Al teatro Carcano, Enzo Vetrano si trasforma in grande mago del palcoscenico e incanta la platea.

«Ci siamo ridotti a mettere in scena commedie di Pirandello che chi l’intende è bravo», commentava il capocomico ne I sei personaggi in cerca d’autore. E, in effetti, i drammi di Pirandello sono sempre molto complicati da comprendere, specie se manca il finale. È quanto accade con I giganti delle montagna, ultimo testo teatrale scritto dall’autore siciliano e rimasto incompiuto. Il finale, infatti, fu solo sognato e raccontato da Pirandello al figlio Stefano. Ed è solo negli ultimi minuti che si parla dei giganti, i quali si manifestano con una potente e inquietante “cavalcata” sonora. Il finale turbolento si riallaccia a un inizio altrettanto ansiogeno: il suono di un temporale e un gruppo di “scalognati” che, impauriti, vedono arrivare otto persone e un carro. Si tratta della compagnia della contessa Ilse in cerca di un luogo idoneo dove rappresentare lo spettacolo La favola del figlio cambiato – un testo scritto dallo stesso Pirandello. Li accoglie il mago Cotrone, illusionista capace di creare fantasmi ed evocare personaggi e situazioni, il quale invita la compagnia ad alloggiare presso la sua villa, una sorta di rifugio e di evasione dal mondo e dalla realtà. Potrebbe essere il luogo ideale dove rappresentare la favola.

Se i limiti estremi dello spettacolo sono inquietanti, la parte centrale è assolutamente pacifica e rasserenante. Si gioca molto sui contrasti visivi e sonori: i momenti di musica si alternano a momenti di silenzio profondo tagliato solo dal suono lento delle parole; all’illuminazione tendenzialmente rossastra si sovrappone un fascio di luce azzurra, simbolo del mondo dei sogni. È proprio questo il tema centrale dello spettacolo: l’accostamento e la fusione del mondo dei sogni con quello della realtà, ottenuto scenicamente attraverso una parete quasi invisibile che taglia longitudinalmente in due il palco e crea una sorta di confine che viene facilmente azzerato dai personaggi. Ma i due piani arrivano a sovrapporsi totalmente e la parete a cadere.

Numerosi sono i tradizionali temi pirandelliani: l’immagine multiforme di noi, il contrasto tra finzione e realtà e quello tra personaggi – o sogni – e uomini reali, il teatro nel teatro. Tipici elementi pirandelliani sono anche l’ambiguità e la mancanza di risposte: la contessa Ilse che deve rappresentare l’opera è il simbolo della poesia e del teatro che necessita di continuare a vivere? I giganti sono il simbolo della forza dei sogni e delle paure? Forse risposte certe non ce ne sono, forse lo stesso Pirandello non ne aveva e, sempre forse, era proprio questo che voleva comunicarci. Nulla è come appare. Probabilmente il messaggio che I giganti della montagna ci lascia è proprio quello dell’importanza di affidarsi ai sogni, alle paure, ai miti – si parla, infatti, di teatro dei miti per gli ultimi drammi di Pirandello – come protezione dalla realtà.

Eccezionale prova di Enzo Vetrano nei panni del mago Cotrone, tipico personaggio pirandelliano che vive in maniera distaccata – pensiamo a Leone Gala ne Il giuoco delle parti – e che, in questo caso, raggiunge un’autentica serenità grazie a un perfetto equilibrio tra la consapevolezza della realtà e la creazione sapiente di sogni e fantasie. «Io invento la realtà», rivela a un certo punto. E lo fa, non poteva essere diversamente, dando vita, o forse solo portando alla ribalta, fantasmi e sogni. Sogni che, talvolta, appaiono molto più felici della realtà. Ed ecco forse il messaggio: mantenere vivi i sogni per non morire.

La sensazione che si ha in platea è proprio quella di vivere in una dimensione “altra”, incantevole e affascinante.

Due ore da sogno.

Teatro Carcano
corso di Porta Romana, 63 – Milano
orari: da martedì a sabato ore 20.30 – domenica ore 15.30
Teatro de Gli Incamminati – Teatro Stabile di Sardegna – Teatro Carcano presentano:
Enzo Vetrano Stefano Randisi

I giganti della montagna
di Luigi Pirandello
regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi
scene Marc’Antonio Brandolini
costumi Mela Dell’Erba
suono Alessandro Saviozzi
luci Maurizio Viani
Interpreti e personaggi La Compagnia della Contessa Ester Cucinotti e Maria Cucinotti (Ilse, detta ancora La Contessa), Stefano Randisi (Il Conte, suo marito), Marika Pugliatti (Diamante, la seconda Donna), Giovanni Moschella (Cromo, il Caratterista), Giuliano Brunazzi (Spizzi, l’Attor Giovane), Luigi Tabita (Battaglia, generico-donna), Enzo Vetrano (Cotrone, detto il Mago)
Gli Scalognati Antonio Lo Presti (Duccio Doccia e il nano Quaquèo), Margherita Smedile (La Sgricia), Eleonora Giua (Mara-Mara), Paolo Baietta (Milordino)