Un inutile ritorno

piccolo-teatro-milanoBravissimi gli attori de Il ritorno a casa al Grassi di Milano. Ma davvero serviva riportarlo in scena?

Paolo Graziosi nei panni di Max è strepitoso. Bravissimo, a sorpresa, il giovane Alessandro Averone nella parte di Lenny. Perfetto per la parte Elia Schilton che interpreta Sam e divertente Rosario Lisma nei panni del suonato Joey. Altrettanto a sorpresa, l’unica meno brillante è Arianna Scommegna, che in genere è bravissima, ma che comunque tiene botta in una parte davvero difficile. Insomma sul cast de Il ritorno a casa nulla da ridire. La scena è molto tradizionale. La regia, senza alcuna eccentricità, è fin troppo rigorosa e “neutra” per Peter Stein. Allora che cos’è che non va in questa lunga (quasi tre ore) pièce di Harold Pinter, messa in scena al Grassi di Milano?

Paradossalmente l’entusiasmo del regista, che dichiara: «Sin da quando ho visto la prima londinese, quasi 50 anni fa, ho desiderato mettere in scena Il ritorno a casa». Appunto: sono passati quasi 50 anni e quella denuncia di una sconclusionata, volgare, violenta e misogina famiglia tutta al maschile ha perso forza. Resta questa incredibile aggressività che si scatena all’interno di un nucleo familiare londinese in cui sono rimasti solo maschi. Il ritorno a casa del figlio laureato in filosofia, un debole senza confini, con una strana moglie americana catalizza su di lei fantasmi, violenze, disturbi ormonali.

Ora, se la violenza sulle donne è più attuale che mai, quello che resta non chiaro nel testo di Pinter, davvero troppo compiaciuto nei dialoghi, è il senso del racconto. Che cosa esattamente ci racconta Pinter? Che gli uomini trasformano le donne in puttane? Che le puttane si vendicano e comandano attraverso il sesso? Bah. Che tutti sono brutti e cattivi e che alle donne in fondo va bene così? Possibile, ma “bah” ancora. Insomma, per quanto Stein abbia spiegato che ha affrontato questo lavoro come i precedenti Demoni e l’Orestea, l’impressione è, invece, che la totale non grandezza di questi personaggi li renda anche un po’ inutili e verbosi.

Ruth, la protagonista, così pronta a farsi violentare e poi a usare la violenza subita si comporta in un modo irrealistico, che assomiglia troppo alle fantasie maschili e molto poco a ciò che una donna moderna adulta in genere fa. Certo che molti uomini sono così, prepotenti e capaci di farsi forza solo l’un con l’altro. E certo che molte donne sono vittime-dominanti. Ma le dinamiche sono più complesse. Per come le dipana Pinter, oggi forse non valgono più le tre ore di ascolto che di sicuro valevano 50 anni fa. In ogni caso lo spettacolo si rivela un’ottima prova attoriale.

Lo spettacolo è in scena al Teatro Grassi
Via Rovello 2- Milano
Fino al 1° dicembre, ore 20,30 o 19,30

Il ritorno a casa
di Harold Pinter
Regia di Peter Stein
Traduzione di Alessandra Serra
Con Paolo Graziosi, Alessandro Averone, Elia Schilton, Rosario Lisma, Andrea Nicolini, Arianna Scommegna
Scene di Ferdinand Woegerbauer
Costumi di Anna Maria Heinreich
Luci di Roberto Innocenti
Produzione del Teatro Metastasio stabile della Toscana / Spoleto56 Festival dei 2Mondi
(durata: due ore e 55 minuti)