Quello che passa il teatro

millelire3Al Teatro Millelire in scena una commedia musicale un po’ dramma d’attualità e un po’ inchiesta sociale. Antonio Diana scrive la sua apologia del Teatro rappresentandone le forme molteplici.

Si chiede un passaggio a un amico per evitare lunghe traversate a piedi, ed è un sollievo. Si accettano passaggi da sconosciuti cedendo al brivido romanzesco on the road. Ogni età ha il suo tempo, che passa, e ci rende persone nuove – come iniziati dopo un rito, di passaggio appunto. Si passa irrimediabilmente a miglior vita, questo è chiaro, ma prima la vita si fa strada e prende tangenti e curve strette, quando poi non resta bloccata, in attesa, davanti a un passaggio a livello. Il passaggio in scena al Teatro Millelire di Roma (piccolo spazio in zona Prati tutto da scoprire) è uno spettacolo che si carica del senso di transizione insito nel titolo, senza adottare una soluzione di continuità. L’incipit ha, in effetti, tutta l’aria di una fine: i quattro protagonisti resuscitano dalle loro bare bianche e senza accennare al perché siano avvolti nel cellophane strappano il loro sudario plastico, catalizzano la musica ambient con ampie circonduzioni all’unisono, e si alzano in piedi trionfando nei loro slargati pigiamoni da grandi magazzini. Guadagnato il centro palco, incitano (il pubblico?) a mantenere saldo lo spirito quando la desolazione istituzionale condanna alla sopravvivenza un mestiere fondamentale per la cultura di una società, qual è quello dei teatranti. È il primo di una lunga serie di “a parte” che andranno avanti fino alla fine dell’ora di rappresentazione. Il tono più che la poetica, le parole più che il testo indicano le coordinate tematiche, la necessità di porre un’opposizione alla decadenza culturale in difesa del teatro. D’altra parte, come recita il sottotitolo (…l’eco di un teatro occupato) i quattro giovani artisti hanno occupato la scena per dare vita a una protesta contro la demolizione dello spazio teatrale per permettere la costruzione di un centro commerciale. Passano il tempo chiacchierando tra loro, ricordano allestimenti e prose andate, un passaggio tra i ricordi in un confine labile tra chi realmente sono e ciò che rappresentano. Ognuno degli interpreti recita un monologo appassionato seguito da un’esibizione musicale, una molteplicità di stili e generi, dai classici al varietà, passando per il dramma sociale e la macchietta napoletana. Biografia mista e finzione, in una forzatura un po’ goffa di chi cerca nel coinvolgimento personale e nella citazione lo spessore incapace di produrre all’interno. Le scene con tecniche complesse, come movimenti a specchio e passi di danza, sono funamboli che rischiano con un soffio di scadere nella scimmiottatura. Al contrario, la capacità vocalica degli attori regala degli inserti musicali gradevoli, tali da proporre anche testi non particolarmente profondi. Sono scene di teatro in pillole, un medicamento che serve a raggiungere la dimensione altra e alta del palcoscenico. Un farmaco blando, omeopatico perché lo spirito drammaturgico aleggia nell’aria, la passione abita i quattro bravi attori, ma è svigorito e depotenziato. Probabilmente perché incerto è il percorso drammaturgico che non si muove dritto verso un punto, ma prende a passeggiare e visita l’attualità delle proteste civili, la magnificenza di autori classici, il coming out, lo spirito di condivisione all’interno di una compagnia, e poi Grotowski e San Francesco. Di materiale ce n’è, ma forse è troppo e sebbene negli occhi di Antonio Diana, Mariano Riccio, Mario Piana e Arianna Luzi brilli il fuoco della passione, il loro entusiasmo è l’unico messo a disposizione del pubblico che soffre un coinvolgimento minimo. Forse perché la grande assente in uno spettacolo sull’occupazione, sul lento delitto del Teatro è proprio la rabbia.

Gli spettacoli sono andati in scena:
Teatro Millelire
via Ruggero di Lauria, 22 – Roma
fino a domenica 13 ottobre
orari: feriali ore 21.00, festivi ore 18.00
(durata 1 ora circa senza intervallo)

Madrearte Teatro e Dea srl presentano
Il passaggio … l’eco di un teatro occupato
scritto e diretto da Antonio Diana
con Antonio Diana, Mariano Riccio, Mario Piana, Arianna Luzi
musiche originali Lino Cannavacciuolo, Mariano Bellopede
assistente alla regia Gabriele Mangion
scene e costumi Madrearte Teatro