Vento di riscossa nella Tuscia Viterbese

Il festival Ad Arte – quest’anno alla sua terza edizione nel borgo medievale di Calcata – diretto da Igor Mattei e Marina Biondi, anche quest’anno con spettacoli di alto livello, non si ferma davanti a una insolita bufera di vento gelato in un atipico venerdì di luglio.

La Compagnia Imprevisti & Probabilità nasce nel 2003 con l’intento di parlare del mondo contemporaneo con un linguaggio teatrale che sappia alternare impegno sociale, ironia, tradizione e innovazione. Soledad Agresti, autrice del testo Il Bambino che verrà, diretto dal regista Raffaele Furno, racconta, incastonandola in una favola amara e tragicomica, il destino degli sfruttati, delle vittime di un sistema che non si conosce, che non viene percepito ima ha le sue disumanizzanti conseguenze.
Due individui in salopette a quadri si svegliano in sincrono, iniziando subito a lavorare: spostano mattoni e poi li misurano con movimenti simbiotici e parallelamente alternati. Non ne conosciamo storie, i due sono troppo impegnati a lavorare, si controllano a vicenda, si incoraggiano e battibeccano fra di loro. Fino ad arrivare al momento del pranzo, un misero pasto mandato «da quelli lassù».Come due api operaie, entrambi i personaggi continuano a lavorare fino a sfiancarsi perprodurre energia per il mondo, per le città, per la gente normale che al contrario di loro si gode la vita.

In una grotta angusta vivono un’esistenza scandita e caratterizzata da luci intermittenti, dal giallo al blu fino al rosso a seconda del grado di colpa, e punizioni sadiche. Mattoni, una cassetta della posta rossa e pochi altri oggetti, tra cui la scorta di cibo e di acqua che tengono faticosamente da parte per Il bambino che verrà, unica speranza e aspirazione di una coppia che assomiglia tanto a parti di una catena di montaggio. Piano piano i personaggi si svelano per il loro carattere e modo di essere, come due facce della stessa medaglia sono indispensabili l’uno l’altra. Sono indispensabili per il sistema e ne rimangono vittime allo stesso tempo. Tentano lo sciopero. Inutilmente?
Senza alcuna retorica, il messaggio dello spettacolo arriva chiaro e tondo: chi non è mai stato vittima di un sopruso, chi non è mai stato sfruttato? Chi non si è trovato ad aspettare qualcosa di migliore in una vita fatta di quotidianità e routine? Chi non ha mai tentato di ribellarsi? Come ci ricorda uno dei due personaggi in una battuta che viene ripetuta più volte, «ci arriverà mai quello che ci spetta»?

Anche nello spettacolo della Compagnia ZiBa, due curiosi protagonisti vivono in un luogo senza tempo e non hanno contatti con la società. Al contrario di quanto accade ne Il bambino che verrà, loro sentono i riverberi di una vita esterna che osservano e scrutano tenendosene però lontani. Vivono una vita tranquilla e hanno le loro abitudini quotidiane, quasi come ogni coppia che si rispetti. I due si amano, si amano da una vita e sono abituati a farlo talmente tanto che neanche se ne rendono più conto. Lui forse vorrebbe uscire, vorrebbe partecipare alla vita esterna, vorrebbe conoscere quello che succede fuori. Gli piacerebbe «mangiare una bella salsiccia alla brace e bere una birra rinfrescante», ma tutto sommato preferisce stare con il proprio amore  e continuare a parlare attraverso proverbi e luoghi comuni, continuare a danzare e giocare, fare la passeggiata quotidiana, guardare la televisione e mangiare mais e tonno.

I due personaggi incastrati nelle loro cucce di legno fanno tenerezza per l’inevitabile cedimento e ciò che ne consegue. La ricerca artistica della compagnia è un’unione intelligente tra clownerie, danza, grottesco, originalità interpretativa. Curiosa, asciutta e corretta la scenografia e la scelta di utilizzare una piattaforma di terra nera, parte integrante dello spettacolo con cui i due attori giocano come bambini.
La Compagnia composta da Laura Belli e Lorenzo Torracchi, vincitrice di numerosi premi, sorprende in uno spettacolo poetico dal ritmo serrato e dai movimenti puliti, ragionati, pensati per un’estetica precisa e delineata, in cui a coprire è il sapiente utilizzo della voce, dei gesti e delle azioni che ben si sposano con gli stati d’animo dei personaggi.
Due prodotti artistici di alto livello in un festival indipendente, praticamente autoprodotto dall’associazione Dillingera, ma che con impegno coinvolge compagnie, attori, registi, volontari provenienti da tutta Italia. Si respira un’aria carica di energia e tanta voglia di fare a Ad Arte, dove sembra di tornare indietro nel tempo e di trovarsi in un’età dell’oro, come in una bolla di sapone portata via dal vento, un vento di tramontana che soffia forte in un venerdì pomeriggio nel paese medievale diroccato nella Tuscia viterbese. Si respira arte, e ci si trova in un’atmosfera diversa dai tanti festival teatrali di cosiddetta élite.
Ad Arte è fatto di persone che si sono unite con l’intento di fare arte a tutti i costi, senza se e senza ma, si possono incontrare compagnie e attori che ancora girano il mondo di teatro in teatro, con la loro valigia e la loro eretica esigenza di essere artisti.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Ad Arte 2016 – TeatroCineFestival
Teatro alla Greca
zona Capomandro, Calcata (VT)
15 luglio

ore 18:45
L’arte è
Calcata Vecchia
Il bambino che verrà
di Soledad Agresti
regia di Raffaele Furno
con Soledad Agresti e Raffaele Furno
Compagnia Teatrale Imprevisti e Probabilità

ore 21:30
Teatro Comunale,
via Giovanni XXIII, Calcata Nuova
La tana
dcrittura collettiva Laura Belli, Lorenzo Torracchi, Marco Cupellari
con Laura Belli e Lorenzo Torracchi
costumi e scenografia Compagnia ZiBa
regia Marco Cupellari
co-produzione Teatro Moderno di Agliana (IT), Centro Culturale La Gualchiera
Montemurlo (IT), Choessi Theater Lichtensteig (CH)