Il mito moltiplicato in corpo e parola

teatri-di-vita-bolognaAi Teatri di Vita va in scena la drammatica e affascinante vita di Jaqueline Kennedy, mito e immaginario del femminile del ‘900.

Nell’ampio spazio indipendente Teatri di Vita, davanti a un pubblico purtroppo non numeroso, si presenta l’iconica tragedia di Jacqueline Kennedy della drammaturga, scrittrice e premio nobel Elfriede Jelinek.
Quattro donne, moltiplicazione drammaturgica della protagonista, procedono dalla destra del pubblico verso la scala che conduce al palco con una processione lenta e regale. Vi è una nota grottesca nella solennità, nelle vesti smanicate, nere e corte, nella nudità delle braccia e nella compostezza marmorea dei volti, mentre le luci rendono i loro tratti volutamente sovrabbondanti.
Sul palco, quattro cubi di plastica bianca rimandano idealmente alla fredda eleganza de La Grande Bellezza, quando Jep Gambardella, arbiter elegantiarum, educa la giovane Ramona alle regole rituali della cerimonia di morte. Dal palco, i cloni di Jacqueline Kennedy ammaestrano i presenti in sala al culto materiale del potere tramite il rigore dei gesti, l’estetica delle vesti e la compattezza laccata di capelli, dando così forma a una sorta di apologia glamour della potere al femminile del ‘900. C’è stato un tempo, in cui Jackie è stata icona, moda e poi mito per generazioni di donne, ideale sia estetico per il taglio delle sue vesti, sia pubblico per il silenzio nei confronti dei affari di Stato durante la presidenza del marito.
Si comprendono, allora, la dura ironia e come il tema di fondo del dramma sia, insieme alla solitudine, la resistenza alle opinioni e ai pettegolezzi mondani cui Jackie oppose un’aristocrazia dello spirito, una morale cui appellarsi prima di specchiarsi di fronte alle proprie perdite (per esempio di due dei quattro figli avuti con John Fitzgerald Kennedy) e alla consapevolezza che essere la moglie di un uomo, illustre e ossessivamente fedifrago, comportasse l’amara accettazione di essere la controparte della luminosa Marilyn Monroe. Un’etica del tutto personale dove la possibilità di vincere la morte passa dalle nozze con il potere, dal sacrificio della propria umanità e dall’incarnazione nel mito.

Sono questi gli elementi dell’originale reinterpretazione del mito di Jackie che il regista Andrea Adriatico restituisce con rigore scenico, confezionando uno spettacolo sostenuto da una recitazione discreta, ma non strabiliante, che, pur patendo percepibili differenze di tono e ritmo, vede svettare per bravura e istinto scenico Olga Durano ed Eva Robin’s. Se, tuttavia, l’azione risulta disturbata da dinamiche non sempre omogenee ed è interessante la modalità di coinvolgimento del pubblico (con la scelta casuale e senza distinzione di genere di quattro spettatori, fatti salire sul palco e fotografati con polaroid), il principale merito di Adriatico sembra essere proprio quello di aver mostrato un autentico amore del femminile, nel cui mito lasciare inquieto il pubblico.

Lo spettacolo è andato in scena
Teatri di Vita

via Emilia Ponente 485, Bologna
dall’8 al 11 Ottobre 2015
ore 21, domenica ore 17

Jackie e le altre
di Jelinek
regia Andrea Adriatico
con Anna Amadori, Olga Durano, Eva Robin’s, Selvaggia Tegon Giacoppo
costumi Angela Mele Milano
suono, scene Andrea Barberini
grafica Alvertina Liperi De Fonseca
cura Daniela Cotti, Monica Nicoli, Saverio Peschechera, Alberto Sarti
una produzione Teatri di Vita
in collaborazione con Fondazione Orizzonti d’Arte, Festival Focus Jelinek
e il sostegno del Comune di Bologna – Settore Cultura, Regione Emilia Romagna- Servizio Cultura, Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo