Disillusione e Caos

Sebastiano Lo Monaco torna al Teatro del Giglio di Lucca. Risate e applausi a scroscio piovono sul suo Pirandello.

È una commedia, dicono, c’è da ridere. E parlano di complotti amorosi, o di amore per il complotto. E inseguono il filo, vogliono svellerlo: deve pur esserci una verità. Il berretto a sonagli folleggia sul palcoscenico del Giglio domenica 3 marzo, ore 16.30. Ma la verità… Non esiste. E se ci fosse? «Basta che lei si metta a gridare in faccia a tutti la verità. Nessuno ci crede, e tutti la prendono per pazza!».

Da sempre Pirandello è noto per quei toni cerebrali, per l’amara filosofia con la quale ha adornato ogni sua opera. E proprio il commediografo di Girgenti, che amava definirsi “figlio del Caos” – perché nato presso al bosco“Càvusu” (deformazione dialettale del termine “Kaos”) – proprio Pirandello ha saputo sperimentare, tra i primi in Italia, il grottesco, per cui si piange per ciò che dovrebbe far ridere e viceversa.

Non sarà mai una commedia. Un inganno, questo sì. Pirandello e il suo dono, la sua piccola, immane eredità: la disillusione.

La regia di Mauro Bolognini (ripresa da Sebastiano Lo Monaco, che veste i panni di Ciampa) punta a una rappresentazione esasperata rispetto all’opera originale: una rappresentazione in cui i momenti comici e tragici sono accentuati con violenza massima. Il testo originale, decisamente più piano e posato consente, del resto, ampio respiro a qualsiasi ritocco o rivisitazione. Ecco allora il giovane Fifì Labella (interpretato da Claudio Mazzenga) trasformato nel tardo del villaggio che tutti trattano palesemente da stupido; la pedanteria del delegato Spanò (un irresistibile Rosario Petix) esasperata fino all’assurdità; e l’esilarante vis-a-vis tra Ciampa e Fifì rimandare, forse involontariamente, alla satira dei tempi che stiamo che vivendo («Lei ha troppi grilli per la testa», «Ultimamente un po’ tutti gli italiani hanno troppi grilli per la testa!»).

Per il resto, la storia soffoca tutti. Pervasa da un senso di perenne prigionia, l’opera si manifesta, come quasi tutte le creazioni pirandelliane, come uno specchio puntato sulla dura esistenza della Sicilia retrograda, della Sicilia oppressa dai pregiudizi, dalle insidie, dalle malelingue. Una Sicilia che non offre cesure tra l’essere e l’apparire, che pretende di mettere l’ultimo al primo posto. Ogni scenario è pubblico in una società di questo tipo e, forse, è anche per questo motivo che Bolognini ha scelto di sostituire il consueto salotto Fiorica con un nudo giardino interno, illuminato soltanto dall’incredibile moltitudine di arance. In questo giardino, scenario unico e stabile, i personaggi rivelano e corrompono senza quasi avvertire su loro stessi il peso minaccioso del cielo, degli occhi, dello spazio dischiuso. Eppure, come sempre, sono tutti sullo stesso palcoscenico. I loro segreti non sono più al sicuro dal lontano 1917.

E infatti, alla fine dell’opera – ulteriore trovata registica – sarà Ciampa (sollevato nel vedere la “pazza” Beatrice Fiorica, interpretata da una straordinaria Marina Biondi, trascinata via dai parenti) che, scrutando tra gli spettatori, si accorgerà finalmente della sua presenza. E capirà che i suoi sforzi, malgrado tutto, sono stati vani. Il mondo, povero Ciampa, è al corrente dei fatti. Questo bell’esempio di sfondamento della quarta parete (contatto tra pubblico e personaggio) non è però presente nell’opera originale. D’altronde, l’artista di Girgenti avrebbe sperimentato il metateatro (lo scoperchiamento dell’“inganno” del palcoscenico) soltanto negli anni Venti.

Coesistono comunque, nei due protagonisti, una dignità e una tragicità di livello notevole, e i potenti stati d’animo sono accentuati dalle note improvvise e dai cambi di luce: di grande impatto l’effetto musicale che travolge la psiche di Beatrice poco prima che la donna “impazzisca”.

Cast di alto livello, impreziosito dalla presenza della grande Isa Bellini – cantante, attrice e doppiatrice di cult cinematografici quali Il Gattopardo, Edward mani di forbice e La finestra sul cortile.

A fine spettacolo, dopo un passionale bacio a Marina Biondi, Lo Monaco trattiene il pubblico per alcune dediche. Tra battute e risate la splendida serata termina con un omaggio allo scomparso Armando Trovajoli. Dalle crude strade siciliane l’atmosfera romantica di Roma cala sul Giglio e su una grande opera interpretata, anche questa volta, da artisti di spessore.

Fine: di nuovo fuori. Promemoria: caricare la corda civile.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro del Giglio 
Lucca
venerdì 1 e sabato 2 marzo, ore 21.00 – domenica 3 marzo, ore 16.00

Il berretto a sonagli
di Luigi Pirandello
regia Sebastiano Lo Monaco (ripresa da Mario Bolognoni)
con Sebastiano Lo Monaco, Marina Biondi, Clelia Piscitello, Claudio Mazzenga, Franca Maresa, Rosario Petix, Elena Aimone e Isa Bellini