La normalità della rivolta

casa-delle-culture-romaL’azzardopatia al centro dello spettacolo Il gioco di Mario, scritto, diretto e interpretato da Alioscia Viccaro andato in scena dal 21 al 26 ottobre alla Casa delle Culture con il sostegno e il patrocinio dell’Arci Roma e della Lega dei Consumatori Lazio, associazioni entrambe particolarmente sensibili e attive contro la diffusione di questo grave problema.

«Quelli come me si riconoscono dalla puzza della disperazione». Sono queste le parole forti che usa Mario per descriversi in un momento di acuta depressione. Mario è un uomo semplice, sposato con Carla (Anna Lisa Amodio) da dieci anni e che a sua insaputa ha iniziato a giocare indebitandosi fino al collo, perdendo anche il lavoro. Carla nel frattempo lo tradisce con Matteo (Fabio Orlandi), maestro di teatro, conosciuto durante i suoi corsi di recitazione. Entrambi non comunicano più, bensì litigano di frequente, soprattutto quando Carla scopre che il marito è ormai entrato nel circolo vizioso del gioco; per aiutarlo gli parla di un altro Mario, padre di una sua amica, invischiato a sua volta nella schiavitù dell’azzardo. Egli ha inventato un gioco: ascolta le storie sfortunate della gente del bar sotto casa e poi ne racconta altre, inventate, ancora più drammatiche per far sentire il prossimo meno solo. Anche Carla adotterà “Il gioco di Mario” per aiutare il marito, ma le cose prenderanno una piega inaspettata.
Lo spettacolo, scritto da Alioscia Viccaro, che interpreta proprio Mario e ne cura anche la regia, pone l’attenzione su un tema sociale di cui si parla poco, ma che coinvolge molti individui: l’azzardopatia. Sono settecentonovantamila infatti i giocatori “problematici”, cioè coloro che posso diventare dipendenti dal gioco d’azzardo e che mettono a repentaglio la loro vita e quella di coppia, così come dimostrato dai due protagonisti di questa drammatica storia.
Lo spettatore ha quasi l’impressione di spiare il tutto da una finestra ben a vista. Un salotto è al centro della scena e le varie stanze della casa sono ben divise da un perimetro che suddivide le zone. Interessanti i quadri e gli oggetti dell’arredo, realizzati da giovani uomini e donne con disabilità intellettive con il contributo della Cooperativa Sociale Integrata “L’Albero Riflesso” di Roma. Il disordine iniziale si trasforma sempre più in caos, soprattutto a livello interpretativo: non solo i dialoghi tra i due protagonisti maschili, a un certo punto della storia, si perdono un po’ troppo in una messa in scena shakespeariana, ma l’epilogo stesso ha una doppia interpretazione, tanto che quel cornicione sul quale sono in bilico Mario e Matteo, dove inizia e si conclude la pièce, sembra voler rappresentare la metafora del baratro.
Mario si getta e mette la parola fine alla sua vita viziosa, uccidendo nello schianto la stessa Carla, che ritrova nell’aldilà, o è proprio Carla a restituirgli la vita con il suo amore?
Il gioco di luci fa la sua parte e contribuisce allo smarrimento che si prova usciti dalla sala, al di fuori della quale in tanti tentano la fortuna tra un gratta e vinci e una slot machine, e il gioco continua «perché ogni tentativo può essere buono».

Lo spettacolo è andato in scena:
Casa delle Culture
via San Crisogono, 45 – Roma
da martedì 21 a domenica 26 novembre
(durata 1 ora e mezza circa senza intervallo)

Il gioco di Mario
di Alioscia Viccaro
regia Alioscia Viccaro
con Anna Lisa Amodio, Fabio Orlandi, Alioscia Viccaro
scenografia Pasquale Cosentino
luci e fonica Raffaella Vitiello