In un gioco di specchi, le inquietudini della generazione dei trentenni

tertulliano-teatro-milano1Un progetto drammaturgico di buona fattura, quasi interamente al femminile, mostra come, a dispetto di tutto, esistono ancora gruppi di giovani che, con serietà e generosità, si impegnano a realizzare un teatro che non sia di puro intrattenimento.

Sarà per l’età che avanza, e fa riemergere le domande esistenziali tipiche dell’adolescenza, ma mi capita sempre più spesso di pormi la questione di quale senso, quale funzione abbia ormai il mestiere di recensore teatrale; a cosa o a chi serva cercare di raccontare ciò che, una certa sera, è successo sulle tavole di un palcoscenico (o in una palestra, o in una strada), ove si è compiuto il rito del teatro.
Quella realtà è irripetibile: si realizza qui e ora; restituirla a parole rischia di essere un vuoto, inutile esercizio retorico. Una delle poche ragioni che giustifichino il ruolo del recensore mi sembra allora quella di individuare dei giovani che, con generosità, con entusiasmo, con talento, hanno abbracciato il mestiere del teatro, e utilizzare quel poco o tanto che può valere il suo nome  e la sua firma per sostenerli, per dare loro visibilità.
Qualche settimana fa mi sono imbattuto in un gruppo – e in uno spettacolo – che mi sembra lo meriti. L’ensemble non ha ancora un assetto giuridico vero e proprio, anche se ognuno dei suoi componenti – quasi tutti sotto i trent’anni – ha avuto una seria formazione teatrale ed ha maturato rilevanti esperienze professionali.
Fabio Zulli è un ingegnere informatico, che ha presto deciso di lasciare quel mestiere per quello, ben più periglioso e precario, del teatrante: dopo numerose prove come attore, anche in cinema, questa è la sua prima regia.
Lo spettacolo, intitolato IO2, sembrerebbe affidarsi sostanzialmente alla parola ma, a poco a poco, nei suoi interstizi, si scopre un tessuto di azioni che contribuisce a far emergere delle istanze non banali, proprie della generazione cui il gruppo appartiene, e che dà rilevanza teatrale al tema delle scelte di vita, della loro necessità, ma anche della fatica e delle contraddizioni che queste implicano.
Le tre interpreti si impegnano senza risparmio nella resa di tre caratteri tutt’altro che lineari: la fotografa Milena (Adalgisa Vavassori), in precario equilibrio emotivo e lavorativo a causa di complicazioni sentimentali col capo; Sofia (Giulia d’Imperio), aspirante fotografa, carica di velleità professionali e affettive, incapace di accettare con realismo la propria conclamata disabilità; Ramona (Francesca Gemma), prostituta in crisi d’identità, perennemente al bivio fra proseguire  il mestiere e cambiare vita. Lo spettacolo si sviluppa nel confronto dialettico fra le tre giovani donne, complicato da altrettante figure in qualche modo speculari, che pur non compaiono mai in scena. Una intelligente, essenziale scenografia suggerisce, mediante telai metallici variamente collegati, situazioni spaziali e simboliche diverse.
Credo sia importante sapere che le autrici della drammaturgia, Sara Solbiati e Marta Osti, coetanee, classe 86, escono ambedue dal liceo classico e sono laureate in psicologia; che Marta, anche collaboratrice alla regia – un viso dolcissimo, che ho sempre visto sorridente – è affetta da una forma di SMA (Atrofia Muscolare Spinale) che la tiene inchiodata a una carrozzella; che Sara, ha al suo attivo un’esperienza professionale nei servizi sociali. Ma l’esperienza autobiografica, che pur caratterizza la fabula, viene sublimata nello spettacolo, diviene metafora, pur imprimendo al lavoro un coinvolgente stigma di autenticità.
Alcuni aspetti di IO 2 risultano un po’ criptici, qualche intenzione non del tutto risolta, a cominciare dal titolo che, con un opinabile gioco di parole, potrebbe leggersi Io o due. Elementi che, se rivelano una qualche ingenuità intellettualistica, sembrano nascere tuttavia dall’urgenza, dalla generosa sovrabbondanza di ciò che il giovane gruppo sente di voler dire.
Probabilmente, la maturità insegnerà loro che, anche in teatro, come in ogni forma della creatività umana, l’importante è saper togliere.+

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IO 2
visto il 15 e il 16 aprile allo spazio Tertulliano di Milano
di Sara Solbiati e Marta Osti
regia di Marta Osti e Fabio Zulli
con Giulia d’Imperio, Francesca Gemma e Adalgisa Vavassori
luci Anna Merlo
costumi Fabio D’Onofrio