Una questione di qualità

inequilibrioSeconda giornata di InEquilibrio, grande protagonista la danza, con due spettacoli diversi per approccio e tematica, e l’atteso Indra (un Sogno di Strindberg), affresco onirico di Silvano Voltolina.

Nel primo, il breve assolo Lo sguardo del cane, Elena Giannotti ha indagato la relazione artistica tra interprete e spazio. La performance è, ovviamente, un “classico” esempio di danza contemporanea, forse sconsigliata ai puristi, comunque in grado, grazie alla sicura e limpida esecuzione della sua interprete, di raggiungere un livello formale – di “discontinuità … e dimenticanza” – chiaro e ben strutturato, pertanto apprezzabile anche dal punto di vista di una percezione visiva “ingenua”.

Più complessa la valutazione della prima nazionale del coreografo israeliano Mor Shani, Gravity and Grace. Interessante l’ideazione di una variazione coreografica libera (le sequenze sviluppate dai ballerini non sono pre-determinate, ma “scelte” sulla base di una sapiente improvvisazione) sul tema indicato esplicitamente nel titolo – tre corpi che individualmente, prima, e collettivamente, poi, cercano, senza mai riuscirci, di trovare un equilibrio. La “classica” metafora della precarietà dell’esistenza, che la coreografia tenta di restituire come ideale concreto di una dimensione umana – strutturalmente a metà tra stabilità e fragilità – che purtroppo non giunge mai alla piena armonia.
Una solitudine, rafforzata dalla proiezione de L’abbraccio di David Grossman (che l’autore presentò proprio in Toscana, nell’edizione 2010 di Anteprime, a Pietrasanta, provincia di Lucca), che – tuttavia – non è riuscita a “sganciarsi” da una rappresentazione forzata e didascalica, quando, probabilmente sarebbe “servita” maggiore naturalezza e “scompostezza” nella restituzione visiva delle forze di attrazione e repulsione che sembrano animare il trio composto da Paerl Konior, Majon Van Der Schot e David Vossen.

Corpi perennemente attratti dalla “gravità” del suolo (che, di conseguenza, ha l’effetto opposto di respingere i tre esseri umani) e costantemente uniti dalla ricerca dell’altro in virtù della “grazia” (la ricerca/offerta di attenzioni reciproche), corpi che si trovano ad essere “agiti”, più che ad agire, all’interno di una bipolarità di relazione in cui ognuno cerca di (auto)sostenere l’altro, facendo leva su ciò che – idealmente – li accomuna, l’umanità.

Un potenziale drammatico ed esistenziale, che manca – di fatto – il piano strutturale (la “forma”) dell’empatia per posizionarsi su quello concettuale (della indagine della stessa), attestandosi, così, sulla ricerca delle corde emotive del pubblico e risultando, quindi, efficace solo a seconda della disposizione individuale.

Una performance, nata quindi da una intuizione notevole, il cui dispiegamento risulta “tarpato” e che, in definitiva, ci è apparsa incredibilmente e inspiegabilmente acerba, nonostante abbia già calcato diversi palchi internazionali. Esattamente come la dimensione umana che intendeva rappresentare, a metà tra equilibrio e fragilità, il cui incontro risulta conflittuale e impossibile.

A chiudere la serata è stata la prosa di Silvano Voltolina, che ha presentato – sempre in prima nazionale – il suo ultimo lavoro, Indra (un Sogno di Strindberg). Un nuovo progetto, particolarmente complesso, dedicato all’intellettuale svedese (e tratto proprio dalla sua opera, Il sogno, del 1902), che ha alternato ottime intuizioni – su tutte le “incursioni” dei burattini di un Patrizio Dall’Argine in forma smagliante – ad alcuni momenti meno efficaci, legati sia alla natura onirica della pièce (non ancora ben strutturata e più disordinata che dovuta alle caratteristiche di una “surreale” messa in scena) sia ad alcune interpretazioni (anche in questo senso, il fatto che venisse rappresentato un sogno, non giustifica pienamente le “incertezze” interpretative – ad esempio – di Léna Chambouleyron).
Buone basi di partenza che necessiterebbero di ben altro affinamento per non rimanere fini a se stesse, rischio che – ad oggi – ci sembra estremamente concreto.

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Mercoledì 3 luglio Persinsala seguirà: Tre Studi sulla vacuità (Castello Pasquini, Sala 1) – Roberto Abbiati/Maurizio Lupinelli, Enciclopedia (Pineta Marradi) della compagnia inQuanto teatro e John (Castello Pasquini, Tensostruttura 1) di Ambra Senatore.

All’interno del Festival Inequilibrio di Castiglioncello
sono andati in scena

Gli spettacoli di mercoledì 3 luglio:
Castello Pasquini, Sala 1
Elena Giannotti
LO SGUARDO DEL CANE
ideazione Jadec N’Aren
coreografia e danza Elena Giannotti
con il contributo di Max Barachini e Mikel Aristegui
con il supporto di Centro Artistico Il Grattacielo Livorno, CSC-Bassano del Grappa,
Company Blu-Sesto Fiorentino, Dance Ireland
durata 20’

Castello Pasquini, Tensostruttura 1
Mor Shani
GRAVITY AND GRACE
coreografia Mor Shani
testo David Grossman
con Pawel Konior, Majon Van Der Schout, David Vossen
musica Jaap van Keulen
drammaturgia Shiran Shveka
produzione Dansateliers Rotterdam
produzione tour 2013 ICK Amsterdam
spettacolo con nudo integrale
prima nazionale
durata 45’

Castello Pasquini, Sala 3
Cie Spina
INDRA (un Sogno di Strindberg)
ideazione e regia Silvano Voltolina
drammaturgia Roberto Fratini Serafide
burattini Patrizio Dall’Argine
in scena Oreste Braghieri, Léna Chambouleyron, Patrizio Dall’Argine, Zina Gonin-Lavina, Riccardo Manfredi
tecnica e luci Gerardo De Vita
assistente alla regia Léa Drouet
musiche Moondog (Louis Thomas Hardin), Felix Mendelsshon-Bartholdy
organizzazione Maud Dréano
produzione Spina. Création. Théâtre et Arts Visuels.
con il sostegno alla residenza di Au bout du plongeoir, Cabaret Théâtre Dromesko, Réseau Lilas (Rennes), Festival Premiers-Actes (Munster)
e il sostegno organizzativo di AV Turné
durata 80’