tra attori e pubblico – di risultare quasi trasparenti e di costituire, quindi, una sorta di fondale. Talvolta, addirittura, si ha una vera e propria scenografia in movimento, che segue gli spostamenti degli attori – è quanto accade, ad esempio, nel quadro col soldato e la cameriera nel momento in cui escono dal locale e si muovono nel bosco.

Ma l’originalità della rappresentazione si manifesta soprattutto negli intermezzi. Al ritmo di una musica elettronica si proietta una schermata da videogioco per scegliere, di volta in volta, l’avatar del nuovo personaggio. Così, ad esempio, se sul palco resta l’attrice, si seleziona l’avatar del conte, si scelgono i vestiti, la capigliatura, si clicca su OK, si aspetta il caricamento e in pochi secondi entra in scena il conte. Un’idea davvero originale e interessante che trasforma quasi la pièce in un illusorio spettacolo multimediale. Peccato che anche il bel gioco, quando è ripetitivo, stanchi. In quasi due ore, infatti, si assiste per dieci volte ai medesimi intermezzi e alla riproposizione delle stesse vicende – anche se ciò è dovuto proprio alla concezione del testo da parte del suo autore.

Non a caso, “gira che ti rigira” (Girotondo, appunto) – dopo i corteggiamenti, le ripicche, i freni inibitori, i desideri, i tira e molla – tutto si risolve nel sesso. Tanto è vero che, appena consumato l’atto, la “magia” svanisce e i due personaggi si allontanano velocemente. L’uomo, in particolare, sembra fuggire da ogni legame, dopo il soddisfacimento del proprio desiderio. E il vero amore?, viene da chiedersi. In Girotondo non ve n’è traccia. L’angoscia che lo spettacolo produce è dovuto soprattutto ad alcune considerazioni, quali che gli avatar selezionati nella realtà quotidiana – ossia le persone che ci circondano – non siano troppo diversi da quelli concepiti nella finzione teatrale. Il girotondo dei rapporti di coppia, trattato con un velo di leggerezza, di ironia, talvolta di divertimento – che non esclude, tuttavia, momenti monotoni – lascia, purtroppo, l’amaro in bocca.

Lo spettacolo continua:
Teatro Libero
via Savona, 10 – Milano
Fino a lunedì 12 marzo
orari: da lunedì a sabato, ore 21.00 – domenica ore 16.00
 
Girotondo
di Arthur Schnitzler
regia Paola Giacometti
con Silvia Soncini e Alessandro Castellucci
aiuto regia Luca Ligato
audio e video designer Michele Bizzi
produzione Teatrouvaille