Fatlandia

vascello-teatro-roma-80x80L’universo delle favole mostra il suo lato oscuro e nascosto diventando metafora di un’attesa irrisolta: al Teatro Vascello di Roma va in scena in prima nazionale Hansel e Gretel. Il giorno dopo.

La compagnia Lafabbrica conclude la Trilogia dell’attesa prendendo in prestito la celebre favola dei fratelli Grimm, Hansel e Gretel. Sul palcoscenico del Teatro Vascello però ci troviamo di fronte a uno scenario ben diverso da quello comune all’immaginario di chi almeno una volta ha sentito parlare dei due piccoli fratelli che, abbandonati nel bosco dalla matrigna, giungono presso la casa di marzapane della strega che li catturerà.
Quello che vediamo sono le “macerie” di questa storia: della casetta di marzapane non è rimasto praticamente nulla, la strega è invecchiata e Hansel e Gretel sono cresciuti e sono ingrassati a dismisura. Tutto quel che fanno è aspettare che sorga il sole per preparare il piano per l’uccisione della strega, ma aspetteranno il tramonto per metterlo in atto, perché al tramonto loro sanno che arriverà il padre a salvarli e la storia avrà così fine. La scenografia essenziale è corredata da un gioco di luci che simula l’alba e poi il tramonto, momenti topici per i nostri protagonisti, vissuti con ansia. All’arrivo del tramonto cala il buio, le luci in sala si spengono e un sottofondo musicale concitato lascia intuire che sia successo qualcosa di significativo.
Ma al riaccendersi delle luci scopriamo che in realtà non è successo nulla, si intuisce che molte albe e molti tramonti sono intanto passati dalla scena precedente: Hansel e Gretel sono sempre più grassi, seduti sulle loro sedie si muovono più lentamente e con più sforzo e la strega continua ad invecchiare. La stessa situazione si ripete ancora un’altra volta, con le stesse battute, la stessa sequenza di “avvenimenti”, fino a che la strega morta non si sarà ridotta ad un cumulo di cenere e i due fratelli, continuando a ingozzarsi di marzapane, moriranno anche loro.
In questa sorta di bulimia si cela l’incapacità di reagire a ciò che la vita ha posto di fronte ai due bambini che, abbandonati senza un motivo plausibile per loro, sono sempre vissuti nell’attesa di un ritorno, nell’attesa che succedesse qualcosa, che quei sassolini seminati per strada per lasciare una traccia del loro passaggio compissero da soli il “miracolo”. In questa attesa da Aspettando Godot, in cui il mangiare è l’unica cosa che Hansel e Gretel sono capaci di fare per reprimere forse la paura lasciata dall’abbandono subito, sorgono le domande che la regista Fabiana Iacozzilli esplicita nelle note di regia: perché un padre e una madre abbandonano dei figli al freddo e al gelo?
Nonostante il senso tragico di un’esistenza condotta al di fuori dei margini della vita vera, in questo spettacolo si ride molto, il comico si mescola al tragico e le attrici sono strepitose nella caratterizzazione dei loro personaggi, dietro la quale si intuisce esserci stato un grande lavoro anche sul corpo stesso dell’attore.
Hansel e Gretel. Il giorno dopo conclude con successo la Trilogia dell’attesa, inaugurando un progetto in cui la compagnia si propone di esplorare e «reinterpretare alcune delle più importanti favole di tutti i tempi mettendo al centro dell’analisi il mondo infantile come luogo di solitudine e di mancanza di risposte» (Fabiana Iacozzilli).

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro Vascello
via Giacinto Carini, 78 – Roma
fino a mercoledì 20 marzo, ore 21.00

Lafabbrica in collaborazione con TSI e la Fabbrica dell’Attore presenta
Hansel e Gretel. Il giorno dopo
di Francisco Espejo
regia Fabiana Iacozzilli
con Elisa Bongiovanni, Marta Meneghetti, Giada Parlanti
scene Matteo Zanardi
costumi Gianmaria Sposito
effetti speciali Riccardo Morucci
disegno luci Davood Kheradmand
vocal coach Valeria Benedetti Michelangeli
regista assistente Ramona Nardò
assistente alla regia Andrea Standardi
organizzazione Flaminia Salvemini
ufficio stampa e promozione 369 gradi
distribuzione Offrome