Go go, Pokemon Go!

Mentre nel mondo impazza la caccia al Pokemon, esperimento di realtà aumentata che ha messo in libertà l’esercito di nerd (e non) lanciati alla ricerca dei piccoli mostri, Kilowatt Festival presenta, fra le proposte della sua terza giornata, tre spettacoli singolarmente connessi e incentrati sul rapporto con la tecnologia, la costruzione di identità, il desiderio.

Come costruire un’identità senza esperienza? Come farlo se non si è in grado di desiderare? Se non si sa sognare, ossia faticare per realizzare, essere costretti a fare delle scelte e delle rinunce? Se non ci si sporca fisicamente e psicologicamente con il reale?
Con una visione anche troppo ottimistica, Disconnection, spettacolo interno al progetto Playing Identities, e frutto dell’incontro fra il giovane regista lituano Povilas Makauskas e quattro performer spagnoli, prevede la possibilità di un risveglio dall’ottundimento tecnologico sotto il richiamo delle bellezze della natura.
Nello spettacolo i quattro bravi attori raccontano la storia di tre ragazzi, dell’imperversare onnipotente di Lady Facebook, e della sorte di alcuni singolari personaggi, Passato, Presente e Futuro. Il tutto accompagnandosi col canto, un cajòn e un pianoforte, e alternando stili e forme espressive – da un teatro più naturalistico, a forme che ricreano atmosfere rituali, a una sorta di vorticoso e caotico cabaret.
Se il passato muore, muore il futuro, ma fra i due poli non esiste il presente, totalmente assorbito nel virtuale. Quale identità, quale memoria è possibile in questa condizione? F for fake e F for facebook; F per le foto e i selfie che scattiamo e che segnano la mappa del nostro vissuto e della nostra identità. Così il mito della condivisione e dell’incontro si scontra con la desolazione e l’incapacità di rispondere a se stessi anziché al richiamo del social.
In barba al processo di esternalizzazione della memoria e dei processi cognitivi, decantati da alcuni filosofi e teorici dei nuovi media, Disconnection ci ricorda, soprattutto nella bellissima danza della due ragazze innamorate, che cosa significhi incontrare l’altro, lo scambio di energia, la capacità di correre un rischio. Perché se c’è qualcosa che differenzia reale e virtuale è il pericolo, il fallimento e la morte, sostituiti con la loro versione virtuale: il non vivere, il non realizzare, ma essere realizzati, agiti, vissuti, uccisi dal/nel medium.

Di rischio parla anche Walking on the moon di CK Teatro. Quello cioè di faticare all’inseguimento di un sogno per tutta una vita e di fermarsi soltanto a pochi passi dal suo raggiungimento, proprio come accadde a Michael Collins, l’astronauta che orbitò intorno alla luna durante la missione Apollo 11, ma che mai vi mise piede. Insieme a lui, Alice, una giovane studiosa di storia, ed Elia, programmatore informatico ipertecnologico inventore di un visore di realtà virtuale per smartphone, raccontano una fiaba contemporanea che parla di realtà aumentata, di desiderio e del loro rapporto reciproco.
E se è vero che non è necessario invadere tutto, che l’importante è desiderare, che la conquista della luna ha significato violare e rovinare un mito, è altresì vero che l’audacia di quella missione comportava rischi che la realtà virtuale aumentata non prevede: in essa, infatti, niente è messo in discussione, non c’è rivoluzione personale, nessun investimento, nessuna fatica.
Davvero, allora, un veterano come Collins potrebbe accontentarsi di indossare il visore per camminare finalmente sulla luna?
Walking on the moon propone con sensibilità spunti di riflessione sul tema e ci ricorda l’esistenza della nuova, importante categoria estetica del “figo”, rammentandoci che genio, esperienza, realtà, bellezza, come ogni altro concetto, possono subire ridefinizioni, con tutti i rischi che la ridefinizione comporta.

A seguire, Madame Rebiné presenta l’avventura di Super Cosimo in Un eroe sul sofà.Senza super poteri, quante cose potremmo fare in quanto persone normali? Come insegna il cane, e proprio come faceva una delle due protagoniste di Disconnection, vivere significa lanciarsi nel vuoto, andare in giro per il mondo all’avventura, senza mantelli e senza altri tipi di schermature. E se il pericolo del processo di ridefinizione incombe, sono proprio i tre attori/giocolieri/acrobati/musicisti di Madame Rebiné a ricordarci cosa sia reale: il contatto e la relazione con un oggetto autonomo, che oppone resistenza e che richiede di essere ascoltato e conosciuto per essere utilizzato, che non è programmato, e non è prevedibile, proprio come gli attrezzi che sono utilizzati in scena. Oggetti che li rendono artisti e virtuosi. In cosa trasforma, al contrario, un visore di realtà virtuale?
Il medium è il messaggio può considerarsi ormai un’antica filastrocca, che troppo spesso si fraintende.

Gli spettacoli sono andati in scena all’interno di Kilowatt Festival 2016:
domenica 17 luglio, ore 18:30
Biblioteca
Povilas Makauskas (ES/LT) presenta:
Playing Identities – Disconnection
conduzione Povilas Makauskas (LT)
performer Paula Sunyer Bisbe, Ricardo S. Castro, Eloi Gómez Novell e Clàudia Perramon Freixanet (ES)
mobilizer Carles Cabanillas (ES)
supervisione artistica Carles Salas i Monforte (ES)

ore 20:30
Misericordia
CK Teatro presenta:
Walking On The Moon – Primo Studio
regia Leonardo Ferrari Carissimi
autore Fabio Morgan
con Renato Campese, Luca Mannocci e Anna Favella
disegno luci e tecnico Martin Emanuel Palma
scenografa Alessandra Muschella
organizzatrice Chiara Girardi
produzione / Progetto Goldstein
co-produzione CapoTrave / Kilowatt
nell’ambito del progetto europeo Be SpectACTive! – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro (IT), Bakelit Multi Art Center Budapest (HU), B-51 Ljubljana (SI), Domino Zagreb (HR), LIFT London (UK), Tanec Praha (CZ), Teatrul National Radu Stanca Sibiu (RO), York Theatre Royal (UK)

ore 22:05
Torre di Berta
Madame Rebiné presenta:
Un eroe sul sofà
di e con Andrea Brunetto, Max Pederzoli e Alessio Pollutri
sguardo esterno Mario Gumina
scenografia e disegni Biro
costumi Titta Caggiati e Elisabetta Menziani
luci Claudio Casadio
effetti magici Roberto Savi
produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri
in collaborazione con Association Hurlement