Il miracolo del giovane venezuelano a Santa Cecilia

Presso l’Auditorium Parco della Musica, Gustavo Dudamel dà dimostrazione della sua riconosciuta fama internazionale.

La storia della musica classica è l’essenza spirituale della cultura occidentale, e forse prima ancora che “occidentale” in senso ampio potremmo dire “europea”; è nel cuore dell’Europa infatti che è sorta la grande tradizione della musica, che nel corso dei secoli è stata poi assorbita, invidiata, stimata e seguita dal mondo intero. Infatti, se i grandi geni dell’olimpo della musica sono di provenienza europea, e più nello specifico tedesca come sappiamo bene, è una tendenza felice specie degli ultimi tempi la diffusione internazionale e indiscriminata dei capolavori di quei grandi artisti, e perciò si nota come in estremo oriente ci siano dei grandissimi estimatori di Verdi e Beethoven, ma così è anche per altre zone del mondo come il Sud America. La sensibilità latina accomuna queste civiltà topograficamente agli antipodi con la cultura mediterranea, ma i latino-americani non disdegnano affatto neppure la nobile e solenne tradizione nordica. Tutto questo preambolo serva da introduzione per parlare dello spettacolare concerto andato in scena ieri sera all’Auditorium Parco della Musica, presso la Sala Santa Cecilia: l’orchestra nazionale di Santa Cecilia infatti è stata protagonista di un’entusiasmante serata, che aveva come ospite d’onore Gustavo Dudamel, che ha diretto l’orchestra con rara maestria e un’energia d’altri tempi. Gustavo Dudamel è considerato dalla critica e dal pubblico internazionale l’astro nascente della musica sinfonica, uno dei migliori direttori d’orchestra in attività, senza dubbio il più grande tra quelli di nuovissima generazione; infatti, classe 1981, Dudamel è ormai un direttore maturo, più che adulto, con una personalità e uno stile contraddistinguibili. Un giovane direttore venezuelano, ospite a Roma in coincidenza con la visita del neoeletto Presidente Maduro, il successore del compianto padre della patria Chavez; comunque la carriera di Dudamel ha un tono internazionalistico, essendo direttore della Los Angeles Philharmonic e della Orquestra Sinfonica de Venezuela Simon Bolivar. Riconosciuto come sublime direttore dell’opera mahleriana, Dudamel è stato nominato dal Times come una delle 100 personalità più influenti del mondo: belle soddisfazioni per il vulcanico 32enne dai capelli ricci, capace di restituire al pubblico tutta l’energia delle opere eseguite, affidando a loro un significato espressivo potente e certo non scontato.
Pensiamo anche alla versatilità di Dudamel: infatti il programma eccezionale prevedeva tre opere molto diverse tra loro per epoca e stile, ma che assumevano tutte una coloritura titanica e impetuosa grazie alla firma del venezuelano, la cui direzione insiste molto sui fiati e sulla loro cadenza ritmica.
Si è partiti con L’Idillio di Sigfrido, di Richard Wagner: già qui i corni si sono distinti, senza nulla togliere allo splendido tessuto dei violini, espressione del cromatismo wagneriano; si è poi tornati indietro di un secolo, per l’esecuzione della vitalistica e frizzante Sinfonia n. 96 in re maggiore “Il miracolo” di Franz Joseph Haydn, per poi chiudere tornando a metà Ottocento, col pezzo forte, la splendida Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 97, conosciuta anche come la Renana, di Robert Schumann. L’estro e la dinamicità di quest’ultima opera sono come esplosi tra le mani del direttore sudamericano, che ha riscosso per la sua arte un successo e un’approvazione entusiasta da parte di un folto pubblico accorso ad ascoltare “il miracolo” di questa promessa della musica mondiale.

Lo spettacolo continua:
Auditorium Parco della Musica
viale Pietro De Coubertin – Roma
martedì 18 giugno ore 19.30

Accademia Nazionale di Santa Cecilia presenta
Gustavo Dudamel dirige Wagner, Haydn e Schumann
L’Idillio di Sigfrido di Richard Wagner
Sinfonia n. 96 “Il miracolo” di Franz Joseph Haydn
Sinfonia n. 3 “Renana” di Robert Schumann
direttore Gustavo Dudamel