Al Teatro alla Scala le note di Dvorak e Tchaikovsky rapiscono il pubblico avvolgendolo nelle conturbanti melodie ceche e russe per due ore da sogno.

Il cartellone è quello che fa gola a tutti, esperti o semplici amatori: il Concerto di Dvorak per violoncello e orchestra e la Sinfonia n. 6 “Patetica” di Tchaicovsky. Due capolavori che hanno segnato la storia della musica e delle interpretazioni non solo per la mirabile bellezza, ma anche per la grande complessità che le contraddistingue.

Sul podio Valery Gergiev che ha accompagnato, con la Filarmonica della Scala, Mario Brunello, uno dei violoncellisti italiani che il mondo ci invidia. Classe 1960, Brunello – primo premio al prestigiosissimo Concorso Tchaikovsky di Mosca nel 1986 – sorprende fin dall’inizio per il suono caldo e corposo, l’agilità e la grande cantabilità. Estremamente preciso anche nei passi più difficili, colpisce per il costante dialogo con l’orchestra, facendo dimenticare totalmente all’ascoltatore di trovarsi davanti a una delle pagine più temute – seppur più ambite – dai violoncellisti di tutti i tempi. Il tutto sommato a una notevole presenza scenica e al fascino sprigionato a ogni singola nota.

Dal canto suo, Gergiev dimostra di essere un ottimo padrone di casa, attento alle esigenze musicali e sonore del solista. Il vero successo però lo riscuote nella seconda metà del concerto, in cui dà un’interpretazione compatta ma delicata della partitura di Tchaikovsky. Direttore dal gesto particolare, non usa la tradizionale bacchetta, preferendo la completa mobilità della mano; dirige inoltre la Patetica a memoria, cosa rara anche tra i grandi.

Il suono dell’orchestra è curato in modo da far risaltare la travolgente immensità delle melodie del compositore russo che aprono letteralmente il cuore, come un sospiro d’amore. E la struggente intensità del tema dei violini in apertura del quarto e ultimo movimento – Adagio lamentoso – commuove talmente che, al termine della sinfonia, in tutto il teatro cala un velo di incanto misto a tensione, quasi ipnotico, che fa tardare di qualche secondo lo scroscio di applausi – ben presto trasformatosi in un trionfo di “bravi” per tutti, orchestra e direttore – quest’ultimo richiamato sul palco per numerose entrate, sempre trionfali.

Non c’è che dire, la magia della musica dell’Est, sempre intrisa di melodie popolari, con quelle peculiarità tanto particolari ascrivibili a lei sola – mista alla potenza musicale e al carisma di Brunello e Gergiev – non può che produrre scintille.

Lo spettacolo è andato in scena:
Teatro alla Scala
via Filodrammatici, 2 – Milano
fino a giovedì 21 aprile, ore 20.00

Dvorak – Concerto per violoncello e orchestra in si minore op. 104
Tchaikovsky – Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 “Patetica”
direttore Valery Gergiev
violoncello Mario Brunello
Orchestra Filarmonica del Teatro alla Scala